Dopo il campo

E adesso spazio al «marchio Federer»

Simbolo dell'eleganza e, in parte, del lusso, Roger non avrà problemi a districarsi anche nel post carriera
© PHOTOPRESS/ALEXANDRA WEY
Red. Online
15.09.2022 19:49

Secondo Lionel Maltese, un economista con una passionaccia per il tennis, la nascita del cosiddetto marchio Federer risale all’inizio della collaborazione con Rolex, nel 2001. E proprio l’orologio, al polso, ha segnato il tempo e i successi di un’intera carriera. L’azienda elvetica, in particolare, ha costruito la partnership con il basilese sfruttando principi quali l’eleganza, l’autenticità e l’eccellenza. Federer, in fondo, non ha mai dovuto forzare il suo modo di essere né cambiare personalità: per dirla con Maltese, «era perfettamente allineato con questi principi».

Le vittorie, a cominciare dal primo Slam nel 2003, a Wimbledon, hanno attirato sponsor di fascia alta, se non altissima. In linea, appunto, con l’immagine – elegante ancorché potente – che proiettava in campo: Wilson, Mercedes-Benz, Moët & Chandon. Tanti hanno investito nel fenomeno, ancora di più i marchi che lo hanno cercato.

Le cosiddette garanzie

Federer, rimanendo in campo sportivo, ha pure aperto la strada alle cosiddette garanzie. Premi in denaro, cioè, promessi a questo o quell’atleta per convincerlo a sposare un determinato torneo sul lungo periodo. Nel 1999, ad esempio, gli organizzatori dell’ATP di Marsiglia misero sul piatto un milione di euro, circa, per avere un giovanissimo Federer sull’arco di cinque anni. Con il passare degli anni, Roger è diventato l’attrazione principale. In determinati casi l’unica.

Come Michael Jordan, ne ha parlato al CdT anche lo scrittore Charles Haroche, l’immagine quasi senza tempo di Federer ha attraversato gli anni senza intaccarsi minimamente. Secondo Forbes, rivista specializzata in economia e finanza, nel 2019 il 93% dei ricavi di Federer, stimati in 86 milioni di dollari, proveniva dai suoi sponsor. Anche perché, secondo logica, le sue apparizioni in campo stavano diventando più rare. E meno vincenti, complici gli infortuni.

Il lusso, il mondo, la fondazione

Poliglotta, Federer è diventato un ambasciatore del lusso nel mondo. Ma, allo stesso tempo, non ha mai perso di vista l’aspetto più umano, legato alla beneficenza e all’educazione. Un esempio? La partita di esibizione-beneficenza contro Rafael Nadal, davanti a qualcosa come 50 mila persone, a Cape Town nel 2020, oppure l’asta di alcuni suoi abiti di scena che ha fruttato quasi quattro milioni di euro alla sua Roger Federer Foundation.

Il post carriera, insomma, non sarà un problema: «Federer – ha concluso Maltese – è come una destinazione da sogno. Il richiamo è naturale, non c’è bisogno di fare marketing. Il suo marchio funzionerà ancora».

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