La classifica

Le dieci partite che hanno definito Roger Federer

Dal passaggio di consegne con Pete Sampras alla semifinale contro Rafael Nadal a Wimbledon nel 2019
© AP/Mike Egerton
Marcello Pelizzari
15.09.2022 17:48

Ah, maledetta nostalgia. Eccola, puntuale, di fronte al ritiro del numero uno. Se non di sempre, quantomeno dei nostri cuori. Quante partite, quante vittorie, quanti colpi eccezionali. Qualche sconfitta, è vero, anche dolorosa. Ma Roger Federer ha segnato un’epoca. Del tennis, ma non solo. Proviamo, allora, a riavvolgere il nastro. E ad estrarre dal cilindro alcune chicche memorabili.

Federer contro Sampras, Wimbledon 2001

Estate 2001. Un’estate spensierata, per Roger e per il resto del mondo. Per dire: gli attentati alle Torri Gemelle, mentre il nostro rispediva palline dall’altra parte della rete, erano solo un’idea, folle, nelle menti dei suoi interpreti. Federer, classe 1981, aveva ancora i segni dell’acne adolescenziale quando, agli ottavi di Wimbledon, sconfisse nientepopodimeno che Pete Sampras. Il grande, invincibile Pete Sampras. Capelli lunghi con tanto di codino, collanina invero un pochino tamarra, l’elvetico sconfisse l’americano con un incredibile 7-6, 5-7, 6-4, 6-7, 7-5. Particolare: Sampras, a Wimbledon, non perdeva dal 1996 o, se preferite, da 31 partite filate. Il Times scrisse così: «Il giorno in cui tutto è cambiato». Il passaggio di consegne fra il vecchio e il nuovo. Che avanzava, fortissimo. Magnifica l’esultanza: Roger a terra, in ginocchio, con le mani nei capelli. Quasi incredulo. Ma felice.

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Federer contro Roddick, Basilea 2002

Prima di Rafael Nadal. Prima di Novak Djokovic. Prima dei due rivali più forti, insomma, c’era Andy Roddick. Era quella, inizialmente, la sfida delle sfide. A Basilea, quindi a casa di Roger, l’americano schiacciò sopra la rete. Quindi, fece per voltarsi convinto di aver conquistato il punto. Della serie: è fatta. Niente affatto. Rincorsa di Federer, salto e colpo con tanto di taglio a rientrare. Roba da matti. Roddick non poté fare altro che attraversare il campo e porgergli la racchetta. Una roba tipo «ti stimo, fratello». Spoiler: nelle tante finali giocate, Roddick non riuscì mai a battere l’amico-nemico. Memorabile il lungo confronto a Wimbledon nel 2009.

Federer-Nadal, Wimbledon 2007

All’epoca, semplicemente, Federer era un essere superiore. Un alieno. Soprattutto sull’erba. Il solo che riusciva a batterlo, beh, era Rafael Nadal. Lo spagnolo, non a caso, sfiorò l’impresa nel giardino di Roger, a Londra, cedendo solo al quinto set contro un Federer capace, oltre al talento, di sfoderare una grinta fuori dal comune. L’anno dopo, il maiorchino sarebbe riuscito a battere l’elvetico. Sudando, va da sé.

Federer-Haas, Roland Garros 2009

Se Wimbledon era la villa privata di sua maestà Roger Federer, Parigi era l’appartamento reale di Rafael Nadal. Il basilese, però, sfruttò uno dei pochissimi passi falsi dell’iberico per mettere la firma, almeno una volta in carriera, sul Roland Garros. Essere il più grande, per forza di cose, significava centrare il cosiddetto Career Slam, ovvero vincere almeno una volta tutti e quattro i tornei major. Quando lo spagnolo cadde contro lo svedese Söderling, Federer sapeva di avere una chance più unica che rara. All’indomani, giocò contro Haas. Un top10 piuttosto solido, che mai però era riuscito a impensierire Roger. Bloccato, addirittura ipnotizzato, Federer finì sotto per due set a zero. Nel terzo, sul 3-4, riuscì a salvare capra e cavoli con un dritto a uscire. Fosse andata male, il tedesco avrebbe servito per il match. Andò bene, per fortuna.

