Contromano

Lo spauracchio delle McLaren si chiama Max Verstappen

Il GP dell'Emilia-Romagna ha permesso di dare già uno sguardo anche al prossimo weekend, quando si correrà tra le strade di Monte-Carlo - I piloti della Ferrari hanno dimostrato di essere veloci ma necessitano dei miglioramenti in qualifica - Piastri e Norris, invece, dovranno battagliare fino al termine del mondiale con il fenomeno olandese
Pino Allievi
Pino Allievi
20.05.2025 06:00

Iniziamo da Monte-Carlo, dove si correrà domenica prossima, perché la Ferrari che si è vista in gara a Imola ha mostrato un’aggressività e una compostezza da autorizzare qualche speranza, su un circuito mozzafiato sul quale Leclerc, lo scorso anno, ha dato spettacolo. Ma a Monaco, per vincere, occorre partire davanti: e qui torniamo appunto a quanto è accaduto a Imola sabato, nelle qualifiche, dove le due Ferrari sono rimaste tagliate fuori dalla top-10 che si è giocata la pole position. Una cosa inaudita, mai accaduta prima, conseguenza di scelte sbagliate a livello tecnico e umano. Nodi venuti al pettine che non sono stati una sorpresa per chi vive nell’ambiente ma hanno stupito chi, per la Ferrari, nutre una passione che sconfina nell’amore. Perché è evidente che qualcosa non funziona ai vertici. Nel senso che il presidente John Elkann ha dato un potere totale, e anche mezzi mai profusi prima, a Frederic Vasseur. Ma sinora i risultati non si sono visti e le prospettive sia per il resto del campionato che per la prossima annata in cui le auto cambieranno, non sono proprio felici. Sui perché le risposte potrebbero riempire l’intera pagina che state leggendo. Ve lo risparmiamo, sperando in una svolta immediata che smentisca il dilagante pessimismo. Imola ha però mostrato che Leclerc sta correndo come mai gli era capitato da quando è in F1. Ha maturità e propensione al rischio come pochi, non ha cali di rendimento, sa quando è il momento di attaccare. Hamilton, nei pochi giri in cui domenica la macchina è sembrata funzionare a un buon livello, è tornato il campione incisivo che si conosce. Manca solo la macchina, a due piloti così bravi, così determinati.

Max Verstappen, invece, la macchina l’ha avuta e ha vinto. La Red Bull, che pareva destinata a un lento declino dopo aver perso una miriade di tecnici di valore passati ad altre squadre, ha palesato segni di rinascita con gli ultimi aggiornamenti arrivati fra Miami e Imola. E Verstappen, che sa ottimizzare come nessun altro certe sfumature, ha addirittura messo k.o. le McLaren. Incredibile ma vero, se solo si pensa che alla vigilia della gara emiliano-romagnola si dava per scontato un dominio di Piastri e/o Norris. Verstappen, in realtà, è stato abile a nascondersi nelle qualifiche e poi, alla prima curva, si è presentato in testa con un sorpasso da brividi a Piastri. Max sapeva che era indispensabile rischiare tutto nei primi metri, perché il circuito del Santerno non agevola i sorpassi. E sapeva, anche, che Piastri, da leader del mondiale, non avrebbe rischiato più di tanto mentre Norris, che scattava subito dietro, non poteva concedersi errori.

Solitamente le McLaren passano al comando dopo qualche giro. Stavolta, però, Verstappen ha allungato subito il passo e Piastri si è ritrovato ad ansimare. Idem Norris nel finale, quando si è ritrovato davanti al compagno «orange» per un colpo di fortuna che ha agevolato il suo pit stop in presenza di Safety Car. Insomma, nessuno è stato in grado di andare a infastidire Max. E la cosa ha destato sorpresa perché nessuno si aspettava una Red Bull così veloce e così delicata con le gomme. Come dire che Verstappen sarà lo spauracchio di Piastri e Norris anche nelle restanti 17 gare che mancano alla conclusione del campionato. Una bella preoccupazione per la McLaren, che sperava di avere da subito vita facile e che, nel prosieguo, dovrà risolvere il problema della rivalità tra i suoi piloti, che resta corretta quanto accesissima, come si è visto nel finale, quando Norris ha scavalcato, a fatica, Piastri. Particolari che giocano a favore di Verstappen, sempre che non accadano sconvolgimenti nelle gerarchie. C’è poi da sottolineare la battuta d’arresto della Mercedes (Russell 7., Antonelli ritirato per guasto all’acceleratore), le cui macchine vanno a corrente alternata. Un po’ come le Ferrari. Due grandi decadute, ma c’è tempo per rimediare.

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