Team New Zealand: «Avevamo il diritto di scegliere Napoli quale sede dell'America's Cup»

È una battaglia senza esclusione di colpi o, meglio, di parole e dichiarazioni quella tra Alinghi Red Bull Racing e Team New Zealand. Non ha infatti tardato ad arrivare la replica degli oceanici alla critica, l'ennesima, del team elvetico, contrariato per il fatto che la scelta di Napoli quale sede ospitante della prossima edizione dell'America's Cup, la competizione velistica più importante al mondo, fosse stata effettuata in maniera arbitraria.
«Abbiamo il diritto e la responsabilità di scegliere la sede di regata», hanno risposto i neozelandesi in dichiarazioni riportate da Stuff. I Kiwi hanno quindi puntualizzato di «continuare a impegnarsi nella creazione di un partenariato con le altre squadre per le edizioni future dell'America's Cup».
A queste prime dichiarazioni, Team New Zealand ne ha quindi fatta seguire una seconda nella quale citava un accordo con il challenger of record di Athena Racing che, in quanto prima imbarcazione a lanciare la sfida ai detentori del trofeo, ha il diritto di discutere con gli oceanici il protocollo, cioè le regole, della prossima edizione del torneo. Nella dichiarazione veniva quindi sottolineato come Napoli quale sede di regata sia stata «determinata e annunciata entro otto mesi dalla rassegna andata in scena a Barcellona».
In un evento nella città ai piedi del Vesuvio volto a promuovere l'edizione italiana dell'America's Cup a cui hanno partecipato anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, Grant Dalton, il potente chief executive di Team New Zealand, ha difeso la scelta della sede di regata precisando: «non avrei potuto desiderare di meglio».
Che cosa contestava, esattamente, Alinghi?
Ma che cosa contestava esattamente Alinghi con il suo ultimo comunicato stampa? Nonostante il team elvetico consideri Napoli una sede ottimale per organizzare le regate della 38. America's Cup, ritiene che Team New Zealand non abbia «alcun diritto» di scegliere la sede «senza aver prima concordato un protocollo con il challenger of record Athena Racing, che non è stato consultato in merito alla scelta della sede ospitante, un elemento che ha un impatto critico su tutti i team sfidanti in termini di costi e di logistica». Alinghi aggiunge quindi che, «firmando un accordo commerciale con la città ospitante che include le regate delle Challenger Series per la Louis Vuitton Cup (coppa che decreta chi sarà a contendere l'America's Cup agli oceanici, ndr.), Team New Zealand ha venduto qualcosa su cui non detiene i diritti. Questo non è accettabile».
Come già in passato, la squadra elvetica ha quindi denunciato mancanza di trasparenza da parte dei Kiwi. «La mancanza di trasparenza sui termini dell’accordo relativo alla sede raggiunto da Team New Zealand solleva una domanda fondamentale: come può essere approvata una sede senza che né la città ospitante né nessuno dei team sfidanti sappiano quale sarà il format della regata?», si chiede Alinghi, che poi osserva: «Questa è solo l’ultima dimostrazione del fallimento del defender nel rispettare i propri doveri fiduciari in qualità di trustee dell’America’s Cup».
Alinghi, che in aprile aveva annunciato il suo ritiro dalla 38. edizione della competizione velistica più importante al mondo (ritiro poi messo in discussione da Grant Dalton), apre quindi alla possibilità di una sua eventuale partecipazione. «Crediamo che il successo dell’America’s Cup dipenda dalla trasparenza, dalla fiducia e da una visione condivisa tra tutti i partecipanti. Restiamo fiduciosi sul fatto che sia possibile concordare un protocollo condiviso tra il defender e il challenger of record che stabilisca uno scenario sportivo equo per l’organizzazione delle regate e un evento che sia commercialmente sostenibile per tutti i team coinvolti nell’America’s Cup. Se questo obiettivo sarà raggiunto, allora Alinghi sarà pronta a valutare le modalità con cui far parte di questo futuro, specialmente in una sede straordinaria come Napoli, nel 2027, in un contesto davvero all’altezza della più prestigiosa competizione velica al mondo».
In supporto del team elvetico
Alinghi non è comunque l'unica squadra a lamentarsi per il modo in cui Team New Zealand sta organizzando la prossima edizione dell'America's Cup. In prima fila, in questo senso, c'è il challenger of record, i britannici di Athena Racing. In merito all'annuncio della sede di regata per la prossima edizione della competizione velistica, Sir Ben Ainslie (timoniere nonché anima della squadra) ha detto che esso è stato «prematuro, nella migliore delle ipotesi». «In genere, un accordo di ospitalità è seguito solo dalla pubblicazione di un protocollo concordato. In sua assenza, è quindi difficile capire esattamente cosa sia stato deciso tra Team New Zealand e il Governo italiano, poiché il quadro sportivo e i dettagli dell'evento non esistono ancora», ha aggiunto Athena . «Qualsiasi accordo di ospitalità vincolerà gli sfidanti a obblighi finanziari e organizzativi, nonché a potenziali responsabilità, rendendo la sua divulgazione fondamentale per la partecipazione e l'impegno dei team alla 38. America's Cup».
Athena, che in qualità di challenger of record rappresenta anche tutti gli altri sfidanti, ha poi precisato che, nonostante siano stati fatti passi avanti da parte di Team New Zealand, permangono «ostacoli significativi nel concordare un protocollo sportivo equo».
A dare manforte ad Athena e Alinghi ci sono infine gli statunitensi di American Magic, i quali hanno persino minacciato di ritirarsi dalla competizione. La squadra che fa capo al New York Yacht Club ha detto che «senza il quadro strutturale necessario affinché gli sfidanti possano portare avanti campagne valide, rimarrà estremamente difficile liberare il potenziale dell'America's Cup come proprietà sportiva moderna e di rilevanza mondiale. Continuiamo a supportare il challenger of record nei suoi sforzi per garantire un protocollo aperto ed equilibrato, poiché senza i cambiamenti significativi che [Athena] sta sostenendo, è difficile vedere come il NYYC American Magic possa partecipare alla 38. America's Cup».
I due team anglofoni hanno inoltre detto di essere preoccupati che la mancanza di trasparenza sul protocollo da parte di New Zealand possa compromettere l'equità sportiva della competizione. A queste accuse, gli oceanici hanno riposto diffondendo una bozza del regolamento dell'edizione italiana, «a dimostrazione di completa trasparenza».
Le prese di posizione delle altre squadre
Detto degli attacchi lanciati da alcuni degli sfidanti a Team New Zealand per il mondo in cui sta organizzando la prossima edizione dell'America's Cup, le altre squadre che posizione hanno preso? Gli italiani di Luna Rossa, imbarcazione data tra le favorite per la vittoria finale e che potrà disputare la competizione sulle acque di casa, si sono rifiutati di commentare la disputa.
Diversamente ha fatto Stephen Kandler, co-amministratore delegato del team francese K-Challenge, secondo cui le critiche mosse contro Team New Zealand sono un tentativo di «influenzare le regole della futura manifestazione».