Omark è una pillola amara, ma il Lugano guarda al futuro

Così tanta carne al fuoco, alla Cornèr Arena, non la si vede neanche al baracchino degli arrosticini, preso d’assalto ad ogni partita. Dopo una mattinata ricca di notizie positive (i rinnovi di Niklas Schlegel e Marco Zanetti fino al 2028, l’ingaggio del giovane Daniel Olsson per due stagioni e un bollettino medico incoraggiante anche per Thürkauf), la giornata è stata rovinata dal comunicato stampa delle 15.58: Linus Omark non tornerà a Lugano per ragioni familiari. Una pillola amara da mandare giù.
Inghippo scolastico
A sancire l’addio tra lo svedese e l’HCL è stata la telefonata ricevuta da Janick Steinmann nel primo pomeriggio. Non ritenendo soddisfacenti le soluzioni prospettate per il percorso scolastico delle sue due figlie nel nostro Paese, l’attaccante 38.enne ha comunicato la sua decisione al direttore sportivo. Poche ore prima, in conferenza stampa, Steinmann aveva parlato di un colloquio in corso tra la famiglia Omark e le scuole ticinesi, senza ancora conoscerne l’esito. Il desiderio del club, ha spiegato il ds, era quello di riabbracciare il giocatore. E anche a Linus, stando al ds, sarebbe piaciuto terminare la stagione a Lugano: «Qui si è trovato molto bene». Omark, però, era disposto a tornare in Ticino soltanto con la famiglia e a condizione di trovare la soluzione adatta per permettere alle figlie di frequentare le scuole qui. «Una volontà che comprendo e rispetto», ha detto Steinmann. Negli scorsi giorni, lo scandinavo aveva pure espresso il desiderio – poi non concretizzatosi – di giocare una partita con il suo club d’origine, l’Övertorneå, nella terza lega svedese. Una stranezza che non ha però avuto peso nella trattativa con l’HCL: «Non mi ha infastidito», ha affermato Steinmann. «Linus è fatto così, è un appassionato di hockey, ama giocare e voleva concedersi una sfida tra amici. Come ho detto al suo agente, io non potevo impedirglielo, visto che il suo contratto con noi è scaduto il 1. novembre. La mia unica preoccupazione era sapere se sarebbe tornato oppure no». Non tornerà. La sua avventura in bianconero si è chiusa dopo 15 partite, con un bottino di 4 gol e 7 assist. Ora il Lugano dovrà reinventarsi. Trovare nuovi equilibri. E forse tornare sul mercato per cercare (ammesso che ci sia) un giocatore con caratteristiche tecniche simili a quelle di Linus Omark. «Prima del suo arrivo, le sue qualità ci mancavano», aveva ammesso coach Tomas Mitell dopo l’ultima partita.
Notizie dall’infermeria
Reduce da sei vittorie di fila e da undici giorni di pausa, domani sera il Lugano ripartirà dunque da Langnau senza uno degli artefici della sua risalita. Oltre allo svedese, in prima linea mancherà pure Thürkauf, il cui infortunio al gomito rimediato in Nazionale è fortunatamente meno serio di quanto si poteva temere. Ulteriori esami diranno se il capitano potrà tornare in pista già nel weekend, oppure la prossima settimana. Domani, al fianco di Simion, ci saranno il rientrante Sgarbossa e il giovanissimo Henry. Torna a disposizione anche Canonica, mentre Bertaggia non è ancora pronto. Nessuna tempistica per lo sfortunato Rasmus Kupari. Vittima di una commozione cerebrale ad inizio stagione, il centro finlandese fa progressi, ma non si sa quando potrà tornare in gruppo.
Conferme e rinforzi
Steinmann si è anche soffermato sulle tre notizie di mercato, iniziando dai rinnovi fino al 2028 del portiere Niklas Schlegel e dell’attaccante Marco Zanetti. «Entrambi hanno iniziato molto bene la stagione, interpretando al meglio il loro ruolo e aiutando la squadra con lo spirito che cerchiamo». Questo il commento del ds su Daniel Olsson, ventenne danese con licenza svizzera, cresciuto nell’organizzazione dello Zurigo e quest’anno sceso in pista 13 volte con gli ZSC Lions (0 punti) e 9 con i GCK in Swiss League (1 gol, 5 assist): «Lo seguivo da un paio d’anni e lo considero un giocatore di prospettive molto interessanti, con il potenziale di un ottimo attaccante di National League. La sua stazza (190 cm x 87 kg) e la sua velocità sono di alto livello e sono sicuro che nel nostro ambiente e con il nostro staff potrà compiere ulteriori progressi». Il prestito di Samuel Guerra allo Zugo è intanto stato prolungato fino al 31 gennaio: «Potremo richiamarlo quando vogliamo, ma in questo momento – con una difesa al completo e performante – non avrebbe senso farlo tornare per lasciarlo fuori», ha concluso il ds.
Sentirsi a casa
Niklas Schlegel, 31 anni, e Marco Zanetti, 23, si sono guadagnati il rinnovo fino al 2028 tornando a brillare dopo un 2024-25 complicato. «Un paio di mesi fa questa firma era più lontana», ha ammesso l’attaccante italiano. «Già in estate, però, ho fatto buone cose. Su quella scia, nonostante un infortunio, ho iniziato bene anche il campionato, dimostrando di meritarmi la conferma. Volevo assolutamente restare a Lugano, in quella che considero casa mia, e ringrazio il club per la fiducia. Sia Steinmann, sia Mitell, sono stati chiari su ciò che si aspettavano da me e sul mio ruolo. Ho ricevuto spazio e ho dato il massimo per sfruttare l’occasione. Come? Giocando in modo semplice e diretto, portando tanta velocità. In quarta linea, con Giovanni Morini e Aleksi Peltonen, stiamo dando un contributo anche offensivo». Durante la pausa, Zanetti ha giocato con l’Italia: «A pochi mesi dalle Olimpiadi di casa si avvertiva un po’ di tensione, ogni giocatore vuole essere selezionato e cerca di mettersi in mostra. Per me, molto dipenderà dalle prestazioni con il Lugano. So di avere ancora margini di crescita e lavoro ogni giorno per imparare dai migliori».
Anche Schlegel si è meritato il rinnovo a suon di prestazioni convincenti. Nella sua carriera ha disputato 325 partite in National League, di cui 189 a difesa della gabbia bianconera. Nella regular reason in corso, è statisticamente il sesto miglior portiere con una percentuale di parate del 92,34%. «Anch’io considero Lugano casa mia e restare era la mia priorità. Qui mi trovo benissimo. E proprio qui è nato mio figlio. Sto giocando meglio rispetto alla scorsa stagione, è vero, ma tutta la squadra ha fatto dei passi avanti. Io ho bisogno che i miei compagni giochino bene davanti a me e loro hanno bisogno che io giochi bene alle loro spalle. In questo senso, mi sento più protetto. Dopo un errore, non c’è mai caos davanti alla porta. Percepisco tanta calma. Aver vinto qualche partita ha reso tutto più facile e ora vogliamo proseguire su questa strada».
