Criptovalute: «Una rivoluzione velocissima, compresa purtroppo in ritardo»

Antonio Walter Rauti, coordinatore del «Rapporto annuale sul Cybercrime» affidato al Cybercrime Research Center della Fondazione Magna Grecia, si occupa da anni di criminalità organizzata, sicurezza informatica e innovazione nella pubblica amministrazione. Assieme ad altri ricercatori e docenti universitari, ha curato da poco il volume The dark-web side of mafias. Appalti, crypto e cybercrime. Le mafie adesso, più invisibili e potenti (Zolfo editore).
«Non ho ancora avuto modo di leggere il rapporto stilato dalle autorità investigative svizzere - dice Rauti al Corriere del Ticino – ma è sicuramente una buona notizia la maggiore attenzione verso un tema che, in passato, è stato sicuramente sottovalutato. È quindi importante che anche la Svizzera dichiari di voler controllare più da vicino il mondo delle criptovalute e dimostri di essere consapevole dei rischi ad esso legati».
Il paradosso
E tuttavia, senza per questo fare valutazioni di merito, Rauti spiega che «la comunità internazionale è arrivata purtroppo tardi a comprendere pienamente gli effetti di una rivoluzione velocissima. Le mafie e le grandi organizzazioni criminali hanno già riciclato molto di ciò che dovevano riciclare: miliardi e miliardi di dollari sono stati ripuliti in questi anni, e difficilmente si potrà ricostruire l’entità di questo fenomeno».
Paradossalmente, dice ancora Walter Rauti, «dopo aver creato e sfruttato a pieno una propria criptovaluta, le organizzazioni criminali stanno prendendo nuove direzioni seguendo la scia dei nuovi territori di guerra. Non scambiano più per forza denaro, magari criptato, ma elementi di valore». Armi contro droga, ad esempio.
Resta il fatto che affrontare il tema degli asset virtuali è essenziale. «Ormai esistono, e non è possibile per le economie occidentali non conviverci: tornare indietro è impossibile, così come vietarle sarebbe un disastro soprattutto per chi ha investito in modo legale. L’Occidente ha scelto quindi di dare regole alle piattaforme su cui si muovono queste gigantesche masse di denaro, ben sapendo che assieme a quelle legali sempre resisteranno le vie clandestine».
Certo è, dice ancora il coordinatore del Cybercrime Research Center, che «il denaro cripto nasce con la finalità di eliminare ogni forma di intermediazione: parlo delle banche, degli istituti finanziari, di chi fa mutui alle famiglie o presta i soldi alle imprese». L’altra faccia del fascino delle criptovalute è un potenziale «effetto domino devastante» per un sistema che ha sin qui garantito la circolazione dei soldi e la possibilità di investimenti.
Anche per questo, conclude Rauti, «gli Stati, e in particolare le democrazie occidentali, sono chiamati a intervenire in modo sempre più efficace per evitare storture e favorire pratiche illegali».