Anche la Svizzera pensa alle «autostrade elettriche»

Un «asfalto magico». Che permette di ricaricare le auto elettriche mentre viaggiano. Una tecnologia che sembra uscita da un film fantascientifico, ambientato in un futuro «lontano lontano». E invece no, è la realtà di oggi. Dal circuito sperimentale «Arena del futuro», lungo l'autostrada A35 «BreBeMi», tra Brescia e Milano, potrebbe arrivare anche in Svizzera, molto presto. «È un progetto rivoluzionario», esclama con toni trionfalistici il presidente della società, Francesco Bettoni. «Abbiamo realizzato l'impossibile», aggiunge. I nomi di primo piano, scorrendo la lista dei partner, non mancano di certo: ABB, Stellantis, il Politecnico di Milano le Università di Parma e Roma, Iveco e tanti altri.
Il sistema che rende la strada «magica» si chiama Dynamic Wireless Power Transfer e consente, a un qualsiasi tipo di veicolo elettrico, di ricaricarsi mentre ci viaggia sopra. Le corsie dedicate, contrassegnate da un'icona che raffigura un'automobile accompagnata dal familiare simbolo della rete senza fili, funzionano grazie a una serie di spire collocate sotto l'asfalto, le quali trasferiscono energia ai mezzi (auto, autoarticolato o autocarro, autobus). Un sistema di mobilità a “zero emissioni”, che include vari elementi messi a punto dalle industrie coinvolte: dall'asfalto stesso alle centraline passando per cablaggi, vari tipi di veicoli elettrici e connettività 5G.

«Il futuro è già qui»
«Vogliamo dare una mano a ridurre il carico di inquinamento del corridoio padano, nel quale scorre la nostra autostrada», spiega Bettoni. «Mesi e mesi di lavoro, di attività scientifica, di coinvolgimento di grandi realtà istituzionali più altri attori e autorità, per lanciare questa iniziativa. Siamo i primi al mondo, abbiamo valutato varie tecnologie e varie soluzioni. Abbiamo scelto questa e oggi siamo il progetto più avanzato al mondo, anche perché è caratterizzato dal suo appoggio alla corrente continua e non a quella alternata».


Con questi requisiti di partenza, sono state fatte tutte le sperimentazioni. La dimostrazione in grande stile, avvenuta appunto nell'«Arena del futuro», dimostra l'implementazione su dimensioni reali, in scala «uno a uno» e con mezzi reali. «Il prossimo obiettivo, la fase tre del nostro progetto, sarà quella di rispondere a una serie di domande: il consumo di batterie si riduce? Le emissioni calano? Com'è il carico sulla rete elettrica? Senza dimenticare l'obiettivo di costruire tutta l'infrastruttura sfruttando energia rinnovabile».
Tempi da primato
I tempi di messa a punto e integrazione sono da primato. Bettoni è ottimista: «In questo periodo sto organizzando degli incontri per trovare dei finanziatori. Se tutto va bene, possiamo mettere in cantiere la tecnologia sul nostro tratto autostradale nella seconda metà del 2023. Mettiamo che a luglio abbiamo già concluso tutti gli accordi... nel giro di quattro, cinque mesi contiamo di aver già realizzato la parte più importante del progetto. A inizio 2024, insomma, potremmo già vedere le prime auto camminare e, nel contempo, ricaricare le batterie», sostiene il nostro interlocutore.
L'interesse dalla Svizzera
E la Svizzera? «Nelle prossime settimane incontreremo persone di primo piano e fortemente interessate a realizzare il nostro progetto in Svizzera. Si tratta di profili che operano a livello nazionale».
La posta in gioco, quindi, sembra interessare la Confederazione ai massimi livelli. Alla domanda su chi fossero le persone in programma negli incontri, il presidente dell'A35 Brebemi si è limitato a rispondere con un sorridente «Eh, mi permetta di restare assolutamente silenzioso su questi dettagli e sui nominativi...».


La Confederazione, secondo l'intervistato, ha tutto per «sposare» questa tecnologia: «La cultura dell'ecologia, lo spirito dell'economia circolare, l'adesione a tutti i trattati internazionali sulla difesa dell'ambiente... troveremo terreno fertile per sviluppare questo progetto in Svizzera».
Ma il progetto non si ferma di certo tra Italia e Svizzera: «Sì—ammette—, abbiamo avuto contatti con la Francia, con l'Australia, gli Emirati e gli Stati Uniti d'America. Il 16 luglio, poi, ci sarà una presentazione proprio nel corso del Gran Premio di Formula E a Manhattan». L'idea e i contatti, insomma, si stanno sviluppando in tutto il mondo. E stiamo parlando di contatti seri, credibili, secondo Bettoni.


Un ricevitore... e i costi
Per sfruttare la carica trasmessa «senza fili» dall'asfalto «elettrico», i veicoli dovranno dotarsi di un ricevitore. «Ma è una cosa di poco conto. Anzi, io immagino già la Tesla che invita tutti i proprietari a farselo installare sulla propria auto. Lo stesso discorso vale per tutte le altre marche e tutti gli altri modelli, senza alcuna limitazione. Il sistema si applica alla perfezione».
Il tratto autostradale, che Bettoni ricorda essere il primo totalmente privato, è sottoposto a pedaggio. Al costo del pedaggio sarà poi aggiunto il costo dell'energia elettrica consumata per «farsi trasportare». «È come il contatore installato nelle case per la bolletta che ci arriva per posta. Solo che invece di aspettare la fine del mese o del trimestre, comunicherà l'importo all'uscita della nostra tratta».
L'ingegnere non è in grado di fornire, oggi, un'idea di quanto potrebbe costare al conducente questa ricarica, ma fornisce qualche dettaglio sugli investimenti da mettere sul tavolo per la costruzione di tutta l'infrastruttura: «Da un milione e mezzo a due milioni per coprire un chilometro con il Dynamic Wireless Power Transfer. Ma sono convinto che questi costi si abbatteranno nell'arco di poco tempo, grazie all'industrializzazione e all'ottimizzazione in scala di tutti i processi».