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Lugano-Roma, solo andata: «Non mangiate la marmotta»

E ancora: è un buon accordo, quello che si profila per la Svizzera con la riduzione dei dazi dal 39% al 15%? Marcello Pelizzari e Carlo Tecce si confrontano sui temi più caldi a cavallo del confine

Carlo, iniziamo dalla polemica della settimana. Una polemica in salsa svizzera: uno chef vallesano molto quotato è stato preso di mira, nelle recensioni su Google, per aver proposto la marmotta nel suo ristorante… Che ne pensi?
«Penso di aver voglia di un mondo con meno chef e cuochi. Perché basta, davvero: sono inflazionati tant’è che, come tutti sono allenatori della nazionale, oramai tutti sono chef. Siamo arrivati a un livello di attenzione attorno alla cucina quasi intollerabile. Non sono quasi mai d’accordo con Aldo Grasso, soprattutto nell’ultimo periodo, ma questa cosa interessa poco. Grasso, però, qualche giorno fa ha scritto un articolo che avrei controfirmato. Gli chef, ha spiegato, rischiano di rovinare l'alimentazione. E nel ribadirlo ricordava questo: mentre negli anni Cinquanta e Sessanta la televisione era piena di educatori, adesso la televisione è piena di chef. E ancora: mentre allora c’era un educatore che insegnava anche la corretta alimentazione, adesso ci sono questi chef che insegnano l’impiattamento, la doppia cottura, la cottura lenta, il crunch, la consistenza. Tutti i sintomi di una società, diciamolo, alla deriva. Perché va bene il programma dello chef, magari il format internazionale, e ce ne sono tanti in Europa, ma qui in Italia, nella televisione italiana, c’è un moltiplicarsi di chef. Alcuni hanno appeso le pentole a chiodo da decenni. Ma stanno lì a insegnare a mettere il crunch nel latte macchiato. Ecco, io non ne posso più. Alcuni mi sono simpatici, assecondano i miei gusti, altri meno. Oramai, si è creato pure imbarazzo quando vai a cena da amici o li inviti a casa: sono lì, tutti, anche i miei figli, a pretendere un impiattamento di livello. Mi sembra si sia raggiunto il limite, no?».

Io credo che la summa di quanto detto sia la carbocrema. Che, di per sé, non esiste. Cioè, si fa la carbonara e basta…
«Esatto sì. Ma citerei anche il tiramisù scomposto. Il piatto a rovescio. Capisco ci sia voglia di inventare, di aumentare le proposte, di migliorarsi, spesso anche per giustificare i prezzi. Molti, però vanno in televisione per guadagnare quei soldi che non riescono a guadagnare con i ristoranti stellati. Ristoranti che costano tantissimo, perché tenere in piedi un locale stellato con quel consumo di lavoro, di cibo e di energia elettrica, sicuramente richiede spese folli che neanche i prezzi folli dei ristoranti stellati giustificano. Anche perché pochi coperti significa poche persone. Sulla marmotta non ho molto da aggiungere, è una cosa che si commenta da sola. Sugli chef aggiungo, invece, che è ora di dire basta».

Allora, la marmotta è tutto grasso che cola e il grasso ci riporta alla ciccia, cioè ai regali che una carovana di imprenditori e miliardari svizzeri ha consegnato a Donald Trump? Il risultato? Lo sforzo di questa diplomazia privata, congiuntamente a quella politica, ha consentito alla Svizzera di strappare una riduzione dei temutissimi dazi: dal 39% al 15%. Abbiamo imparato l’arte del paraculismo?
«Mi sembra un buon accordo per la Svizzera, soprattutto rispetto alle premesse. L’intesa conferma che Trump gradisce, soprattutto, interlocutori che lo blandiscono, lo coccolano, lo accarezzano. Questo è successo, rimanendo alla Svizzera, e questa cosa ha suscitato in lui un sentimento diverso. Resta un dato di fatto, e cioè un atteggiamento, come dire, un po’ spericolato a livello di relazioni bilaterali o multilaterali, soprattutto nel commercio, fra minacce e cifre sparate un po’ a caso, con i mercati che non capiscono dove sia il bluff e dove sia invece nascosta la verità. Però, alla fine, il messaggio politico che lui dà ai suoi elettori, che non si trovano né in Svizzera, né in Germania, né tantomeno in Italia, è che gli Stati Uniti d'America si faranno rispettare da tutti. Della serie: non ci sarà più scompenso in termini di bilancia commerciale con l'Europa, per esempio, immagino anche nei confronti della Cina».

La bilancia commerciale passa pure dalle armi, giusto?
«In Italia, è polemica di questi giorni, si sta discutendo se o meglio come aderire al programma americano per inviare armi all’Ucraina. Armi pagate dagli europei e vendute, non regalate, dagli americani. Mi spiego: la Germania e altri Paesi come la Finlandia e hanno sottoscritto accordi con l’amministrazione americana e con l'industria bellica americana per acquistare delle armi da girare a Kiev. Il messaggio politico è fantastico per Trump, al di là del valore intrinseco del materiale bellico che viene acquistato. L’Europa, oltre ad arricchire l’industria bellica americana e a non farsene una propria, contribuisce ad arricchire il consenso del presidente. Lo trovo meraviglioso, da un punto di vista chiaramente masochistico».

A proposito di masochismo, l'Italia l'anno prossimo andrà o no ai Mondiali, ora che è praticamente certo che gli Azzurri disputeranno gli spareggi?
«Mi è difficile dirlo. Io direi, oggi, 50 e 50. Ma perché? Per una questione soprattutto mentale, non tanto tecnica. L’altra sera, a un certo punto, sul web ho visto questo titolo: Postolachi vicino al gol. Ho avuto un momento di spesamento. Ma chi è Postolachi, con tutto il rispetto? È un giocatore italiano? No, non è un nostro giocatore, ma un giocatore della squadra avversaria, la Moldavia. Al quarantesimo del primo tempo ha avuto una grande occasione, cioè l'Italia ha concluso sullo zero a zero il primo tempo contro una squadra che ha preso 11 gol, 11 palloni, 11 reti dalla Norvegia. Sì, ci mettiamo la motivazione, la condizione fisica, tutte le scuse che in Italia vengono utilizzate per giustificare i fallimenti sportivi e non sportivi, ma oggettivamente una squadra che non riesce a sfondare il terribile muro della Moldavia, beh, è una squadra che non può essere favorita agli spareggi per andare al Mondiale, soprattutto avendone persi già altri due con un’altra nazionale temibile, la Macedonia, e precedentemente ancora con la Svezia. Quindi, è difficile fare previsioni: molto dipenderà dalla forza mentale con la quale l'Italia arriverà a queste partite, con la libertà di pensiero che potranno avere i giocatori. Poi, per piagnercela un po’ insieme, come si dice a Roma, alla fine è comunque scandalosa l’organizzazione della FIFA che penalizza fortemente l’Europa. Premi altre confederazioni, altri continenti, mentre l’Italia si ritrova agli spareggi pur avendo vinto tutte le partite tranne una. La qualificazione non ha più senso, fatta in questo modo, tanto è vero che, ne parlava Buffon qualche giorno fa in un’intervista, la FIFA sta pensando in futuro di fare un girone unico, stile Champions League, per far emergere le squadre che meritano davvero di andare al Mondiale».

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