Il golfista luganese sullo stesso green di Tiger Woods: «Un genio sfortunato»

A partire da lunedì riaprono i campi da golf. Una boccata di ossigeno per i tre circoli ticinesi, chiusi da tempo. Non tanto per la pausa invernale, quanto per le regole imposte dalla pandemia da coronavirus. Sul tema si è discusso tanto negli scorsi giorni. Soprattutto per la sfida lanciata dalle dirigenze del Patriziale di Ascona e delle Gerre di Losone. In sintonia con gli altri due club cantonali, anche a Magliaso c’è stata un’apertura non autorizzata di una giornata. Ne abbiamo parlato con Paolo Quirici, head coach del GC Lugano.
Le diverse misure
«Noi, appassionati di golf, che di questo sport abbiamo anche fatto il nostro mestiere, siamo rimasti perplessi per quanto è successo negli scorsi mesi - dice il professionista malcantonese - . Abbiamo avuto la sensazione, che non ci fosse un’equità di valutazione nell’indicare le regole per diversi sport. Quanto è stato deciso dal Consiglio federale non si discute. Però le riflessioni si accavallano, soprattutto pensando alla diversità di trattamento per discipline come lo sci nordico o lo sci alpino. Non penso che si sia trattato solo di ‘‘un’incomprensione giuridica’’ sul concetto degli “spazi delimitati”, come abbiamo letto negli scorsi giorni sui quotidiani. Quello che mi chiedo, a questo punto, è se nell’ambito dell’Ufficio federale dello sport (UFSPO) o di Swiss Golf, la nostra federazione, ci sia stata una tempestiva difesa dei propri interessi. Sappiamo che la realtà sciistica in Svizzera ha un peso specifico non indifferente. Quella golfistica non dovrebbe essere da meno, anche perché coinvolge circa 90.000 giocatori, senza contare chi nel golf ci lavora».
Dopo l’ordinanza di dicembre con le specificazioni delle varie norme, si può finalmente tornare a giocare. Un sospiro di sollievo anche per Quirici? «Sicuro - sottolinea l’ex direttore sportivo della federazione - . Per ragioni climatiche, rispetto alla Svizzera interna, la primavera è sempre stato un momento importante per i circoli ticinesi. E, di conseguenza, per l’indotto economico e turistico della regione. Il coronavirus ha colpito duro lo scorso anno, con una pausa nel periodo estivo. Adesso è giunto il momento di recuperare il tempo perso. Parliamo di uno sport all’aperto con regole precise, che già impediscono assembramenti. Certo, bisognerà tenere la guardia alta. E, soprattutto, rispettare i concetti legati alla salute che ormai dovremmo aver fatto nostri».
Torniamo all’aspetto sportivo. Come affronta Quirici la nuova stagione che sta per iniziare? «Il golf fa parte del mio DNA. Sono cresciuto sul campo di Magliaso. Per anni ho svolto la professione del playing-pro girando il mondo. Nel 2002 ho smesso con l’agonismo per abbracciare l’insegnamento. Ho assunto compiti di rilievo a livello nazionale. Il mio sogno è stato la creazione di un centro nazionale, ma purtroppo si è preferito fare altre scelte. Ne ho preso atto. Sono tornato a tempo pieno all’insegnamento in un club, quello di Lugano, forte di tutte le esperienze che ho vissuto in passato. Mi sono tenuto aggiornato sulle nuove metodologie tecniche e didattiche. Questo lavoro è la mia vita. Mi rallegro di poter collaborare con i responsabili del club per la formazione degli juniores. Insomma, c’è tanto da fare insieme agli altri insegnanti locali».
Il mito della Tigre
Un’ultima domanda su Tiger Woods, che Paolo aveva conosciuto sul circuito europeo. «Sì, l’ho incontrato un paio di volte. È un campione che ha fatto la storia. Anzi, è stato il più grande dell’epoca moderna. Sul piano privato ha avuto problemi non indifferenti, che hanno sicuramente avuto ripercussioni anche sulla sua vita sportiva. L’incidente automobilistico degli scorsi giorni è l’ultima disavventura di un campione che ha reso popolare il gioco soprattutto in America. Un fenomeno che ha firmato la bellezza di 15 titoli del Grande Slam, tre in meno del mitico Jack Nicklaus. Altre storie, altre epoche, altri materiali. Altra concorrenza. E qui non si tratta di scegliere chi è il migliore. Come tutti sono dispiaciuto per quanto gli è successo. È anche stato sfortunato. Aveva subito una quinta operazione alla schiena e stava valutando se giocare o meno il Masters di Augusta in aprile. Ha appena subito nuovi interventi chirurgici. Anche delicati. Mi auguro davvero che possa tornare al suo sport, anche se in un modo diverso».