Calcio

E se davvero Nsame avesse vestito la maglia del Lugano?

L’ex bomber dello Young Boys ha svelato di aver sfiorato il trasferimento ai Chicago Fire, durante il mercato invernale della scorsa stagione - Il club di Joe Mansueto si era visto costretto a rinunciare all’operazione - Ma il caso, a suo modo, conferma la natura dei rapporti tra Stati Uniti e Ticino
© KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE
Massimo Solari
26.02.2024 20:45

In un primo momento, si era parlato in modo generico di un interessamento dalla MLS. A margine della finale di Coppa Svizzera persa il 4 giugno scorso, a lasciare un’altra briciola a terra - infittendo al contempo il mistero - ci aveva quindi pensato Jonathan Sabbatini. Sollecitato a caldo dalla RSI, il capitano bianconero si era lasciato scappare il contenuto della chiacchierata avuta poco prima con Jean-Pierre Nsame, autore della doppietta che aveva messo le ali allo Young Boys. «È un giocatore importantissimo. Non so come mai, ma mi ha chiesto se mi piacerebbe giocare con lui la prossima stagione. Intendo a Lugano. Beh, gli ho detto che non sono io quello che si occupa di mercato. Ad ogni modo, è una bella cosa che anche profili di questo spessore pensino di vestire la maglia del Lugano». Già, e nel caso di Nsame sarebbe potuto accadere per davvero.

Quella macchia sulla fedina

Le ultime ore hanno permesso di fare luce su un flirt - no, era più di un flirt - di cui si sussurrava da tempo. E però sul quale, per delicatezza, si preferiva non uscire allo scoperto. A chiarire la situazione è stato lo stesso attaccante camerunese, in un’«intervista-verità» rilasciata sabato alla Tribune de Genève. Dopo essere passato al Como, Nsame ha infatti voluto togliersi alcuni sassolini dalla scarpa, tornando sul trattamento ricevuto dallo Young Boys negli ultimi, tormentati mesi. E di particolare interesse - per i tifosi bianconeri - è stata una risposta. «La verità - ha svelato l’ex bomber giallonero - è che da tempo l’YB auspicava una mia partenza. Nel gennaio del 2023 sono stato convocato. Il mio nome circolava sul mercato, e il club me ne voleva parlare. Ho detto chiaramente che puntavo a restare. Cosa che mi è parsa rassicurare la dirigenza. Oggi, al contrario, penso che lo Young Boys volesse sondarmi, valutando già un mio trasferimento». Ecco quale. «In marzo, poi, ho scoperto che - alle mie spalle - i dirigenti bernesi erano in contatto con Chicago. Una destinazione di mio interesse, oltretutto, solo che la trattativa è sfumata». Il motivo, suggerivamo, è serio. «Non se ne è fatto niente a causa della procedura che mi ha interessato nel 2015, in Francia, a fronte del problema con mia figlia». Nsame non fornisce i dettagli della vicenda. Li precisa l’autore dell’intervista, menzionando la condanna con la condizionale inflitta al calciatore per aver scosso la sua neonata. Una reazione, questa, che Nsame ha sempre negato di aver avuto. Sta di fatto che la macchia sulla fedina penale del centravanti ha costretto i Fire a desistere. «Chicago si è tirato indietro» ha confermato il 30.enne, precisando che le negoziazioni fra le parti si aggiravano attorno ai 4 milioni di franchi. «Ed è così che ho compreso in che modo lo Young Boys aveva deciso di trattarmi».

Il destino dei giocatori designati

Dunque il secondo attaccante più prolifico della storia della Super League - 109 reti, due in meno di Marco Streller - stava per abbracciare la galassia di Joe Mansueto. E, considerati i suoi numeri, per una cifra per certi versi irrisoria. Nsame sarebbe stato inserito nella rosa dei Fire come «designated player». E cioè elemento per il quale è possibile sforare il tetto salariale imposto alle diverse franchigie dalla lega. Ousmane Doumbia, per intenderci, è stato messo sotto contratto in questo modo. Stesso discorso, prima di lui, per Ignacio Aliseda. I club di MLS, val la pena ricordarlo, possono riempire al massimo tre caselle con questi giocatori hors catégorie. E il loro ricambio, inevitabilmente, finisce con l’essere piuttosto frequente.

Ebbene, valutate le parabole dei citati Aliseda e Doumbia - consegnati o riconsegnati a Cornaredo - non è così peregrino immaginare che, prima o poi, lo stesso destino sarebbe potuto capitare anche a Nsame. Un lungo giro, ipotetico certo, ma in ogni caso necessario ritenuta l’impossibilità di effettuare il tragitto diretto Berna-Lugano. Il Servette, per dire, ha fatto di tutto per avere il centravanti durante l’ultima finestra di mercato. Ma lo Young Boys è stato fermo - per altro contro la volontà del giocatore - nell’impedire che una concorrente diretta venisse rinforzata. Nonostante l’affare naufragato, il tentativo di Chicago di acquistare Nsame ha invece dimostrato - qualora ce ne fosse ancora bisogno - la natura dei rapporti tra Ticino e Stati Uniti. Con la priorità sportiva data ai Chicago Fire e il Lugano a fungere da farm team.

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