L'incubo che tormenta il Lugano sta diventando senza fine

Nel 2025 il Lugano è la terza peggior squadra della Super League. Questo è quanto emerge dai dati, che oramai, sono inequivocabili. Sì, perché il campione preso in esame è divenuto del tutto significativo: da quattro mesi a questa parte soltanto Yverdon e Sion hanno racimolato meno punti, subìto più gol e segnato meno reti dei bianconeri. E, come detto, non stiamo parlando di una piccola parentesi della stagione, bensì di un arco temporale che racchiude la bellezza di 18 confronti. A quanto equivalgono? Beh, considerando il totale di 36 partite giocate, i conti appaiono assai semplici.
La caduta rovinosa dalla vetta
I 21 punti raccolti, qua e là, nel nuovo anno, rappresentano un bottino a dir poco esiguo e impietoso. Se è vero che – nel contesto di un campionato livellatosi, sì ma verso il basso – sono state poche le squadre ad eccellere in questo lasso di tempo; va altresì riconosciuto che le difficoltà riscontrate dai bianconeri sono emerse in maniera prorompente. Nel resto della Svizzera, infatti, si è vivacchiato, all’insegna di un andamento ciondolante, a mo’ di altalena. Ma non è, questo, il caso dei ticinesi. No, in casa Lugano di alti, ultimamente, se ne ricordano ben pochi.
Dai vertici della graduatoria, la caduta è stata rovinosa e, malauguratamente, la discesa sembra non terminare. Già, fintantoché si concludeva la 24. giornata – a metà febbraio, tre mesi or sono, non bisogna poi tornare indietro di molto – i bianconeri sedevano comodamente in vetta alla classifica. Da lì in poi, udite udite, nessuno, ma proprio nessuno, ha fatto peggio del Lugano. Le 12 sfide più recenti recitano: appena 10 punti immagazzinati, addirittura 8 k.o. patiti e la peggior differenza reti del campionato, frutto del peggior attacco e della seconda difesa più perforata. Difficile, a questo punto, aggiungere altro.
La variabile decisiva?
Urgono, indubbiamente, delle riflessioni approfondite. E una – non foss’altro da un punto di vista esterno – riporta inevitabilmente alla mente l’esonero, con effetto immediato, di Carlos Da Silva. Avvenuto, guarda caso, esattamente il 18 febbraio, ovvero nel momento in cui i bianconeri, da primi della classe, hanno iniziato il proprio tracollo. Una mera coincidenza? Potrebbe anche essere, per carità. Certo è che quella mossa, brusca nei suoi tratti, potrebbe aver incrinato delle certezze. Tuttavia, che sia questo oppure no il motivo scatenante, una struttura apparentemente solida e consolidata come quella bianconera non può e non deve permettersi di crollare come un castello di sabbia. Il treno guidato da Croci-Torti è deragliato e l’intera stagione - inizialmente indirizzata su dei giusti binari – è ora pericolosamente in discussione.
Se il percorso europeo – pur con i rimpianti del caso, legati all’eliminazione per mano dello Celje – ha soddisfatto quelle che erano le aspettative societarie in previsione dell’annata 2024/25, lo stesso non si può dire per ciò che concerne le due competizioni nazionali. La sciagurata sconfitta al cospetto del Bienne ha privato il Lugano della sua quarta finale consecutiva in Coppa Svizzera, che era nel mirino. L’obiettivo in campionato – cioè insediarsi nella top-3 di Super League – pare ormai essere anch’esso svanito. Alla conclusione, infatti, mancano solamente due sfide e i punti di ritardo – dal terzo posto attualmente occupato dallo Young Boys – sono 5. Lo scontro diretto di Cornaredo con i bernesi, previsto all’ultima giornata, potrebbe rivelarsi una risorsa o – nel caso di un’altra eventuale controprestazione a Losanna – diventare una partita pressoché priva di senso.
Un gruppo irriconoscibile
In ballo, in realtà, rimane ancora la possibilità di qualificarsi per una competizione europea in vista del prossimo anno. Che siano quattro o cinque i pass a garantirne l’ingresso – a dipendenza della finale di Coppa Svizzera tra Basilea e Bienne – poco cambia, allo stato attuale delle cose. Prima di tutto, infatti, va risolta una serie di malanni che sembrano essersi radicati nello spirito dei bianconeri. Il Crus ha dichiarato di voler stare più vicino ai suoi ragazzi e che: «Il mio messaggio, ne sono convinto, passa ancora». Sarà, ma il recente passato sembra suggerire altrimenti e gli ultimi scontri diretti con le prime della classe hanno messo a nudo una serie di problematiche preoccupanti. Anche il mister momò, ora, parrebbe vivere un momento di confusione. Certo è che i diversi infortuni che hanno contraddistinto, e continuano a farlo, il 2025 – così come alcune performance inspiegabili di alcuni uomini cardine, o presunti tali - non lo hanno affatto aiutato. Questa formazione - palesemente in affanno dal punto di vista delle energie, fisiche e mentali - non solo ha perso partite e fiducia, ma sembra aver smarrito la propria identità.
Pensare, domenica, di vedere un Lugano sfavillante è pura utopia. Di quel gruppo - sicuro dei propri mezzi e in grado di proporre un gioco propositivo - pare non esserci più traccia. Sarebbe sufficiente, allora, ritrovare una squadra quantomeno unita e ordinata. Perché c’è modo e modo, di perdere. Talvolta, i k.o. inferti ai bianconeri sono stati immeritati o frutto delle circostanze. Le recenti battute d’arresto, invece, sono figlie di un atteggiamento differente. Contro i vodesi, insomma, non si può davvero più sbagliare, almeno non così.