«Campo Marzio? È frustrante, si rischia di perdere il treno»

La sua è una di quelle eredità difficili da raccogliere. I numeri, d’altronde, lo confermano: in questi sette anni di attività come direttore della Divisione edilizia pubblica, quest’ultima ha gestito 52 dossier suddivisi in 14 programmazioni, 13 progettazioni e 25 realizzazioni, per un totale di investimenti di circa 700 milioni di franchi (su un arco temporale di 20 anni) e per ogni dossier la Divisione ha coordinato una trentina di mandatari esterni tra architetti, ingegneri, specialisti, artigiani e periti. Facile dunque intuire che raccogliere il testimone del suo direttore, l’architetto Gino Boila – il quale da gennaio 2026 passerà al beneficio della pensione – non sarà semplice. Anche solo per il “periodo storico” in cui avverrà il passaggio di consegne: dei vari dossier sulle scrivanie della Divisione, una ventina si sono conclusi o stanno per concludersi mentre altri sono stati rinviati a dopo il 2030 a causa dell’attuale processo di risanamento delle finanze cittadine. Ma questa sarà musica del futuro. Per ora, la Città è concentrata sulla ricerca del nuovo direttore e proprio oggi è stato pubblicato il relativo concorso pubblico.
Il Polo congressuale
Dal 2 gennaio 2018 a oggi, Boila ha gestito progetti quali l’ex Macello (studio di fattibilità per la valorizzazione del comparto storico e organizzazione del concorso d’architettura, culminato con la scelta del progetto Matrix), il Polo sportivo e degli eventi (PSE), il Parco dello sport al Maglio, la nuova sede della Divisione spazi urbani e il progetto StazLu1, così come la ricerca di spazi per la cultura indipendente, giusto per citarne alcuni. A questi si aggiunge il progetto Campo Marzio Nord, ancora in progettazione insieme alla Divisione eventi e congressi, sport e verde pubblico e politicamente in una sorta di impasse.
A quali di questi dossier è più legato?, chiediamo. «I progetti sono due», risponde Boila. «Il primo è l’ex Macello; è stato il primo incarico affidatomi dal Municipio nel 2018. Nella mia ingenuità, mi sono detto ‘ho otto anni di tempo per tagliare il nastro…’, poi è successo quello che è successo (l’abbattimento e la conseguente inchiesta penale, ndr) e per adesso siamo fermi. Il secondo è Campo Marzio Nord, nel quale ho riversato moltissime energie».
Ecco, Campo Marzio Nord. E meglio, il nuovo Polo congressuale. Sono decenni che a Lugano se ne parla, ma l’impressione è che si sia tornati ai pedi della scala. È frustrante? «Sì, eccome», ammette Boila. «Dopo il concorso conclusosi senza un vincitore e ricominciato dall’inizio, abbiamo sviluppato un masterplan per definire come e cosa costruire su quel comparto, un’impostazione planovolumetrica. È stato un lavoro di concerto, ma ci siamo ritrovati ai piedi della scala. Le opportunità per portare avanti il progetto ci sono, ma più si aspetta più Lugano rischia di perdere il treno così come la vocazione congressuale».
Lavorare con i privati
A far discutere la politica è stato in particolare il partenariato pubblico-privato. C’è chi lo vede come un male e chi invece come la panacea. «È un tema che si trascina da anni, dall’iter per la realizzazione del PSE. Non è visto di buon occhio da parte della politica ma è un sistema adottato da tutte le città svizzere. Zurigo, ad esempio, costruisce quasi tutto con questo tipo di partenariato. È chiaro che il privato deve avere un tornaconto e la resa va calibrata bene, trovando un compromesso tra le rispettive esigenze, ma l’impressione è che si voglia solo ottenere senza concedere qualcosa in cambio».
A questo punto, che consiglio si sente di dare Boila al suo successore? «Insistere e avere passione per i progetti, per portarli avanti coinvolgendo il Municipio e il Consiglio Comunale con le sue Commissioni», risponde l’architetto.