Dall'amianto alle ruspe, ma quel mandato diretto non piace

Sulla demolizione tutti d’accordo. Sul destino del comparto, invece, i pareri sono discordanti. Lo stabile prefabbricato in via Lavizzari edificato nel 1968, a due passi dallo stadio Comunale, noto per essere stato per decenni sede di scuola media (fino al 2008), è finito stasera al centro del secondo round di Consiglio comunale a Bellinzona dopo il consuntivo di ieri. Il plenum ha dato via libera al suo abbattimento - e al relativo credito di 755 mila franchi - con 40 voti favorevoli, 2 contrari e 7 astenuti. Inevitabile, visto che è stata riscontrata la presenza di sostanze nocive, amianto in primis.
Cosa sorgerà
Al suo posto la Città vuole realizzare, entro l’autunno 2027, un complesso amministrativo sotto il cui tetto troveranno spazio il Settore opere pubbliche (SOP, costretto a lasciare Vicolo von Mentlen a causa del cantiere del terzo binario), la direzione delle scuole (oggi ubicata a Gnosca) e quella dell’ente autonomo Sport (attualmente al Centro sportivo), lo sportello LAPS nord (e forse pure quello sud), la Giudicatura di pace e gli uffici di conciliazione in materia di locazione nonché la centralizzazione altri servizi. Investimento previsto di 6,3 milioni.

Il nodo della questione
Sia chiaro: dapprima entreranno in funzione le ruspe (l’inizio dei lavori è subordinato al trasloco del centro extrascolastico nel sottotetto del blocco A delle Elementari Nord, in programma nella primavera 2026 ), in seguito dovrà essere ripristinato il sedime e poi il Municipio dovrà presentare un altro messaggio riguardante la costruzione del moderno stabile, agendata per l’inizio del 2027.
Ma la discussione, su quest’ultimo punto, come vedremo più avanti, è già iniziata. L’auspicio è che si proceda ad indire un concorso pubblico di architettura così da poter disporre di una visione complessiva del comparto invece della via scelta dall’Esecutivo e avallata dal Governo. Ovvero il mandato diretto, con appalto generale, ad uno studio ticinese.
Sicurezza e salute
Innanzitutto, però, c’è da pensare alla demolizione. E alla sicurezza e alla salute degli operai nonché di chi abita nelle vicinanze, proprio in virtù del rilevamento di sostanze nocive nei pannelli delle pareti esterne ed interne, negli intonaci e nel mastice delle finestre. Interverranno delle imprese specializzate nelle bonifiche, coordinate dal SOP. Verranno altresì effettuati ripetuti controlli e rilievi, ha assicurato l’Esecutivo.
«Peccato che ci siano due rapporti che arrivano, alla fine, alla stessa conclusione. Ma nella fattispecie si tratta solo di votare sulla demolizione, di eliminare questa bruttura, non di andare oltre, guardando cioè già al futuro edificio. E attendere, quindi, il secondo messaggio municipale. Da parte nostra non volevamo vincolare la progettualità, ma prioritario è dare una nuova sede al SOP. L’obiettivo sarà quello di razionalizzare, di inserire diversi servizi, per migliorare il lavoro del personale e l’accoglienza al pubblico. Tuttavia, per questi aspetti, dobbiamo aspettare», ha affermato Tiziano Zanetti (PLR), relatore del rapporto di maggioranza della Commissione dell’edilizia.
Fra concorrenza e concorsi
Il dibattito è stato tuttavia presto monopolizzato, dicevamo, dal futuro di quell’area, ad un tiro di schioppo dal centro storico. Relatrice del rapporto di minoranza, Maura Mossi-Nembrini (Avanti con Ticino&Lavoro-Più Donne-Il Noce), di formazione architetto, ha posto l’attenzione su «deroga del Consiglio di Stato che è relativa solo alla sede del SOP, poi sono stati inseriti altri servizi. Con la scelta del Municipio, di far capo ad un mandato diretto, si penalizzano gli architetti. E cosa dire della centralizzazione dei servizi? Oggi non si tratta più di riflettere su dove si lavora, ma di come si lavora assieme. L’Esecutivo deve puntare sulla qualità architettonica ed urbanistica, pertanto sulla messa in concorrenza attraverso un concorso di progetto. È un’occasione irripetibile per impreziosire il territorio».
Regole, urgenza e procedure
Per il gruppo Lega-UDC è intervenuta Manuela Genetelli, la quale ha parlato «di dubbie modalità con le quali si sta portando avanti il progetto. Preoccupa la rinuncia al concorso di architettura, motivata come sempre con l’urgenza». Claudio Buletti (Unità di sinistra) si è detto «esterrefatto per il rapporto di maggioranza. Non possiamo buttarci nell’operazione impresa generale/chiavi in mano. E gli artigiani di Bellinzona?». Sulla stessa lunghezza d’onda Martino Colombo (MPS): «C’è una tendenza a questo stato di emergenza continuo. Le procedure e le leggi esistono, bisogna anche applicarle e rispettarle».
Per Giulia Mozzini (PLR) «le tempistiche urgenti incidono sulla qualità delle discussioni e delle decisioni della Commissione. Si è messo l’accento su un tema, il futuro stabile, che al momento non è attuale». «Fatichiamo a comprendere appieno le motivazioni del Municipio. Il lupo perde il pelo ma non il vizio», ha osservato Nevio Canepa (Il Centro).
Le rassicurazioni di Bang
Ha infine preso la parola Henrik Bang, capodicastero Opere pubbliche: «Sulla demolizione siamo tutti d’accordo. Sul resto non entro nel merito, in quanto verrà presentato un altro messaggio. Siamo stati trasparenti, fornendo già delle indicazioni su quello che vogliamo fare dopo. Per le società che oggi occupano lo stabile è prevista una soluzione a Sementina, nei pressi delle vecchie scuole. Per il SOP, al momento, non abbiamo un piano B».




