Il caso

«Così tanta acqua per un po' di carne? È esagerato»

Un adesivo che mira a diminuire il consumo di prodotti animali si diffonde in rete: «Giusto non sprecare ‘oro blu’, ma quei toni allarmistici sono esagerati» dice Omar Pedrini
Jona Mantovan
21.07.2022 10:30

Le ondate di caldo e la siccità martellano in modo incessante tutta l'Europa. Gli allarmi sulla carenza d'acqua ‘suonano’ ovunque a massimo volume. E anche la Svizzera si trova confrontata con una situazione senza precedenti. Le scarse nevicate hanno lasciato le riserve a secco. Lo spettro del razionamento, poi, si allunga tra i comuni del Mendrisiotto. La Protezione civile corre in soccorso agli agricoltori della zona, mettendo a disposizione materiale per prelevare il prezioso ‘oro blu’ di superficie sotto l'occhio del Guardiapesca locale.


Inutile ricordarlo, nelle reti sociali impazzano le chiamate al risparmio d'acqua, che riverberano con quelle delle autorità, a volte creando solo confusione: «Chiudete l'acqua mentre vi lavate i denti, non lavate la macchina, non irrigate il giardino»... La scritta è accompagnata da un adesivo blu che si sta diffondendo a macchia d'olio tra i profili: «Per un chilo di carne bovina sono necessari 15.415 litri d'acqua! Mangiate meno carne! Non pensate sia ora di cambiare la vostra alimentazione?». Leggenda urbana? Propaganda filovegana? L'affermazione, che accompagna anche altri tipi di prodotti animali («8.763 litri per un chilo di carne ovina, 5.988 per quella suina») è rafforzata da una fonte autorevole, il sito waterfootprint.org e, in particolare, il rapporto dell'Istituto per l’educazione all’acqua dell’Unesco

C'è un problema, perché nel calcolo sono incluse tutta una serie di elementi che non rappresentano il suo reale consumo
Omar Pedrini, contadino

C'è chi dice no

Da Chiggiogna, in Leventina, Omar Pedrini scuote la testa. L'agricoltore ha un'azienda agricola tutta sua ed è anche presidente dell'Unione dei contadini ticinesi. Non è per nulla d'accordo con queste affermazioni. E mostra i dati di Mutterkuh Schweiz (Vacca Madre Svizzera), associazione di categoria fondata nel 1977 con il nome di Associazione Svizzera degli allevatori di vacche nutrici e fattrici. Pedrini spiega il significato di questa cifra: «Si tratta dell'impronta idrica di, voglio precisare, un chilo di carne di manzo. Il valore indica quanta acqua è necessaria, complessivamente, per ottenerlo. Ma c'è un problema, perché nel calcolo sono incluse tutta una serie di cose che non rappresentano il suo reale consumo». L'esperto si riferisce all'impronta idrica data dalla costruzione del trattore, dalla costruzione della stalla e via discorrendo... «Sì, è un insieme di moltissimi fattori che poi portano a questo risultato. Ecco perché possiamo tranquillamente dire che, questa storia, sia un po' una bufala!», esclama.

Si stima che, per un chilo di carne di manzo, questo valore possa essere tra i 600 e i 900 litri. Per la carne di animali allevati al pascolo abbiamo un consumo di 200 litri
Omar Pedrini, contadino

Il maggior impatto

«Ma l'impatto più grande nel calcolo, che potremmo considerare se non un errore perlomeno un passaggio fuorviante, è quello che vede inclusa anche l'acqua piovana, la quale cade naturalmente laddove è raccolto il foraggio. È evidente che, quest'acqua, cadrebbe al suolo in modo indipendente dalla produzione. Acqua che, tra l'altro, traspirerebbe di nuovo nell'atmosfera. Ci si dimentica, poi, che l'acqua entra in un circolo. Tutta quella usata nell'allevamento torna nell'atmosfera. Per vie naturali, per traspirazione o tramite deflussi dagli scoli nei fiumi». L'acqua è un circolo, insomma. E, spesso, sui messaggi pubblicati nelle reti sociali questo fatto non è mai sottolineato.

