La storia

«Rientro a Locarno dopo 20 anni e divento virale a colpi di dialetto»

Filippo «Sketchy» Buzzini, illustratore e creativo, racconta la sua vita in giro per il mondo e l'idea degli adesivi con le tipiche espressioni dialettali locali
Il vulcanico creativo Filippo «Sketchy» Buzzini, 39 anni, con le sue ultime produzioni che interpretano le espressioni dialettali locali sotto forma di icone colorate, disponibili su più supporti © Ti-Press / Samuel Golay
Jona Mantovan
26.08.2025 06:00

«Uela lì», «Vai tra» e il locarnesissimo «Sì deh». Le espressioni dialettali tipiche del Sopraceneri (alcune ben più colorite di quelle qui riportate) diventano un fumetto - o, meglio, adesivi reali o virtuali - grazie al genio creativo di Filippo «Sketchy» Buzzini. Trentanove anni e diventato papà di Rio da un paio di mesi, è un classico caso di «cervello rientrato». Aveva lasciato la città e, dopo gli studi a Friburgo, il talento per il disegno l’ha portato ovunque nel mondo. «In tutti e sette i continenti», sottolinea fiero. 

L’appuntamento è nella centralissima Piazza Grande, all’ombra di Palazzo Marcacci. Il vulcanico artista sta tracciando il contorno di una scritta sulla sua tavoletta elettronica. La penna scorre decisa sulla superficie di vetro, rivelando una creazione ancora inedita, coloratissima e vivace come le altre della serie «Ticisticherz».

Alcuni giovani di passaggio si fermano, come incantati dall’impeto espressivo del nostro interlocutore: due ragazzi e una ragazza, la quale irrompe disinvolta nella conversazione, esprimendosi in inglese, probabilmente la sua lingua madre. «What’s this?», chiede incuriosita. Filippo Buzzini, in arte «Sketchy» non ha difficoltà a raccontare la sua idea passando da un idioma all’altro e mostrando il suo profilo sui media sociali. «Non sono ticinese, ma mi sembra il modo perfetto per imparare la parlata locale. Visto questo, non oso immaginarne un altro più efficace», esclama Peppe, accompagnato dall’amico Leonid in una visita al capoluogo sul Lago Maggiore. E così, scoppia la mania di queste icone sgargianti che interpretano il senso di frasi che rischiano di perdersi nel tempo, prolungando in qualche modo la loro vita e la loro popolarità «e soprattutto “liberandole” dalla sola tradizione orale». A grande richiesta, non ci sono solo autocollanti, ma anche magliette e cappellini, rigorosamente prodotti da aziende locali con una visione inclusiva grazie alla disponibilità della Fondazione Diamante. C’è «A som sctracc» (sono stanco), a forma di cuscino. E poi «Ocio» (Occhio, attenzione) con la «i» che diventa un punto esclamativo all’interno di un cartello stradale triangolare dal bordo rosso. Oppure un «Che tola!» (Che coraggio, che faccia tosta) con un «omino cannone» che sta per essere sparato fuori da una lattina. «Sono le due serie che ho chiamato “1 - Gli Originalz” e “2 - La Vendemmia” (al posto di “La Vendetta”, richiamando ironicamente il titolo di una pellicola cinematografica, n.d.r.). Ma ho poi deciso di realizzarne una terza, dedicata ai turisti».

Improbabili fermate ferroviarie

Quest’ultima parte della rassegna, che va a completare un ventaglio composto da una cinquantina di soggetti, non poteva che chiamarsi «Touristen Edition»: «Si va dagli stereotipi “Schöni Panorama” e “Sonnestube” alla “Pizza Quattro Stazioni”, che trasforma un errore di pronuncia comune in una serie di cartelli che ricordano quelli di improbabili fermate ferroviarie: olive, prosciutto, funghi e carciofi». In programma, però, ne arriveranno altri, perché i modi di dire sono molti di più di quel che si pensa.

«Questa è la mia casa»

Un’idea curiosa, quella di spendere energie analizzando da vicino un contesto che due decenni prima aveva preferito buttarsi alle spalle, favorendo prospettive decisamente più mondane. Un «cervello in fuga» poi rientrato, insomma. «Sono di Locarno e qui sono cresciuto. Per me, in fin dei conti, questa città ha sempre significato ‘casa’. Con il tempo, mi son reso conto che qui c’è un tesoro che inizialmente non vedevo». Sono passati vent’anni dalla «fuga», ma cos’è successo in tutto questo tempo? L’intervistato potrebbe parlarne per ore, anche solo per il fatto di aver lavorato in 18 Paesi e anche per realtà istituzionali a livello mondiale: «Per esempio, l’anno scorso ero in California, a San Francisco, su richiesta dell’Università di Stanford. Ma sono stato anche in Marocco, in Giappone, in Danimarca... e in tanti altri luoghi, approfittando spesso e volentieri dell’occasione per abbinare qualche giorno di vacanza, a volte anche un paio di settimane».

Si torna alle radici

Dopo la laurea magistrale in storia contemporanea e geografia, le esperienze professionali lo portano a fondare la sua azienda, «Sketchy Solution», incentrata sull’attività di «graphic recording», una sorta di «registrazione visiva»: «In pratica - riprende in conclusione - disegno diagrammi e schemi, “mappe mentali” che possono arrivare fino a qualche metro di superficie, rappresentando i temi che sono discussi nel corso di una conferenza o di una riunione, cercando di districare il bandolo della matassa». Un filo che, gira e rigira, alla fine l’ha riportato al dialetto delle sue radici.

Correlati
Celebrata la centenaria Fontana Pedrazzini di Locarno
Giornata di festeggiamenti per il secolo compiuto dal monumento eretto in centro Città e dedicato a una personalità «riscoperta» grazie a interventi e conferenze - Fra le iniziative, per la prima volta è stato organizzato un «dettato civico» inclusivo
«Fantastico, la mia Ascona è eletta Villaggio dell'anno»
L’emozione dell’ambasciatrice della regione turistica Christa Rigozzi per il premio appena conquistato dalla «Perla del Verbano» e assegnato oggi nella sede del Municipio: «È il mio luogo del cuore, ho saputo della vittoria a inizio mese e già da subito ne ero felicissima»