I cinque insegnamenti di Wimbledon

Rafforzamento del duopolio Sinner-Alcaraz, occasione mancata per Novak Djokovic e il nuovo che avanza: ecco cinque insegnamenti di Wimbledon, terzo appuntamento del Grande Slam che è terminato domenica.
Sinner, Alcaraz e il resto del mondo
Fino a quest’anno Jannik Sinner regnava sul duro, mentre Carlos Alcaraz sulla terra battuta e sull’erba. Se il ventiduenne spagnolo è riuscito in extremis, salvando tre match-point, a conservare il suo titolo al Roland-Garros, il suo rivale italiano ventitreenne gli ha sottratto lo scettro di campione di Wimbledon, sotto l’egida spagnola da due anni. Sull’erba, «Jannik si posiziona molto bene», giudica Simone Vagnozzi, uno dei suoi allenatori. «Arriva a scivolare sull’erba come sulla terra battuta e ha un ottimo timing nei colpi, che gli permette di giocare da fondo campo come se fosse sul terreno duro», aggiunge. Segno del loro crescente controllo sulla concorrenza, Alcaraz e Sinner hanno condiviso gli ultimi sette titoli del Grande Slam, e i loro tre ultimi incontri sono stati delle finali di Masters 1000 o di tornei maggiori.
Djokovic di fronte a una montagna
Novak Djokovic, l’ultimo dei «Big 3» in attività dopo i ritiri di Roger Federer e Rafael Nadal, è ben cosciente della crescente difficoltà che risiede nella conquista del venticinquesimo titolo record in Grande Slam, di cui è alla ricerca da quasi due anni. «In termini di livello di gioco, ho il sentimento di potermi battere alla pari» con Alcaraz e Sinner, ha dichiarato il trentottenne serbo prima della sua sconfitta in tre set in semifinale contro l’italiano. Ma per vincere un Grande Slam dovrà molto probabilmente riuscire a battere i due «duopolisti». «Spero che sarò in grado di affrontarlo fisicamente», ha anche aggiunto l’ex numero uno mondiale, sconfitto da una «brutta scivolata» nei quarti di finale e costretto all’abbandono in gennaio nelle semifinali dell’Open d’Australia. Per raggiungere l’intensità della rivalità fra i membri dei «Big 3», Sinner e Alcaraz «hanno ancora della strada da fare», ha detto l’allenatore dell’altoatesino Darren Cahill. «Ma hanno iniziato molto bene!».
Swiatek e Sinner di nuovo in attività
Iga Swiatek e Jannik Sinner hanno sollevato a Wimbledon il loro primo trofeo dopo la fine della loro sospensione legata a dei controlli antidoping positivi – di cui l’origine accidentale è stata, tuttavia, riconosciuta dalle autorità dell’antidoping. Senza fare esplicitamente riferimento al loro periodo di sospensione (un mese a fine 2024 per la polacca e metà febbraio - 4 maggio per l’italiano), i due campioni hanno sottolineato le sfide che hanno attraversato. «In questi ultimi mesi, il modo in cui sono stata descritta dai media – polacchi in particolare – non è stata molto gradevole», ha riferito – con una eufemistica litote – Swiatek. «Spero che mi lasceranno in pace» dato che «ho dimostrato che sapevo ciò che facevo», aggiunge assieme alla sua squadra. «Solo i miei cari sanno esattamente cosa abbiamo passato sul campo e fuori, e ciò è stato tutto fuorché facile», ha rincarato Sinner.
Una gioventù affamata
Per la prima volta nel Grande Slam, i quattro protagonisti delle finali maschili e femminili di Wimbledon erano tutti nati nel XXI secolo. Fra le donne, Iga Swiatek e la sua vittima Amanda Anisimova, sbaragliata con un doppio 6-0 inedito dal 1988 nelle finali di un torneo maggiore, sono entrambe nate nel 2001. A rispettivamente 22 e 23 anni, Alcaraz e Sinner sono stati i finalisti di Wimbledon la cui età sommata dava il risultato più basso dal 2006, quando Roger Federer (24 anni) batteva Rafael Nadal (20 anni).
Calore e siccità
Dal momento in cui il Sud e l’Ovest dell’Europa sono stati soffocati da un’ondata di calore a fine giugno, Wimbledon non ha fatto eccezione. «Si pensa che a Londra non faccia più caldo, ma il giorno in cui ho giocato, fra le 11.00 e le 15.00, c’erano più di 33°C e 60% di umidità credo, e le ho avvertite», ha detto il francese Arthur Cazaux, vincitore in cinque set nella sua prima apparizione nella competizione. «Non mi sono sentito bene (durante) il match e ancora di meno dopo la sua conclusione». La stessa storia si è ripetuta alla fine della quindicina, quando le semifinali femminili sono state interrotte da un certo numero di spettatori, molti dei quali erano seduti al sole e si sentivano male. Se qualche volta ha piovuto durante la quindicina, i prati verdi del «giardino inglese» vantati dagli organizzatori, sono progressivamente mutati in un giallo paglia a causa della mancanza di precipitazioni. Il riscaldamento globale sta accelerando la frequenza e l'intensità dei periodi di siccità e di caldo.