Il valore corretto

Ma quale sarebbe, allora, una cifra più ragionevole? E, soprattutto, in linea con la realtà svizzera? «Si stima che, per un chilo di carne di manzo, questo valore possa essere tra i 600 e i 900 litri. Per la carne di animali allevati al pascolo abbiamo un consumo di 200 litri». Duecento litri contro i 15.000 ‘pubblicizzati’ a gran voce su internet, possibile? «I consumi reali, senza voler fare una propaganda estremista, dimostrano che la problematica non è così grave. Forse sì, dobbiamo diminuire il consumo di carne, ma prima di tutto quella importata magari dall'altra parte del mondo».

Pedrini ha anche altri dati: «Per un chilo di carne suina siamo attorno ai seimila litri, ma considerando appunto anche tutta l'acqua che rientra poi in circolo o quella che bagna il terreno sotto forma di pioggia, la carne di pollo attorno ai 2.000 litri». 

L'essere umano in molte regioni del mondo, specialmente nelle zone montane e di valle, per sfamarsi non ha scelta. Gli unici in grado di trasformare le praterie in cibo sono gli animali
Omar Pedrini, contadino

Pedrini, poi, sottolinea come la gran parte dei prati, in Svizzera, sia naturale. «L'essere umano in molte regioni del mondo, specialmente nelle zone montane e di valle, per sfamarsi non ha scelta. Gli unici in grado di trasformare le praterie in cibo sono gli animali». La Svizzera, prosegue, è un paese basato sull'allevamento. 

La siccità

Secondo Pedrini, gli appelli delle autorità sono giusti, come pure dare le priorità su chi avrà la possibilità di aprire il rubinetto e chi no. Tuttavia, esiste ancora una sorta di ‘pensiero diffuso’ che dà molto fastidio a chi ha scelto di gestire un'azienda agricola: «Sento persone che ci puntano il dito contro, che polemizzano. ‘Non possiamo annaffiare il giardino e guarda quanta acqua buttano i contadini per bagnare i loro campi’. A queste persone rispondo che loro vogliono solo vedere il prato verde e mettersi a prendere il sole. Noi annaffiamo i campi per riempirvi i piatti! Siamo visti come quelli che usano l'acqua in maniera incontrollata, ma tutti dimenticano che il nostro scopo è produrre derrate alimentari», esclama.

L'ostilità della politica

Da una crisi all'altra, dalla siccità alla scarsità di materie prime e, soprattutto, di grano dall'Ucraina. Come la stanno vivendo, i contadini svizzeri, questa situazione? «Lo abbiamo dimostrato anche in passato, siamo in grado di aumentare la produzione indigena. Oggi il nostro livello di autoapprovvigionamento è al 52%. Purtroppo questo tasso è destinato a calare, anche perché la popolazione aumenta. Noi siamo pronti a dare di più, ma la politica deve essere d'accordo. La Svizzera si permette di creare regole secondo le quali dovremo sacrificare superfici arabili e produttive per i sistemi ecologici. Noi abbiamo già una percentuale superiore e ora aggiungiamo altri chilometri quadrati preziosi da destinare a una ‘non produzione’».

Italia, Germania e altri Paesi hanno liberato superfici messe a riposo proprio per incrementare la produzione interna. La Svizzera, invece, è troppo ricca e non ha abbastanza fame: quindi fa il contrario
Omar Pedrini, contadino

Secondo l'agricoltore, il paradosso è eclatante perché, nello stesso periodo di tempo, molte nazioni hanno fatto il contrario: «Italia, Germania e altri Paesi hanno liberato superfici messe a riposo proprio per incrementare la produzione interna». L'esperto conclude con parole piuttosto dure: «La Svizzera è ancora troppo ricca. Abbiamo ancora troppi soldi e non abbiamo ancora abbastanza fame. Ma noi contadini, quando ci sarà il bisogno, saremo pronti a fare la nostra parte».

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