La storia

Dal Ticino al Messico, e ritorno, inseguendo il sogno di Miss Universo Svizzera

Parla Naima Acosta, unica candidata ticinese (e finalista) al concorso: «Ho investito tanto in questa competizione e ci credo, votatemi»
Naima Acosta può contare sull’aiuto della madre, Francesca: è la sua più grande sostenitrice © Ti-Press/Samuel Golay
Jona Mantovan
13.09.2025 06:00

Naima Acosta, 20.enne di Giubiasco, è l’unica candidata ticinese al concorso di bellezza «Miss Universo». Dovrà superare lo «scoglio» della finale svizzera, a Berna il 27 settembre e, se dovesse vincerla, volerà a Nonthaburi, in Tailandia. Sarà qui che, il 21 novembre, «la più bella» riceverà la tanto sognata corona. «Ma andiamoci piano però», esclama con un sorriso. La giovane, infatti, resta con i piedi per terra. Inseguire un obiettivo tanto ambizioso significa mettersi in gioco. Senza però perdere di vista ciò che conta. E cercando di trasmettere un messaggio a tutto il mondo: «Non è solo l’aspetto esteriore che conta», spiega con aria seria al Corriere del Ticino. La madre - Francesca Acosta-Chiofalo, 48 anni - è la sua prima sostenitrice e la guarda con ammirazione. «Se sono vanitosa? Più o meno come tutte alla mia età, no? Mi trucco, mi specchio. E mi piaccio», aggiunge la nostra interlocutrice, dall’alto dei suoi 1,82 metri (senza tacchi). Con passo deciso, saluta la ricezione dell’albergo La Tureta, luogo preferito da entrambe per occasioni come questa - e non solo per la vicinanza a casa.

In caso di sconfitta sono pronta a dare una mano nell’azienda di famiglia, attiva nel campo dell’idraulica. Prima di iniziare la mia formazione in una scuola alberghiera a Malaga
Naima Acosta di Giubiasco, unica finalista ticinese a Miss Universo Svizzera, 20 anni

«Un giorno mi piacerebbe aprire un hotel così», racconta accomodandosi nel salottino appositamente allestito e illuminato nella zona grotto della struttura ricettiva bellinzonese. Ha appena concluso un apprendistato come impiegata di commercio ed è già stata ammessa a una scuola di settore in Spagna, a Malaga. Ovvio che, alla conferma di aver superato le selezioni nazionali per la corsa al titolo mondiale, tutti i piani sono saltati. «Per fortuna l’istituto di formazione si è dimostrato comprensivo. E mi aspettano per l’anno prossimo. Nel frattempo, in caso di esclusione, darò una mano come contabile nell’azienda di famiglia, fondata dal nonno e attiva nel campo dell’idraulica. In attesa di iniziare la scuola alberghiera». E se invece a Berna dovesse succedere di staccare il biglietto per l’Asia (conta anche il numero di voti: la candidata è la numero 13 su http://cdtlink.ch/voto-naima), prevalendo sulle altre 18 partecipanti? «Se vincessi, beh, non so se sarei davvero preparata. Forse, in fondo, nessuna lo è. Ci sono tante ragazze valide. Però, in quel caso... So solo che a novembre andrei nella “terra dei templi dorati” per rappresentare la Svizzera». E poi? «Per il resto accoglierei tutto ciò che dovesse venire, a braccia spalancate e a cuore aperto».

Le due culture

Nata in Ticino («ho vissuto anche nel Locarnese, andando a scuola prima a Gordola e poi a Cugnasco»), al termine delle elementari prende un aereo con la famiglia e vola in Messico, terra del padre Carlos, a Puerto Aventuras, nel Comune di Playa del Carmen. «È stato un periodo bellissimo. Ho potuto scoprire e vivere l’altra parte della mia cultura, che mi ha aiutato a crescere. Ho vissuto esperienze importanti, anche a scuola, dove non sempre mi sentivo accolta. Ho incontrato persone con cui sono ancora in contatto oggi. Nel mio tempo libero, praticavo arti marziali e ginnastica. Ma è qui che ho conosciuto la mia vera passione, l’arte. Ho avuto una maestra che mi ha insegnato a dipingere con gli acquerelli, e da lì ho iniziato a coltivare questo mezzo espressivo, imparando anche la tecnica a olio e con l’acrilico». Poi, dopo cinque anni, arriva un terremoto emotivo. E il rientro nella Confederazione: «I miei genitori avevano divorziato. Mia mamma non aveva famiglia lì e aveva bisogno di supporto. Anche io, che ero in piena adolescenza».

Realtà diverse

«Tornare ci ha permesso di stare vicino ai nonni e agli zii, che ci hanno aiutato molto». Discorso che è valso anche per il fratello Nathan - nato nel continente americano, appunto -e che oggi ha nove anni. «Qui c’è molta più sicurezza. Quando eravamo là, invece, era meglio se un adulto ci accompagnava ovunque volessimo andare». Una realtà molto differente, evidenzia l’intervistata, osservando lo scintillìo argenteo della sua fascia da futura (si spera) reginetta.

Non solo bellezza

«Ho investito molto in questa competizione, anche economicamente. Da ticinese sono svantaggiata a causa degli spostamenti, lunghi e costosi. Gli impegni sono tanti: ogni sabato eventi in Svizzera con le altre finaliste e durante la settimana vari appuntamenti qui in zona. Ognuna si deve cercare sponsor e, soprattutto all’inizio, non è stato facile per me». Infine, Naima riflette su quanto siano cambiate questo genere di gare: «Non si cerca più solo la bellezza esteriore, ma anche intelligenza e personalità. Mi piace questo approccio, perché voglio trasmettere il messaggio che chiunque è bello, o bella, a modo suo».

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