Calcio

Finalmente un sussulto, ma non basta ancora

La Svizzera rimane senza punti in Nations League - Il ct Murat Yakin prova a restare positivo: "Nella ripresa ho visto lo spirito giusto"
© KEYSTONE / MARTIAL TREZZINI
Nicola Martinetti
10.06.2022 00:01

Un colpo. Un sussulto. Sì, la Svizzera, un po’ di battito, ce l’ha ancora. Lieve, nulla di trascendentale. Ma quantomeno allo Stade de Gèneve, al cospetto della Spagna, l’encefalogramma rossocrociato non è rimasto completamente piatto. Di ritorno a casa dopo le disastrose trasferte di Praga e Lisbona, con tanto di cena d’emergenza tra giocatori in Portogallo per tentare di ricompattare il gruppo, la squadra di Murat Yakin ha finalmente mostrato una reazione. Un moto d’orgoglio. Peccato che lo stesso, tardivo, non sia stato sufficiente a evitare la terza sconfitta consecutiva in una Nations League sempre più compromessa.

45 minuti fatali

Già. Contro la selezione di Luis Enrique, asfissiante nel possesso palla, ma non particolarmente incisiva in fase offensiva, gli elvetici avrebbero potuto - e dovuto - raccogliere di più. Osare di più, anche. E invece, forse scottati dalle sbandate pagate a caro prezzo nella capitale portoghese, hanno disputato un primo tempo insipido. Inguardabile, persino. Timido e senza mordente. Venendo ridicolizzati - 75% il possesso palla degli iberici nei primi 45 minuti! - di fronte al proprio pubblico. E compromettendo di fatto, complice il decisivo 1-0 di Pablo Sarabia già al 13’ - figlio dell’ennesimo svarione, questa volta di Eray Cömert - il resto del confronto.

Riecco la vera Nazionale

La frustrazione accumulata negli ultimi giorni, alimentata peraltro anche da un rigore non concesso per un fallo di mano di Pau Torres in entrata di confronto, ha così raggiunto l’apice alla pausa. E, con le spalle definitivamente al muro, la formazione di Murat Yakin ha finalmente reagito. Di rientro dagli spogliatoi, gli elvetici hanno infine mostrato un volto differente. Più convincente e simile a quello che avevamo imparato a conoscere nella fase calda di Euro 2020, e la conseguente cavalcata autunnale verso i Mondiali in Qatar. Seppur ancora decisamente lontana dai suoi standard, la Nazionale è tornata quantomeno a impensierire l’avversario di giornata. Mostrando un minimo di fuoco sacro e trame di gioco.

Una fiammella che va protetta

Una fiammella, insomma, da proteggere e alimentare adeguatamente nei prossimi giorni. Evitando che la prima folata di vento, in questo caso il Portogallo, finisca con l’estinguerla già domenica sera. E a proposito della sfida contro i lusitani, per tornare a fare risultato - o prima ancora, a ritrovare la via della rete - è necessario che diversi pezzi da novanta della selezione rossocrociata elevino ulteriormente il loro livello. Anche contro la Spagna, infatti, i vari Granit Xhaka, Xherdan Shaqiri e Breel Embolo non si sono rivelati all’altezza della situazione. Per loro, ancor più che per altri, il secondo tempo di ieri sera deve fungere da catalizzatore. Da elettroshock. Per rinvigorire il lieve battito elvetico. 

"Il carattere del secondo tempo mi dà fiducia"

Nella pancia dello Stade de Genève Murat Yakin pone soprattutto l’accento sul secondo tempo. Ovvio. «Anche perché a segnare i primi 45 minuti sono stati un rigore che forse ci spettava e un errore individuale pagato a caro prezzo. Il controllo difensivo, inoltre, era pianificato. Non è immaginabile credere di poter mettere sotto la Spagna per tutta la partita». Eppure, la Svizzera schierata dopo la pausa è parsa decisamente più convinta dei suoi mezzi. Ancora il ct: «Sì, abbiamo dimostrato un livello migliore rispetto alle prime due gare di Nations League. Il carattere e lo spirito osservato nei miei giocatori mi danno fiducia. Anche il pubblico lo ha compreso, sostenendoci». Già, peccato che la classifica - alla voce punti - presenti ancora uno 0. «Contro il Portogallo, domenica, non possiamo permetterci di non muovere la graduatoria» osserva in merito Remo Freuler. Il centrocampista commenta quindi la prova dai due volti: «Alla pausa ci siamo detti che serviva più coraggio. L’alternativa era non vedere la sfera per 90 minuti. Al netto del palleggio degli spagnoli, comunque, abbiamo perso per colpa di una sbavatura individuale». 

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