Calcio

Da Petrescu a Zanotti, quando molto si decide ai margini

Il Lugano sfida il Cluj, nella gara d’andata del 2. turno di qualificazione di Europa League - Ad allenare i romeni è l’ex Chelsea, che da giocatore diede un nuovo senso al ruolo di terzino - Uomo mercato in casa bianconera, l’italiano potrebbe presto lasciare un vuoto nella stessa, cruciale posizione
La rete forse più importante realizzata in carriera da Dan Petrescu, valsa il successo della Romania contro l’Inghilterra ai Mondiali 1998. © Reuters/Radu Sigheti
Massimo Solari
24.07.2025 06:00

Il Lugano torna a calcare il palcoscenico europeo con ambizione e coraggio, ma senza slancio. È l’esordio stagionale e la squadra di Mattia Croci-Torti, inevitabilmente, non ha punti di riferimento. Certo, buona parte degli interpreti, forse persino tutti e undici, saranno figli dell’annata 2024-25. Un’annata finita così così, per altro. L’andata del secondo turno di qualificazione di Europa League, dunque, suscita anche qualche dubbio, circa la prestazione del collettivo e pure a livello di singoli. Uno su tutti, alla Stockhorn Arena di Thun, avrà i riflettori puntati addosso giovedì sera. Uomo mercato del club, con diversi ammiratori in Serie A e non solo, Mattia Zanotti vestirà di nuovo la maglia bianconera, come di consueto macinando chilometri sulla corsia di destra. Su e giù. Su e giù. Già, ma per quante volte ancora?

Profili eccezionali

Il 22.enne italiano, l’ultima volta nel weekend, non ha fatto mistero delle personali intenzioni: lasciare Cornaredo e fare un ulteriore passo avanti. Il club ne è cosciente. E, banalmente, attende unicamente che l’offerta sul tavolo sia consona. Dieci milioni di franchi, o giù di lì. Soldi, questi, che la società sarebbe chiamata a reinvestire seduta stante in un sostituto di pari caratura. O quasi. Nel calcio moderno, d’altronde, il ruolo di terzino ha assunto un valore per certi versi eccezionale. I profili in grado di fare la differenza scarseggiano. E, di riflesso, sono contesi dai migliori campionati del continente. Anche perché proprio sugli esterni - e le statistiche di FIFA e UEFA lo confermano - spesso e volentieri si decidono partite e intere competizioni.

Non è sempre stato così. Anzi. In passato, chi si muoveva ai margini della difesa doveva rispettare un ordine di marcia scarno. Niente fronzoli. E guai a spingersi oltre la linea di metà campo. Poi è arrivato Dan Petrescu.

Da Zeman a idolo dei Blues

Sono in molti a riconoscere meriti pionieristici all’allenatore del Cluj. Scuola Steaua Bucarest, da giocatore Petrescu seppe trasformare in oro la filosofia ultraoffensiva di Zdenek Zeman. Strappato al Fenerbahçe dal presidente Pasquale Casillo e dal tecnico boemo, quando si trovava già in aeroporto per volare su Istanbul, il laterale romeno classe 1967 contribuì alla favola Foggia tra l’estate del 1991 e quella del 1993. L’esperienza successiva con il Genoa sfociò nei Mondiali statunitensi del 1994, con tanto di gol decisivo contro i padroni di casa che valse l’accesso agli ottavi di finale. Fu tuttavia oltremanica, dapprima allo Sheffield e poi soprattutto al Chelsea, che Petrescu divenne uno dei terzini destri più forti in Europa. Primo romeno a giocare e segnare in Premier League, Petrescu divenne un idolo dei tifosi dei Blues, conquistati a suon di trofei, reti e assist, cosa per l’appunto rarissima all’epoca per quel genere di calciatori.

A consuntivo, oltre a chiamare la figlia Beatrice Chelsea, in 203 gare con i londinesi gol e passaggi determinanti sarebbero stati rispettivamente 23 e 20. Non male. Per tacere delle 12 reti con la Romania, su tutte quella che stese l’Inghilterra ai Mondiali 1998 e che - a fronte di una scommessa - spinse Petrescu e compagni a tingersi i capelli di biondo platino nel prosieguo del torneo. Un’immagine divenuta iconica.

«Innato senso dell’anticipo»

Frank Sinclair, interpellato da The Athletic nel 2020, rese omaggio così al vecchio compagno, ritenuto il più intelligente del gruppo formatosi a Stamford Bridge alla fine degli anni Novanta: «Era sempre in movimento. Ogni volta che ricevevi palla, sapevi che ti avrebbe offerto una soluzione di passaggio. Prima ancora che avessi il possesso, stava già pensando a dove posizionarsi. Dan non era veloce, non era forte, ma influenzava le partite con il suo innato senso dell’anticipo». Il tutto, suggerivamo, sublimato da spinta, sovrapposizioni, cross pericolosi e arte della finalizzazione. Oltre a un’adattabilità che gli permise di ricoprire più posizioni sull’out di destra. In sintesi, ribadiamo, uno dei terzini più completi e affidabili della sua generazione. Soprannominato «agente Mulder», considerata la somiglianza con uno dei protagonisti di X-Files, Petrescu è reputato un prototipo per chi - come Trent Alexander-Arnold - avrebbe a sua volta vissuto il ruolo in modo audace.

Eredità e strategia

Non sarebbe dunque sorprendente se, fra poche ore, il Cluj dovesse riservare un trattamento speciale a Zanotti, 2 reti e 11 assist la scorsa stagione. Un po’ scoperto - Marques è infortunato - e un po’ a corto di condizione sulla sinistra - Alioski deve ancora trovare le migliori sensazioni -, il Lugano verosimilmente transiterà a più riprese dal corridoio opposto, affidandosi sia all’ex San Gallo, sia alla personalità e alle qualità tecniche di Renato Steffen. E a proposito di piedi delicati. Mai come quest’anno, la formazione ticinese potrebbe fare male con cross e gioco aereo. L’ingaggio di Kevin Behrens è stato pensato con questo chiaro obiettivo, e lo stesso vale per il citato Alioski e il suo mancino tagliente. Ecco, se a Zanotti manca ancora qualcosa è proprio l’arte del traversone. Una caratteristica, questa, che dovrebbe quindi costituire una prerogativa in caso di ricerca di un erede. E se non dovesse rendersi necessario - improbabile ma non impossibile - a rallegrarsene, beh, sarebbero tanto il Crus, quanto i tifosi.

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