Non è un’edizione amica dei rigoristi

Pascal Zuberbühler non ha potuto fare altro che sorridere. Mentre la mente, immaginiamo, viaggiava a ritroso. Al suo fianco, Jürgen Klinsmann stava rispondendo alla domanda di un giornalista brasiliano: «Perché i verdeoro sono stati eliminati?». L’ex bomber tedesco, capitano della squadra tecnica della FIFA che sta analizzando il torneo, ha fornito la sua visione. «Una volta raggiunta dalla Croazia, al 118’, la selezione di Tite non ha avuto il tempo per riprendersi dallo choc. E così, a differenza dell’Argentina che nei supplementari ha ritrovato fiducia e convinzione, sul dischetto hanno prevalso le sensazioni negative». Possibile. Zubi, però, non ha riso per questo. «Ribadirò una banalità, ma non far battere il primo tentativo al miglior rigorista ha ovviamente contribuito al fallimento brasiliano» il pensiero di Klinsmann. Che, agli occhi dell’ex portiere della Nazionale rossocrociata, ha aperto una finestra sul Mondiale del 2006. Ricordate? Köbi Kuhn che sostituisce il nostro tiratore più freddo Alex Frei a un amen dalla fine dell’extra-time, Zuberbühler che illude su Sheva, prima che la lingua di Marco Streller apparecchi il disastro.
«Più coraggiosi»
Al netto delle ferite aperte, l’episodio menzionato da Klinsmann si è inserito in un’analisi più approfondita sul ruolo dei portieri. Un ruolo in perenne mutamento. «Un ruolo interpretato con maggiore coraggio rispetto al passato» hanno sottolineato Zubi e l’ex estremo difensore della Colombia Faryd Mondragón. I numeri uno delle semifinaliste, non a caso, si sono presi la scena nella fase a eliminazione diretta. In particolare al crepuscolo dei match. «Sin qui il 36% dei rigori fischiati nei tempi regolamentari è stato bloccato» ha rilevato Zuberbühler. Più di uno su tre. «Un dato incredibile, dal momento che in Russia - nel 2018 - il tasso di parate era stato del 17%». Includendo le serie di rigori finali, il raffronto è del 34% contro il 25% della scorsa edizione. «Tutto si gioca sul primo passo e dunque sul grado di reattività» ha osservato Zubi, evidenziando come la caduta dell’obbligo di mantenere un piede sulla riga di porta sia stata sfruttata molto bene dai vari Livakovic, Martinez e Bono.
Protagonisti del gioco
Il contributo dei portieri in Qatar è stato misurato in altri due modi. Della partecipazione al gioco, avevamo già parlato negli scorsi giorni. E i dati aggiornati confermano il cambio di paradigma. «Il coinvolgimento degli estremi difensori è davvero importante» ha confermato Zuberbhüler: «Rispetto all’ultimo Mondiale, riscontriamo un aumento dei palloni richiesti pari al 67%: 1.339 a fronte degli 803 in Russia. E pure la ricezione è cresciuta del 5%». Non solo. Il coraggio di cui parlavamo in precedenza, si traduce - con la palla sotto controllo avversario - in una posizione avanzata di un metro rispetto a quattro anni fa. «E un metro è tantissimo se, per esempio, si tratta di anticipare un attaccante in uscita» ha ricordato Mondragón.


