Processo

Caso Belfor, chiesto il carcere per i due assicuratori

La procuratrice pubblica Chiara Borelli ha formulato le richieste di pena: 5 anni e 3 mesi e 4 anni 6 mesi per i due imputati alla sbarra nel caso della maxi-truffa assicurativa — Nel pomeriggio la parola passa alle difese
© Chiara Zocchetti
Red. Bellinzona
02.12.2025 15:10

Una condanna a 5 anni e 3 mesi e una a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Sono state queste le richieste di pena formulate dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli nei confronti dei due ispettori assicurativi, un 61.enne patrocinato dall’avvocato Mauro Ermani e un 59.enne difeso da Anna Grümann, alla sbarra per il caso Belfor. Il caso della maxi-truffa assicurativa è infatti tornato in aula per il secondo giorno di processo davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (a latere Luca Zorzi e Fabrizio Filippo Monaci). Nel pomeriggio la parola passa alle difese.

Fatture gonfiate, mazzette, regali

I contorni del caso Belfor erano già stati tracciati ieri, durante la prima giornata di procedimento: un giro di fatture gonfiate e guadagni illeciti che si traducevano in mazzette e regali di ogni tipo ad assicuratori e periti compiacenti. Con il denaro che entrava anche nelle tasche di chi orchestrava il tutto: due fratelli ex dirigenti (i principali accusati) della filiale ticinese della ditta, con sede a Lumino, specializzata in interventi edilizi post sinistri. Il totale delle fatture presentate alle compagnie - come si evince dal corposo atto d’accusa di 116 pagine - è di oltre 16 milioni. Di questa cifra almeno 5 sarebbero frutto di fatture gonfiate.

Fiducia e margine di azione

Ad essere danneggiate la stessa Belfor (che si è costituita parte civile) oltre a cinque compagnie assicurative. In due delle quali lavoravano gli ispettori alla sbarra. A carico dei due (come pure degli altri sette co-imputati) pendono i reati di truffa per mestiere, amministrazione infedele, corruzione fra privati, corruzione di pubblici funzionari, corruzione passiva, appropriazione indebita e falsità in documenti. Entrambi, come spiegato ieri in aula dalla pp, avevano un ruolo chiave all’interno delle rispettive compagnie e godevano di fiducia e margine di azione, in virtù della loro lunga esperienza sul campo. Una posizione che, però, a mente dell’accusa, entrambi avrebbero usato per commettere atti illeciti. Come lavori inutili o inesistenti, eseguiti impiegando personale fittizio per ore di lavoro e manodopera che venivano fatturate. Il tutto ottenendo indebiti guadagni, favori e regali.

Trovato l'accordo

Il procedimento, lo ricordiamo, va avanti regolarmente solo per i due ispettori assicurativi. Gli altri sette imputati hanno infatti deciso di raggiungere un accordo con l’accusa, ammettendo sostanzialmente tutte le loro responsabilità e accettando le pene proposte (comprese tra un massimo di 6 e 5 anni per i principali accusati e un minimo di 14 mesi sospesi), sulle quali sarà in ogni caso la Corte a pronunciarsi.

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