«Brasile diviso, ma l'attacco è firmato Trump dei tropici»

Democrazia sotto attacco in Brasile. Migliaia di sostenitori dell'ex presidente di destra Jair Bolsonaro (sconfitto al ballottaggio da Luiz Inacio Lula da Silva, di sinistra) domenica hanno preso d'assalto i simboli del potere democratico nella capitale, Brasilia. Dopo qualche ora le autorità hanno ripreso il controllo sgomberando dai facinorosi le sedi del Parlamento, del palazzo presidenziale e della Corte Suprema. Gli arresti sono centinaia. Cifre discordanti, ma la dinamica ricorda molto da vicino quella di due anni fa, quando i sostenitori di Trump cercarono di ribaltare l'esito del voto mettendo sotto assedio Capitol Hill. «Bolsonaro è il nostro Trump, è stato definito il Trump dei tropici», dice al Corriere del Ticino Lodovico Brioschi, imprenditore ticinese trapiantato ormai da dieci anni a San Paolo, la capitale economica del Paese. «Tutto è cominciato ieri, domenica», racconta il 37.enne fondatore di Amaro (una sorta di «Zalando brasiliana») ripercorrendo le tappe di come ha vissuto questi momenti concitati. «Nel tardo pomeriggio ricevo le prime notizie nei gruppi di WhatsApp. All'inizio si trattava soltanto di una normale manifestazione, che poi è diventata un assalto vero e proprio. Qui, in portoghese, si dice é um absurdo, è un'assurdità. È stato un atto antidemocratico. È terribile quello che è successo».
«Il Brasile ha un sistema democratico molto forte», sostiene il co-titolare dell'azienda innovativa in collegamento dai suoi uffici a San Paolo. «Anche quando era al governo Bolsonaro si parlava di colpi di Stato. Ritengo siano scenari impossibili, perché ci sono poteri democratici ben divisi e solidi. È vero, però, che il Paese è polarizzato come non mai. Ci sono queste due fazioni, un muro-contro-muro. Fazioni che poi intervengono in maniera molto violenta e pesante, proprio com'è successo ieri. Qui a San Paulo, gli ambienti economici vedevano con più simpatia le politiche dell'ex presidente di destra Bolsonaro. Non simpatizzavano con lui come persona, ma le sue iniziative economiche favorevoli al mercato brasiliano piacevano. Ecco, questi stessi ambienti hanno accettato la sua sconfitta. Vedendo le scene di oggi, c'è molta preoccupazione per la gravità dei fatti accaduti».


Non bastano povertà e disagi sociali
Il giovane ticinese sostiene che siamo di fronte a un classico caso di minoranza rumorosa. «È il frutto di una piccola fazione di facinorosi che non rappresenta il Paese né tantomeno i brasiliani». Ma i disagi sociali e la povertà diffusa non bastano a spiegare il brutto colpo alle istituzioni democratiche. «D'altra parte, ci sono vari indicatori economici che stanno migliorando. L'inflazione, per esempio. Oppure la disoccupazione, che sta già cominciando a scendere al contrario di quanto succede in altre economie». Il problema, secondo Brioschi, è il fatto che le forze della polizia locale di Brasilia avrebbero assecondato questo assalto «per far sì che queste persone potessero entrare nelle sedi del Governo. Non si spiega, altrimenti, come questi facinorosi siano potuti entrare in istituzioni così cruciali per il buon funzionamento dello nazione senza essere fermati in nessun modo».


Washington-Brasilia
«Tutti hanno detto è la copia di quello che è successo esattamente due anni e due giorni fa negli Stati Uniti», sottolinea infine Brioschi, tornando al parallelismo tra Washington il 6 gennaio 2021 e Brasilia l'8 gennaio 2023. «Bolsonaro, l'ex presidente di destra che ha perso al ballottaggio contro Lula, è stato definito Trump dei tropici. I suoi atteggiamenti e i suoi discorsi, in effetti, sono molto in sintonia con il tycoon statunitense. Quello che è successo negli Stati Uniti ha incentivato i suoi sostenitori più estremisti a fare quello che hanno fatto ieri. C'è tuttavia una differenza. Se negli Stati Uniti la polizia è intervenuta piuttosto tempestivamente per sedare l'agitazione, le autorità dello Stato di Brasilia – guarda caso sostenitrici di Bolsonaro – hanno giocato a favore di questo attacco».