In corner

Questione di tempismo

Per tre volte, a Novi Sad, Renato Steffen si è fatto trovare al posto giusto al momento giusto - Saprà farlo anche una volta tornato a Lugano?
Nicola Martinetti
26.03.2023 19:30

Una frase, nella mixed zone di Novi Sad, ha unito tutti. Passando dalle labbra del ct rossocrociato Murat Yakin, a quelle di molti altri protagonisti. Compreso lui, sì, l’uomo del giorno con la sua tripletta alla Bielorussia: Renato Steffen. «Per tre volte si è fatto trovare al posto giusto al momento giusto». Vero. E al tempo stesso, concedetecelo, tremendamente ironico. Sono mesi, infatti, che a Lugano il 31.enne argoviese fallisce proprio in questo intento. Dal suo approdo a Cornaredo, l’ex Wolfsburg è quasi sempre parso fuori sincrono. In tutti i sensi. Risultando più un pesce fuor d’acqua che un valore aggiunto per la rosa di Mattia Croci-Torti. A spezzare una dinamica fin qui poco esaltante, a sorpresa, ci ha allora pensato la trasferta in terra serba. E una sorta di tempesta perfetta che forse nemmeno il diretto interessato avrebbe potuto predire. Apparecchiata dalla fiducia che «Muri» non ha mai smesso di riporre nell’ala bianconera. Anche pochi giorni fa, tra lo scetticismo generale, al momento di annunciare le prime convocazioni del 2023. Nonostante Steffen fosse reduce da un periodo poco brillante con il club sottocenerino. Una stima poi ribadita in maniera del tutto inattesa anche a Novi Sad, al momento di designare il sostituto di Xherdan Shaqiri, che con il suo infortunio ha spalancato le porte della formazione titolare a un fortunato prescelto. Così, in mezzo all’area di rigore bielorussa, «al posto giusto al momento giusto», ci è finito il «Chihuahua» di Aarau. Scrivendo una pagina storica - perché tale, per più motivi, è stata la sua tripletta - del calcio rossocrociato.

La speranza, ora, è che quanto accaduto allo stadio Karadjordje possa in qualche modo aver cambiato il corso degli eventi, dando una spallata al destino. Per carità, senza scomodare la Marvel e i suoi balzi tra dimensioni parallele, nonostante per una notte Steffen abbia vestito i panni dell’eroe. Tuttavia, al netto del peso specifico di una Bielorussia inguardabile e di un coefficiente di difficoltà nel realizzare la tripletta non esattamente elevatissimo, è lecito attendersi che l’argoviese possa in qualche modo cavalcare l’onda positiva pure una volta tornato a Cornaredo. Anche perché - vale la pena ricordarlo - al rientro dalla pausa dedicata alle nazionali, tra scontri diretti e semifinali di Coppa Svizzera, il Lugano si giocherà una buona fetta dei suoi obiettivi stagionali. E, va da sé, a fare la differenza in un periodo così decisivo dovranno essere soprattutto gli uomini di maggior talento ed esperienza. L’identikit di chi, con il suo exploit, ha lanciato al meglio la campagna della Svizzera nelle qualificazioni agli Europei del 2024.

In linea con quanto abbiamo fin qui imparato a conoscere di Renato Steffen, tuttavia, la serata di sabato non è stata totalmente idilliaca. No, sui titoli di coda l’ex Wolfsburg ha piazzato un guizzo dei suoi. Un piccolo passo falso comunicativo, davanti ai microfoni, che il 31.enne avrebbe potuto evitare con facilità. E che invece non è passato inosservato. «La differenza di rendimento tra Lugano e la Nazionale? Credo che questo contesto esalti le mie qualità. I ritmi sono elevati, bisogna pensare in fretta e toccare poche volte il pallone. E sono circondato da moltissimo talento, i migliori giocatori che il nostro Paese ha da offrire». Tradotto, leggendo tra le righe, «a Lugano e in Super League le condizioni quadro per performare non sono le stesse». Un dato di fatto, anche se i veri trascinatori riescono ad esaltarsi in qualsiasi situazione. In ogni caso, per mantenere il fil rouge, quello non era «il posto giusto e il momento giusto» per un’uscita simile. Anzi, sarebbe stata l’occasione perfetta per semmai muovere un passo nella direzione opposta. Peccato non averla colta, a differenza di quanto fatto in campo.