Contromano

Le verità di Vasseur

C'è da chiedersi come si vive all'interno della Ferrari la nuova politica della trasparenza - Intanto, con il trionfo in Messico, Max Verstappen ha raggiunto Alain Prost a quota 51 vittorie
Pino Allievi
Pino Allievi
31.10.2023 06:00

Max Verstappen col sombrero sul podio è l’immagine del dominante che non teme più nulla e, anzi, si diverte come un matto a inanellare primati e cifre da statistica. Col trionfo in Messico ha raggiunto Alain Prost a quota 51 vittorie. Ma bisogna tenere bene a mente che ai tempi del "Professore" i gran premi erano la metà, quindi nessun paragone, please.

Piuttosto, quello che preoccupa i rivali è il modo in cui Verstappen vince, la facilità con cui si sbarazza delle due Ferrari che ha davanti nella griglia di partenza e sguscia in testa già alla prima curva. Poi la lucida gestione della corsa: da leader, ma senza forzare più di tanto, come facevano Prost e Lauda, che maceravano i rivali per sfinimento. L’opposto del primo Verstappen, che rischiava l’osso del collo e doveva fare il vuoto subito per sentirsi appagato. Oggi Max ha moderato l’ego, è diventato più saggio nella visione della gara. E naturalmente ottiene molto di più senza mostrare agli altri né il limite della Red Bull, né il suo. E questo equivale a una minaccia fredda a chi pensa che raggiungere il binomio che sta dominando sia una questione di aggiornamenti, di ali, di strategie, quando invece Verstappen e la Red Bull sono un insieme di tante cose che lavorano in un raggio ampio di perfezione.

A Città di Messico, ad esempio, Verstappen si era prefissato di non attaccare subito. Partendo dalla terza posizione poteva aspettare e far valere alla distanza la flessibilità della sua Red Bull nell’utilizzare al meglio ogni tipo di mescola. Poi ha visto un varco a destra e si è infilato con naturalezza. Bravissimo, ma con la complicità di Leclerc che stava frenando tardi per difendersi da Perez. Il resto è stata una fuga misurata, senza angoscia né rischi. Una vittoria da annoverare tra le più facili, fra le 16 conquistate sinora. Restano ancora tre gare, le cose non cambieranno.

Così come era accaduto a Austin sette giorni prima, anche domenica si è rivisto un grandissimo Hamilton (che sorpasso, su Leclerc!) che scalpita, a distanza di sicurezza da Verstappen. Evidenti i progressi della Mercedes nella gestione delle gomme, però non abbastanza da impensierire la Red Bull. Altrettanto, la Ferrari ha azzeccato l’attimo in cui sabato la pista è migliorata per lanciare Leclerc in pole position e Sainz al secondo. Finita qui, perché la "rossa" in gara si è solo difesa senza poter graffiare. Prima sulla griglia, terza (e quarta) all’arrivo, con Frederic Vasseur che non l’ha presa bene, lanciando un’accusa – vaga – al mediocre scatto dei suoi piloti al via "col risultato che gli altri si sono messi in scia, superandoci". Beh, non è un mistero che negli 811 metri che dalla linea di partenza portano alla prima curva, è avvantaggiato chi scatta dietro e può uscire poi allo scoperto come una palla di schioppo. Il ciclismo ci regala volate da brivido decise dal gioco delle scie, figurarsi la F.1. Per cui viene da chiedersi a chi volesse addossare delle responsabilità il numero 1 di Maranello. Una posizione insolita ma non nuova, quella di Vasseur, il quale già a Austin aveva parlato di mancanza di concentrazione della squadra che avevano portato a errori di valutazione, riferendosi alla scellerata strategia di una sosta, scelta per Leclerc. A noi fa piacere che Vasseur evidenzi discrepanze che sino a ieri l’altro venivano sottolineate dai giornalisti e puntualmente negate da Maranello. Come critici siamo sulla stessa linea e finalmente non arrivano più, dai vertici rossi, sterili bugie. I tifosi che attendono un Mondiale (invano) da 16 anni (quasi 17) meritano verità e analisi credibili. Quindi bravo Vasseur. Ma come si vive all’interno della Ferrari questa politica della trasparenza? Come si sentono i tecnici messi pubblicamente sotto accusa? E se invece fosse proprio Vasseur a scaricare le colpe, intuendo che i vertici Ferrari da lui si aspettavano di più? Non bisognerà attendere la fine dell’anno per scoprire  come stanno davvero le cose.