«Capisco le sfide della Bavona, colpita da un disastro tragico»

«Sono cresciuto in una famiglia di agricoltori nell’Oberland bernese, dove le frane erano all’ordine del giorno. Ma quel che è successo un anno fa non è stato all’ordine del giorno. Un disastro tragico, oltre il prevedibile. Una quantità di materiale impressionante riversatasi sul territorio. Comprendo bene le preoccupazioni e le sfide della regione. Oggi, con questo bel tempo, tutto sembra meraviglioso e non si riesce a immaginare cosa sia capitato». Così ha esordito il 57.enne consigliere federale Albert Rösti di fronte al centinaio di persone, sabato a Cavergno in occasione della consegna del premio Paesaggio dell’anno 2025 - attribuito dall’ente che ne promuove la difesa a livello nazionale -, costituito da 10.000 franchi e assegnato al Comune di Cevio e alla fondazione Valle Bavona.
L’importanza della solidarietà
Il direttore del Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni ha accennato all’importanza della solidarietà, un valore che dovrebbe riflettersi tra i rappresentanti del Parlamento a Berna, sia per quanto riguarda l’intenzione di partecipare con aiuti supplementari alle regioni colpite dai nubifragi (tra le quali anche Mesolcina e Vallese) proposta dall’Esecutivo, sia per l’iniziativa del consigliere agli Stati Fabio Regazzi, con cui si chiede l’istituzione di un fondo in caso di catastrofi. Un’idea alla quale, a suo tempo, lo stesso Rösti aveva detto di opporsi, giudicando ottimale il sistema in uso, che prevede il principio di sussidiarietà tra Comuni e Cantoni, lasciando la Confederazione solo come ultima istanza.


«Siamo al vostro fianco»
Tra i presenti alla manifestazione, numerose personalità politiche - oltre al già citato deputato centrista - con, in prima fila, i consiglieri di Stato Claudio Zali, Christian Vitta e Norman Gobbi. È stato proprio quest’ultimo ad aver preso parola, in veste di presidente del Governo ticinese: «Non siamo qui solo come politici eletti, ma come persone. Come noi stessi», ha detto. «E voglio quindi approfittare di ogni occasione per dirlo con voce forte e chiara: noi ci saremo sempre, per voi. Il Cantone c’è. È con la Vallemaggia e continuerà a camminare al suo fianco. Questa volontà l’abbiamo espressa senza indugio in tutti questi mesi. È ciò che è giusto fare senza tentennamenti e senza giri di parole», ha aggiunto il 48.enne. Soddisfazione da parte di Wanda Dadò, sindaca di Cevio: «Questo riconoscimento ci dà fiducia per continuare il lavoro svolto in questi decenni e per ricucire Fontana, Bosco e Mondada», ha dichiarato la 63.enne, riferendosi al punto più devastato dell’area.
Un processo che parte dal basso
«Vogliamo coinvolgere la nostra gente nel processo partecipativo, insieme ai contadini e a chi vive in questo comparto e lo mantiene. Ci chiediamo come immaginiamo questi luoghi fra dieci o anche fra cinquant’anni, per ripensare insieme l’area e preservarne la memoria», ha aggiunto al Corriere del Ticino, sottolineando il sollievo provato dopo aver appreso dei possibili ulteriori contributi. «Ci permetteranno di affrontare la ricostruzione senza pesare sull’economia fragile della nostra realtà. Il ripristino costerà 80 milioni, con danni ancora non del tutto quantificati».
Orizzonte di sei-otto anni
Le ha fatto eco Lorenzo Dalessi, presidente della fondazione Valle Bavona: «Abbiamo chiesto ai proprietari terrieri, alla popolazione, ai Patriziati e agli agricoltori di immaginare come si presenterà, un domani, il nostro panorama. Spero che questo resti vivo. Nel corso dell’estate, da Bellinzona arriverà la mappa delle zone di pericolo. A quel punto, potremo iniziare la progettazione vera e propria. Stimiamo che ci vogliano sei-otto anni, ma intendiamo procedere nel minor tempo possibile e considerando futuri eventi meteorologici», ha concluso il 32.enne.
Un aperitivo arricchito da musica dal vivo ha poi segnato la chiusura di una giornata avviata con un’escursione in uno dei luoghi simbolo del nubifragio che, nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024, era costato la vita a otto persone (ufficialmente, sette). L’appuntamento è proseguito, dopo pranzo, con numerose presentazioni e dibattiti per riflettere sull’importanza di un’onorificenza attribuita a un esempio di cura del territorio che diventa giocoforza una rinascita, come ha ricordato la copresidente della Fondazione per la tutela del paesaggio, Rahel Marti.
Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui
Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui
Il bilancio del disastro
Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette morti: una 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia), un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana (Val Bavona), due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia (sempre in Lavizzara). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti (quattro nel Locarnese: Comologno, Losone, Ascona, Verscio; uno a Bellinzona e due in Val di Blenio, oltre a una quindicina in Italia, tra Val Vigezzo e Ossola). Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima rispetto a quello in alta Vallemaggia, tre.