L'ultimo atto

Leo Messi e Kylian Mbappé, ma come finirà la storia di quei due?

È tutto pronto per il gran finale tra Argentina e Francia – La fede del popolo albiceleste è riposta nella Pulce – In casa Bleus nessuno vuole spezzare l'incantesimo del suo fenomeno
©AP/Sanchez
Massimo Solari
17.12.2022 17:00

Che poi, forse, la finale la deciderà Julian Alvarez. O, perché no, Antoine Griezmann. Gregari preziosi, giocatori fondamentali anche, di Argentina e Francia. Tutti però vogliono sapere come finirà la storia mondiale di Lionel Messi. E se a prendersi la scena sarà il compagno ed erede designato alla testa dei migliori del pianeta, Kylian Mbappé. Insomma, su quale maglia verrà cucita la terza stella è questione di pura estetica. Domani pomeriggio – con fischio d’inizio alle 16 svizzere – si deciderà il destino del calcio. E a regnare incontrastata è l’incertezza. Da un lato – quello francese – c’è un virus che un po’ spaventa. Molto di più dell’assenza di Karim Benzema tra gli invitati/evitati dell’ultima ora. Dall’altro, suggerivamo, una vicenda umana e sportiva che è una variabile impazzita: e vederla fallire è parte intrigante del gioco tanto quanto l’attestazione definitiva della sua immensità.

Un coro? No, una preghiera profetica

La fede degli argentini, intanto, è tornata ai massimi livelli. Come ai tempi della guerra delle Malvinas. Come ai tempi della mano di Dio. Il pallone e la devozione che ne discende, sta distogliendo l’attenzione dall’ennesima crisi economia e sociale in patria. Sulle bandiere e sulla pelle, due volti prendono vita. Continuamente. Diego e Lionel, salvatori in cielo e in terra. «Muchachos, ahora nos volvimos a ilusionar/ quiero ganar la tercera, quiero ser campeón mundial» si narra e si canta per le strade di Rosario, Buenos Aires e – certo – a Doha. Una preghiera più che un coro, sì, un messaggio che si spera profetico. Quella del Lusail Stadium sarà l’ultima partita in una Coppa del Mondo per Messi, capitano e infine pure trascinatore. Non è sempre stato così. Anzi. Nell’edizione del 2010, proprio quella di Maradona ct, la Pulce chiuse i fallimentari quarti di finale persi 4-0 con la Germania tra le convulsioni. Per tacere dei conati di vomito che l’hanno spesso accompagnato nelle gare più importanti. Ma la Copa America conquistata al Maracana – contro il Brasile – nel luglio del 2021 ha evidentemente sbloccato qualcosa. Un seme che Qatar 2022 ha visto fiorire in tutta la sua bellezza. Un petalo di magia dopo l’altro. Sino al giorno del giudizio, a 35 anni, al tramonto.

Kylian come Pelé?

Se l’Argentina dovesse vincere, s’interromperebbe il digiuno oramai ventennale delle selezioni sudamericane. Un’eternità, sportivamente parlando. Se a gioire, al contrario, fosse la Francia, beh, verrebbe riscritta una storia alla quale in molti non credevano più. Due titoli di fila – clamoroso – come l’Italia del 1934 e 1938, come il Brasile del 1958 e 1962. A raccogliere l’eredità di Pelé, dunque, sarebbe naturalmente Mbappé. O Rei salì sul tetto del mondo a 17 e 21 anni; il 10 dei Bleus vi riuscirebbe di nuovo a due giorni dal suo 24. compleanno. E – come Pelé – dopo aver già segnato nella sua prima finale, contro la Croazia a Russia 2018. Kylian non ha ancora parlato dall’inizio del torneo. Non fuori dal campo, perlomeno. «E non ho alcuna intenzione di turbare la sua tranquillità, il suo stato d’animo» ha chiarito il ct Didier Deschamps: «Quando avrà voglia di parlare, lo farà. Ora è focalizzato sulla competizione». «Didi», qualche giorno prima che l’Argentina tornasse a festeggiare un titolo che le mancava dal 1993, visse una delle pagine più buie sulla panchina della Francia. Già, la clamorosa eliminazione agli ottavi di Euro 2020, per mano della Svizzera. Un anno e mezzo dopo, però, eccolo ancora lì, a solleticare la gloria. Leggenda tra le sole tre leggende – con Zagallo e Beckenbauer – ad aver vinto un Mondiale sia da giocatore, sia da commissario tecnico. «La nazionale francese è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita professionale. Da sempre» ha affermato non a caso l’allenatore dei transalpini. «Ma non sono io la cosa più importante. È la squadra e io sono al suo servizio» ha aggiunto, interpellato circa il rinnovo del contratto, una priorità per la Federazione. Sul fronte opposto, Lionel Scaloni insegue invece l’apoteosi a soli 44 anni, dopo essere entrato nei cuori del popolo argentino a piccoli passi, con dedizione e umiltà. «Spero che Leo vinca e poi saluti alzando la Coppa: sarebbe magnifico» ha ammesso il tecnico dell’Albiceleste. «Ma sarà Argentina-Francia e non Messi contro Mbappé. La partita potrebbe essere decisa da altri giocatori». Tutti però vogliono conoscere come finirà la storia di quei due.

A differenza dell’avversario, l’Argentina scoppia di salute. Non per questo però il commissario tecnico Lionel Scaloni affronta la finale senza dubbi. Soprattutto in retrovia andrà gestito il rientro di Acuna - squalificato in semifinale - e sciolto il grande dubbio sull’out di destra: chi sarà l’anti-Mbappé, Molina o Montiel? Questo il possibile undici argentino: E. Martinez; Montiel, Romero, Otamendi, Acuna; De Paul, E. Fernandez, Paredes, Mac Allister; Messi, Alvarez. Solo domani mattina, il ct francese Didier Deschamps disporrà degli elementi necessari per decidere. Dei bollettini medici, meglio. Sì, perché il virus influenzale che si è insinuato nello spogliatoio francese rimane l’incognita maggiore a poche ore dalla finale: Rabiot e Upamecano dovrebbero farcela; Varane e Konaté ieri si sono allenati, Coman no. Questo il possibile undici: Lloris; Koundé, Varane, Upamecano, T. Hernandez; Tchouaméni, Rabiot; Dembéle, Griezmann, Mbappé; Giroud.
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