«È un centenario del Patto destinato a lasciare il segno»

Molte cose, una volta trascorse, sono destinate a essere dimenticate con il trascorrere del tempo. Non è il caso, tuttavia, di questo centenario del Patto della pace - concordato a Locarno per cercare di regolare i contenziosi rimasti in sospeso dopo la Prima guerra mondiale tra le più potenti nazioni dell’epoca -, il cui anno giubilare è ormai agli sgoccioli. Lo sostengono, al Corriere del Ticino, il sindaco Nicola Pini e la municipale Nancy Lunghi, titolare del Dicastero cultura e sotto la cui ala ha trovato posto la pletora di manifestazioni (oltre una cinquantina tra concerti, conferenze, proiezioni, mostre) organizzate nell’arco dei dodici mesi coinvolgendo molte realtà locali. «Una scelta, questa, decisamente vincente e che ha costituito un’importante differenza rispetto agli appuntamenti simili svoltisi in passato», ha spiegato Lunghi.
Il futuro dell’«ésprit»
Il bilancio, insomma, è positivo. E questo particolare anniversario è destinato a lasciare il segno: «No, non vogliamo che tutto finisca in un cassetto», ribadisce Pini. «Il Festival, che resta una piattaforma di incontro e riflessione, è stato appena arricchito di un premio dedicato a questo tema, che avrà cadenza biennale. Inoltre, abbiamo realizzato dei materiali didattici da impiegare nei prossimi anni nelle scuole. Come ha detto il diplomatico francese Aristide Briand nel 1925, “Abbiamo piantato un seme che deve crescere”. E il futuro del celebre “spirito di Locarno” dipende da noi».
Tornando al presente, una delle ultime esperienze è stata l’accoglienza a Londra di una delegazione di Palazzo Marcacci (composta dai due intervistati, dai colleghi di Esecutivo Marco Pellegrini e Mauro Silacci, oltre che da Nadia Mondini, presidente del Consiglio comunale e Sébastien Peter, direttore dei Servizi culturali), proprio nel luogo dove poi i trattati negoziati sul Lago Maggiore furono firmati, la «Locarno Suite», il 1. dicembre. «Sono stati momenti unici. È importante sottolineare che si tratta di tre stanze che portano tuttora il nome della città: un onore, per noi. Ho sentito il peso della storia e il ruolo che Locarno, molto più conosciuta nel mondo di quanto si creda in Ticino, ha avuto e può avere», racconta Pini.
Nel cuore di Westminster
La commemorazione è stata aperta dall’ambasciatore di Svizzera nel Regno Unito, Dominique Paravicini, che ha evidenziato come quella convenzione sia un esempio di coraggio diplomatico.
A seguire, l’intervento della segretaria di Stato per gli affari esteri britannica, Yvette Cooper, che su questa base ha tenuto la sua prima allocuzione di politica estera (fino a settembre l’incarico era in mano a David Lammy, che aveva partecipato alla Giornata della diplomazia a Locarno, ndr), tracciando così un collegamento con Austin Chamberlain, il ministro degli esteri tra i protagonisti delle giornate del 1925. «Ho poi avuto l’opportunità di prendere la parola per ribadire l’importanza di scegliere il dialogo e il diritto, non la forza», conclude il nostro interlocutore. Gli fa eco Nancy Lunghi:«Decisamente una circostanza molto speciale, considerando che l’iniziativa è del Foreign, Commonwealth and Development Office del Regno Unito». In uno di questi locali storici del palazzo amministrativo nel cuore di Westminster, spiega ancora Lunghi, «si trova temporaneamente la stessa mostra itinerante realizzata per le scuole, visitabile al Castello Visconteo in lingua originale, adattata e tradotta in inglese in collaborazione con l’ambasciata».
Il busto di Giovanni Rusca
Ma c’è anche un importante regalo in arrivo per la metropoli, che sarà collocato nello stesso luogo: «Un busto in bronzo di Giovan Battista Rusca, allora sindaco di Locarno e promotore della conferenza del 1925», ricordato nel discorso di Pini. Nel corso dei tre giorni, il programma ha previsto visite al Parlamento, al museo Imperial War e al British Film Institute, con cui il Locarno Film Festival collabora.