Federer-Djokovic, US Open 2009

Nel 2009, forte di cinque titoli consecutivi a Flushing Meadows, Federer era il favoritissimo per aggiudicarsi, una volta ancora, gli US Open. In semifinale, si sbarazzò di Novak Djokovic senza soffrire. Anzi, si concesse pure un tweener nel terzo e ultimo set, avanti 6-5 e 0-30. Dicesi tweener il colpo impossibile, sotto le gambe, schiena alla rete. «Il più bello della carriera» disse in seguito Roger, che però perse quell’edizione in finale contro Del Potro.

Federer-Djokovic, Roland Garros 2011

Per molti, Corsera in primis, la partita perfetta di Federer sulla terra battuta. Parigi, semifinale, Roger contro Novak: vittoria in quattro set (7-6, 6-3, 3-6, 7-6) ai danni di un Djokovic che, quella stagione, era ancora imbattuto. Una vittoria, come si direbbe nel calcio, figlia del gioco e frutto di un tennis al limite della leggenda: anticipi, colpi a effetto, follia lucida, ace. «Ohlala» urlavano i francesi in tribuna.

Federer-Del Potro, Londra 2012

Alle Olimpiadi, per forza di cose, Roger Federer si iscrisse soltanto alle prove di tennis. Ma quella contro Del Potro fu, a tutti gli effetti, una maratona. Lunga, lunghissima, estenuante, praticamente un film di Stanley Kubrick ma con ritmi molto più indiavolati. Il tutto nel contesto di una semifinale, nel giardino di Wimbledon prestato per l’occasione ai Giochi. Si giocava al meglio dei tre set ma la partita, nonostante ciò, durò qualcosa come quattro ore e ventisei minuti. Vinse Federer, dopo un’interminabile terza frazione, con un 19-17 rimasto negli annali. Del Potro finì quella partita fra le lacrime, di delusione e dolore (fisico). In finale, per forza di cose, Federer finì per cedere di schianto contro Murray.

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Federer-Nadal, Australian Open 2017

Roger Federer? Ma va, è finito. Ma figurati. Ma pensa te. Ma cosa vuoi che faccia? Prima di quell’Australian Open, ricordiamo, gli scettici superavano di gran lunga i cosiddetti adepti. E invece, dopo sei mesi passati a casa per curarsi da un infortunio, Federer non solo tornò in campo: vinse, superando in finale Nadal. Entrò in campo senza ansie né condizionamenti di sorta. Senza niente da perdere, volendo usare un’espressione abusata. Si aggiudicò il torneo con il risultato di 6-4, 3-6, 6-1, 3-6, 6-3. Devastante uno scambio nel quinto set, durato 26 colpi, chiuso in apnea con un dritto lungolinea.

Federer-Cilic, Australian Open 2018

Eccolo, lo Slam numero 20. Sembrava impossibile, e invece… Roger Federer, alla fine, rimarrà il primo tennista nella storia ad aver raggiunto una simile vetta. Ci arrivò, appunto, nel 2018, grazie alla battaglia estenuante (cinque set, 6-2, 6-7, 6-3, 3-6, 6-1) contro Marin Cilic. Da brividi il finale, con una palla break annullata.

Federer-Nadal, Wimbledon 2019

Avremmo potuto citare la finale, è vero, perché rimane un capolavoro nonostante la sconfitta. Tant’è che Paolo Bertolucci, a suo tempo, al nostro giornale disse: «Sarebbe stato bello se Roger e Novak fossero andati avanti in eterno. Nella mia testa stanno ancora giocando. Il tennis è spietato, eppure quella era la classica partita da X. Pareggio tutta la vita». Ma a noi, inguaribili romantici, piace fare un passo indietro. E citare la semifinale, che vedeva di fronte Roger e Rafael Nadal. A quasi 38 anni, dopo una prova tutta cuore, talento, volée, dritti e rovesci da manuale del tennis, l’elvetico sconfisse l’amico-rivale con il punteggio di 7-6, 1-6, 6-3, 6-4.

Ah, maledetta nostalgia.

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