Il caso

Big Tech e licenziamenti: come mai Apple sta resistendo?

A differenza degli altri il gigante di Cupertino sta difendendo un primato, riuscendo – almeno per ora – a non tagliare nessun posto
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Irene Solari
21.02.2023 21:30

Non sono stati mesi facili per il mondo Big Tech, lo sappiamo. Il 2022 è stato un anno complicato, che ha sofferto delle forti ripercussioni della guerra in Ucraina e dei pesanti strascichi della pandemia. Con la conseguenza che i giganti della tecnologia si sono visti sempre più spesso costretti a licenziamenti di massa dei propri dipendenti. Basti solo pensare ai recenti casi di Amazon, Meta, Google. Senza tralasciare il caso di Twitter. Il social dell’uccellino azzurro ha, tra tutti, vissuto forse l’anno con più sconvolgimenti. Complice anche la guida del miliardario visionario Elon Musk, tra annunci e trovate più o meno provocatorie. Insomma, tutti i maggiori rappresentanti Big Tech stanno attraversando una bufera. Tutti tranne uno: Apple. Che, almeno per il momento, sembra resistere tenendo al sicuro i propri lavoratori. Vediamo di capire insieme come mai.

In origine è stata la pandemia

Partiamo facendo un passo indietro, necessario per capire i motivi dietro a queste grosse crisi Big Tech. Alla base di tutto troviamo la pandemia, colpevole di aver creato in questo settore delle «false speranze», come vi avevamo riferito. All’inizio dell’emergenza sanitaria, per affrontare il periodo di lockdown, molte persone erano ricorse a tutta una serie di prodotti come abbonamenti a servizi in streaming, spese online, videogiochi e accessori tech per praticare sport in casa. E anche il Metaverso, che era stato immaginato come un favoloso mondo parallelo in cui entrare in connessione per ovviare alle quattro mura di casa. Non da ultimo il telelavoro: tutti pensavano, compresi i colossi della tecnologia, che questa fosse un’abitudine che avrebbe preso piede e sarebbe rimasta anche dopo le restrizioni. Tutto ciò con le relative possibilità di guadagno. Invece, una volta tornati alla vita normale, la maggior parte di queste tecnologie è stata sempre meno utilizzata. Portando le aziende Big Tech a rivedere al ribasso i loro progetti.

Licenziati con una mail

Grossi tagli al personale e poche spiegazioni. Sono state queste, bene o male, le tappe seguite ultimamente nei confronti dei propri dipendenti. Scelte che hanno anche portato i colossi Big Tech a perdere attrattività lavorativa agli occhi della nuova generazione. Amazon all’inizio di quest’anno ha annunciato, in un comunicato ai dipendenti, che taglierà 18.000 posti di lavoro. Con tanto di spiegazione dell’amministratore delegato Andy Jassy: «La decisione non è stata presa alla leggera». Meno male. Il maxi-licenziamento di Google, invece, è stato comunicato via mail un mese fa. La scure si è abbattuta su 12.000 posti di lavoro, pari al 6% dei suoi collaboratori. E il CEO di Alphabet Sundar Pichai ha così motivato la sua scelta: «Negli ultimi due anni abbiamo visto periodi di crescita enormi, per fronteggiare e alimentare quella crescita abbiamo assunto personale per una realtà economica diversa da quella di oggi». Una retromarcia dopo le troppe assunzioni fatte, in sostanza. Anche Meta non è esente da questa tendenza al licenziamento facile. Anzi, il colosso di Menlo Park, dal canto suo, si starebbe preparando a una nuova grossa ondata di licenziamenti, secondo quanto riferito dal Financial Times qualche giorno fa. «Nuova» sì, perché all'interno di Meta si era già deciso un grosso taglio al personale lo scorso novembre, con il licenziamento di 11.000 persone, circa il 13% della forza lavoro. Il taglio più grande (per il momento) di tutti i suoi 18 anni di storia.

Niente iPhone a Natale

Eppure, nemmeno Apple in questi mesi sta navigando proprio in acque tranquillissime. Solo a inizio mese il colosso di Cupertino aveva annunciato un calo nei ricavi dovuti ai problemi di produzione e alle catene di approvvigionamento in Cina. Vi avevamo riferito, in particolare, delle proteste nella fabbrica cinese di Zhengzhou. La flessione aveva segnato l’interruzione della serie di quattordici trimestri consecutivi di crescita in casa Apple. Causando anche ritardi nelle consegne degli iPhone proprio durante il periodo cruciale delle feste natalizie. E le cifre, in effetti, parlano chiaro: i ricavi di Apple degli ultimi tre mesi dello scorso anno sono calati del 5,5% arrivando a 117,2 miliardi di dollari. Una bella cifra, ma che si posiziona ben al di sotto delle attese degli analisti che scommettevano su una flessione appena del 2%. C’è stato un calo anche per quanto riguarda l'utile netto, che è sceso di ben oltre il 13,4%, segnando 30 miliardi di dollari. Anche in questo caso, meno di quanto era stato pronosticato dalle previsioni economiche. Senza calcolare il fatto che anche le vendite degli iPhone, il prodotto di punta di Apple, sono calate dell'8,2%. Insomma, anche a Cupertino la situazione non è delle più rosee.

«Apple non si è fatta fuorviare»

Ma allora, qual è il segreto della compagnia di Cupertino? Secondo gli analisti di Bloomberg le ragioni sarebbero diverse ma con un denominatore comune: Apple ha una natura minimalista e non si è lasciata fuorviare, come le altre Big Tech, dai segnali positivi – ingannevoli – nel periodo pandemico. E, proprio grazie a questo approccio più cauto, sarebbe riuscita a evitare di ricorrere ai licenziamenti. Certo, va detto che in alcune aree l’azienda ha deciso di congelare le assunzioni o di tenere d’occhio le proprie spese (come quelle dedicate a ricerca e sviluppo) ma nessun lavoratore è dovuto rimanere a casa. Per Bloomberg, Cupertino ha saputo anche gestire meglio le sue assunzioni «in modo da rendere più efficienti e redditizie» le proprie aree di attività, generando molti più ricavi (oltre il doppio del fatturato) per ogni nuova persona assunta rispetto ai colleghi. Senza farsi trascinare dai facili entusiasmi. Un fattore che appare evidente nelle cifre delle assunzioni fatte dalle Big Tech nel periodo dal 2019 al 2022 e confrontate con i livelli pre-Covid. Le assunzioni di Apple sono salite solo del 19.7%. Mentre quelle di Meta e di Amazon sono aumentate circa del 93%. Un approccio completamente differente che, ora, sta facendo davvero una differenza nel mondo del lavoro e nelle sue garanzie.

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