In corner

La Coppa Svizzera e quel tutt'uno bianconero da rigenerare

Il Lugano si reca a Basilea da favorito e con l'obiettivo di dare vita a un altro sogno: per sé e per i tifosi
Massimo Solari
28.02.2024 06:00

Sì, siamo arrivati proprio a quel momento dell’anno. Quello che può già cambiare il senso e il profumo di una stagione sportiva. Nonostante non sia ancora primavera. Le aspettative sono importanti, davvero importanti, a poche ore dai quarti di finale contro il Basilea. Il Lugano di Mattia Croci-Torti è vittima del suo successo in Coppa Svizzera: la splendida vittoria del 2022, un’altra finale e poi l’asticella posta di nuovo al limite in una competizione capace di generare emozioni rare. Sprigionando farfalle nello stomaco. Travolgendo e trasportando migliaia e migliaia di ticinesi. Ci crede il Crus, ci credono i suoi giocatori e – appunto – il popolo bianconero fatica oramai ad accettare un destino mesto. Però non siamo ancora lì. Al Wankdorf. Siamo al St. Jakob-Park, un teatro esigente, casa di una formazione che non vuole arrendersi alla mediocrità, figuriamoci davanti al proprio pubblico. In una notte da cuori forti. Una notte da dentro o fuori.

Aggrapparsi alla partita e alla poesia che la circonda sarebbe tuttavia sbagliato. Il Lugano è più forte del Basilea. E questo è un dato oggettivo, nonché la base sulla quale costruire la gara di questa sera. Il ruolo di favoriti è scomodo, certo. Ma, suggerivamo, Sabbatini e compagni hanno imparato a dare del tu agli appuntamenti con la storia. Da avverso – in un primo momento – il contesto potrebbe inoltre confermarsi volubile. Volubile come un tifoso abituato al successo e ai vertici, non a sporcarsi nel fango, con i club meno attrezzati della Super League. Insomma, la pressione più importante grava sui renani. Croci-Torti lo sa molto bene. E sicuramente ne è cosciente pure l’ex Fabio Celestini, che – è doveroso ricordarlo - la Coppa l’ha vinta due volte da giocatore del Losanna e nel 2021 sulla panchina del Lucerna.

All’incontro del St. Jakob, il Lugano giunge in ogni caso rinfrancato dal convincente successo contro lo Zurigo. Non solo: la parziale emergenza infortuni, che continua a complicare il cammino di lungo termine in campionato, potrebbe trasformarsi in un atout nel quadro di un evento senza un domani assicurato. Detto altrimenti, c’è un gruppo ristretto di giocatori che si sta cementando. E non è un dettaglio quando a decidere l’esito di un quarto di finale possono essere lo spirito di sacrificio e quel metro in più fatto per coprire le spalle al compagno. In fondo si tratta di un processo virtuoso. Di un tutt’uno che – un match alla volta – sta prendendo forma. Mancano due tappe per completarlo. E la piazza bianconera – sin qui rimasta a bocca asciutta – meriterebbe di goderne una al «Cornaredino». Nell’aria, intanto, inizia ad aleggiare una fragranza familiare. Si può percepire persino l’Europa.

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