Calcio

I numeri del Bellinzona sono impietosi

I granata stanno conoscendo un crollo verticale e la partita di domenica contro il Neuchâtel Xamax fanalino di coda fa paura – Peggior difesa, peggior attacco, nuovi innesti in serie e la formazione che cambia ogni weekend: l’assenza di equilibrio è totale
Pollero e compagni, oramai da diverse settimane, sembrano brancolare nel buio. ©Keystone/Alessandro Crinari
Massimo Solari
13.03.2023 16:45

È come nelle lunghe tappe di montagna. Quando la fuga piazzata nei primi 30 chilometri assomiglia a un’oasi nel deserto. Un’illusione. Un abbaglio, anche. Un’asperità dopo l’altra, sbagliando qualche traiettoria anche in discesa o quando la strada spiana, il divario con gli inseguitori si riduce. Ancora e ancora. Sino a un doppio, inevitabile destino: prima risucchiati dal plotone, poi vittime di un crollo. Che nel caso del Bellinzona - oramai non vi sono dubbi e possibili altre letture - è verticale. Sì, i numeri della formazione granata in Challenge League sono impietosi. E, cosa che più conta, maledettamente pericolosi. Non una condanna, quello no. Ma la crisi è profonda e chi è chiamato a curarla non sembra conoscere rimedi, né palliativi. Anzi, a ogni intervento sul paziente il quadro clinico peggiora.

Sempre meno respiro

La sconfitta subita domenica a Vaduz, in questo senso, ha fornito solo conferme. Gli uomini di Stefano Maccoppi, d’altronde, affrontavano l’altra, grande moribonda della lega cadetta. La compagine del Principato non assaporava il dolce gusto della vittoria da sette partite. Dal 20 novembre, per la precisione. La fragilità dell’ACB ha spezzato il digiuno. Non solo: ha ridotto a una sola lunghezza il gap a favore dei ticinesi. Berardi e compagni sono sempre lì, praticamente fermi sul posto. 24 punti, a fronte dei 23 del Vaduz e dei 17 del Neuchâtel Xamax. Già, da candidati senza concorrenza alla maglia nera, i neocastellani sono d’improvviso diventati una seria minaccia. Al tramonto del girone d’andata, lo Xamax accusava un ritardo di 11 punti dai granata. Ora siamo a -7. E all’orizzonte c’è lo scontro diretto. Una sfida, quella in agenda domenica al Comunale, che - risultati e tendenze alla mano - fa paura. Tanta paura. A maggior ragione considerate le due sfide che seguiranno, contro le squadre più in forma del nuovo anno: Thun e Losanna.

La traversata nel deserto

E a proposito dei vodesi. L’unico punto del 2023, il Bellinzona lo ha raccolto proprio alla Tuilière. Un sussulto soffocato da sofferenza e mediocrità. I granata non vincono addirittura dal 30 ottobre, quando il Vaduz vestiva ancora i panni dell’avversario gradito. Poi la lunga traversata nel deserto, segnata da 9 sconfitte e 2 pareggi (entrambi con il citato Losanna). Dalla ripresa del campionato, e dunque l’avvento di Maccoppi in panchina, il Bellinzona ha trovato solo due volte la via del gol, venendo al contrario trafitta in tredici occasioni. La differenza reti dei sopracenerini è, non a caso, emblematica. Peggior attacco, con 26 marcature: suppergiù una a partita. Una miseria. Ma, appunto, pure peggior difesa, trafitta 47 volte. Insomma, un -21 che - per quel conta - non è nemmeno sfiorato dal -12 neocastellano.

Maccoppi va sostituito?

Eppure, nel commentare questa o quell’altra disfatta, mister Maccoppi insiste con il fattore mentale e caratteriale. «A fare la differenza sarà la testa» ha di nuovo affermato a margine dell’ultima sconfitta al Rheinpark. All’esordio da allenatore dell’ACB, invece, si trattava di «lottare meglio», di «vincere i duelli». La verità, però, è un'altra. Al Bellinzona manca completamente equilibrio. E a suggerirlo non vi sono unicamente trend sportivo e differenza reti, citati poc’anzi. No, questi - semmai - rappresentano gli effetti collaterali. Le cause? Beh, la perenne instabilità delle formazioni mandate in campo è un dato oggettivo. Okay gli infortuni, d’accordo le squalifiche, ma non trascorre weekend senza uno o più ritocchi nell’undici titolare. Non solo: ad acuire il problema sono state le ultime settimane, accompagnate da nuovi innesti in serie. Nell’ordine - e forse dimentichiamo pure qualcuno - Durrer, Dixon, Schetino, Ocampo, Pugliese, Curic, Peres e Behrami. Buoni giocatori, ci mancherebbe. Anche in prospettiva, magari per gonfiare il petto osservando il valore di mercato delle differenti rose della Challenge League. Amalgama, feeling e - più in generale - continuità e coerenza nel rendimento non possono tuttavia germogliare su un simile terreno. Quindi? Cosa fare? Chi decide ha sempre e solo seguito una strada. Eppure, in un contesto di precarietà diffusa, cambiare ancora rischia di rivelarsi un paradosso clamoroso. Al traguardo, intanto, manca sempre meno. E si sa, la salita finale, nelle lunghe tappe di montagna, raramente fa sconti.

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