Croci-Torti rinuncia al cappellino e il Lugano si ritrova

«Dobbiamo fare di tutto per arrivare nei primi sei posti». Mattia Croci-Torti ha tenuto a ribadirlo ai suoi giocatori a ridosso della sfida di Yverdon. Ed è stato premiato, lanciando nel migliore dei modi (un perentorio 5-0) e con un sospiro di sollievo l’ultimo tour de force dell’anno. Il tecnico del Lugano, evidentemente, ha voluto calarsi nella parte. Dare l’esempio, anche. Non si spiega altrimenti la scelta - controcorrente e perciò sorprendente - di rinunciare all’amato cappellino e d’indossare gli occhiali. Già, qualcosa doveva cambiare al rientro dalla pausa per le nazionali e soprattutto dopo un periodo magrissimo in termini di risultati. La scossa c’è stata. Eccome. Allo Stade Municipal i bianconeri hanno interrotto un digiuno da vittorie che in campionato durava da quasi due mesi. Un’eternità. E, allo stesso tempo, hanno fermato a quota tre il numero di sconfitte consecutive. Il Crus si è insomma guardato bene dall’eguagliare la serie negativa di Fabio Celestini, ultimo allenatore a incappare in un poker di rovesci. Correva il 2019 e - non a caso - il Lugano era impegnato su tre fronti.
Sul volo con 14-15 giocatori
Tornati al di sopra della riga in Super League, Sabbatini e compagni possono dunque guardare alla trasferta di Bodø con rinnovata fiducia. Certo, nella gelida Norvegia - per la gara che verosimilmente deciderà le sorti bianconere in Conference League - la coperta rimarrà cortissima. Sul charter diretto al circolo polare artico i posti occupati dai giocatori saranno 14, forse 15. Il tarantolato Mahou, alla prima da titolare dopo il grave infortunio e fra i migliori a Yverdon, non potrà ad esempio ripetersi. E pure Vladi difficilmente recupererà dall’infortunio. Il citato «break» internazionale e i tre punti infine ritrovati sono tuttavia benzina. «Sarà complicato mantenere questa condizione per i prossimi sei match, ma partire col piede giusto era importante» ha sottolineato in merito Croci-Torti. In fondo è, o meglio potrebbe essere anche una questione di testa. Di serenità e freschezza mentale. E in questo senso la doppietta firmata da Celar costituisce una notizia rinfrancante. L’attaccante sloveno non segnava dal 27 settembre, così come Babic non vedeva e bucava la porta da oltre un anno. Nel canton Vaud i segnali incoraggianti hanno quindi interessato entrambe le fasi. Zero reti subite - l’ultima volta in campionato contro il San Gallo a fine luglio - e tanta convinzione sul fronte offensivo.
Aggressività ed efficienza
La medesima efficienza, va da sé, sarà cruciale al cospetto del Bodø/Glimt. Sì, perché vincere sarà indispensabile pure in Norvegia. Croci-Torti, al proposito, ha parlato di «giusta aggressività negli ultimi 25 metri». Quella mostrata durante ripresa, quando il Lugano ha legittimato l’oggettiva superiorità sull’Yverdon. A mostrare la via, però, non è stato un attaccante. No, ci ha pensato Hajdari, la cui intraprendenza - tradottasi nel gol d’apertura - va associata proprio a una questione di atteggiamento. A quel «dobbiamo fare di tutto per vincere», menzionato in avvio. E ciò al netto dell’inadeguatezza fra i pali di Martin. I bianconeri sono riusciti a raccogliere quanto in altre occasioni - si pensi in particolare alla sfida esterna con il GC, dominata ma persa - era stato vanificato da imperizia e disattenzioni individuali. Naturalmente il Bodø/Glimt non è l’Yverdon. Le occasioni da sfruttare non saranno così tante. Al Letzigrund, in occasione del primo scontro con i norvegesi, il Lugano aveva tuttavia dimostrato di potersela giocare. Era arrivato un punto. Dovevano essere tre. «E ora vogliamo fare qualcosa di speciale» ha assicurato il Crus, senza cappellino in testa ma - finalmente - con una vittoria in tasca.