Economia

Il riassunto di una giornata di fibrillazione per Credit Suisse

Dopo ore di preoccupazione è arrivata la rassicurazione che si attendeva: la Banca nazionale svizzera, in caso di bisogno, fornirà eventuali linee di credito — La Finma da parte sua precisa che i requisiti di capitale del secondo istituto finanziario sistemico sono più che rispettati
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Generoso Chiaradonna
15.03.2023 23:15

«Credit Suisse soddisfa le esigenze in materia di capitale e liquidità poste alle banche di rilevanza sistemica. In caso di necessità, la Banca nazionale svizzera (BNS)  metterà a disposizione di Credit Suisse liquidità». Una dichiarazione attesa e che è arrivata solo nella tarda serata di oggi dopo una giornata di fibrillazione per Credit Suisse e l’intero settore finanziario internazionale. «I problemi di determinati istituti bancari negli Stati Uniti non comportano alcun pericolo diretto di contagio per il mercato finanziario svizzero. Le rigorose esigenze in materia di capitale e di liquidità che gli istituti finanziari svizzeri sono tenuti a soddisfare ne garantiscono la stabilità», si specifica nella nota congiunta di BNS e Finma, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari.

L’attenzione del mondo finanziario globale oggi era tutta rivolta alla Svizzera. Il crollo repentino del valore di Borsa del titolo Credit Suisse dopo la frase infelice del presidente del primo azionista della banca, la Saudi National Bank, che non avrebbe iniettato ulteriore capitale in caso di bisogno, ha spaventato azionisti e osservatori stranieri. Sulla Confederazione sono planati anche richiami all’ordine provenienti dall’estero: la prima ministra francese Elisabeth Borne ha invitato le autorità svizzere ad affrontare i problemi della sua seconda banca. «È una questione che riguarda le autorità elvetiche: deve essere risolta da loro», ha affermato la 61.enne in un intervento al senato.

«Secondo la regolamentazione svizzera, tutte le banche devono disporre di riserve di capitale e di liquidità corrispondenti o superiori alle esigenze minime degli standard di Basilea. Inoltre, le banche di rilevanza sistemica sono tenute a soddisfare esigenze particolari in materia di capitale e di liquidità. Ciò consente di assorbire gli effetti negativi di gravi crisi e shock», prosegue la nota di BNS e Finma. «Nei giorni scorsi - si prosegue - il valore borsistico e il valore dei titoli di debito di Credit Suisse sono stati fortemente influenzati dalle reazioni sul mercato. La Finma intrattiene contatti molto stretti con la banca e dispone di tutte le informazioni rilevanti secondo il diritto in materia di vigilanza. In tale contesto, la Finma conferma che Credit Suisse adempie le esigenze particolari in materia di capitale e liquidità per le banche di rilevanza sistemica. Inoltre, in caso di emergenza la BNS metterà liquidità a disposizione della banca attiva a livello globale». E infine: «La Finma e la BNS seguono molto attentamente gli sviluppi e al riguardo intrattengono un assiduo scambio con il Dipartimento federale delle finanze al fine di garantire la stabilità finanziaria».

In mattinata, il presidente di Credit Suisse Axel Lehmann aveva mostrato sicurezza. «Abbiamo solidi coefficienti patrimoniali, un bilancio solido: quindi il sostegno dello Stato non è un tema che riguarda la nostra banca», ha detto in occasione di una conferenza in Arabia Saudita.

I mercati temono altre sorprese

«È vero, i mezzi propri di Credit Suisse sono ancora a livelli elevati. Purtroppo la fuga di capitali, come è stato reso noto martedì nel rapporto annuale, è ancora in corso anche se in modo attenuato rispetto all’anno scorso», ci spiega Andreas Venditti, analista banche per conto di Vontobel. Ricordiamo che dal bilancio di Credit Suisse sono defluiti più di 123 miliardi di franchi, di cui 50 miliardi nella sola Svizzera. «I mercati finanziari, a ogni modo, sono molto nervosi. Il salvataggio pubblico da parte del Tesoro statunitense dei depositanti di Silicon Valley Bank e della Signature Bank non li ha calmati e la dichiarazione – con toni bruschi – del presidente della Saudi National Bank (primo azionista di Credit Suisse con il 9,9% del capitale di non intervenire iniettando ulteriori capitali ha addirittura aumentato il panico sull’intero settore bancario», continua lo specialista di Vontobel. Il fatto che poi la politica delle banche centrali, a iniziare dalla Fed, sia diventata restrittiva, ha contribuito a questa situazione. «Non mi occupo di politica monetaria, ma è un dato di fatto che le banche centrali stanno diminuendo la liquidità con gli aumenti dei tassi d’interesse e questo si ripercuote sui loro attivi obbligazionari. E non è un caso se le prime a essere colpite sono state banche statunitensi attive nel finanziamento di startup tecnologiche e nel settore crypto». Federal Reserve, BCE e BNS potrebbe quindi decidere di fermare l’aumento dei tassi d’interesse derubricando il problema inflazione? «Non so se accadrà, ma i mercati finanziari stanno di fatto chiedendo proprio questo», conclude Venditti.

Situazione differente dal 2007

La turbolenza sui mercati finanziari continua ad aumentare. Come nel 2007, il settore bancario è l’epicentro della crisi. Il fallimento di alcuni istituti regionali negli USA ha dato il là a pesanti vendite sul settore che hanno investito anche il mercato europeo. Siamo di fronte all’inizio di una nuova crisi sistemica?

«Il quadro è incerto e in rapida evoluzione, ma diversi elementi rendono la situazione odierna meno preoccupante del passato», afferma da parte sua GianLuigi Mandruzzato, economista senior di EFG. «La vigilanza bancaria europea è stata potenziata dopo le crisi dei mutui subprime del 2007 e del debito governativo europeo del 2011 e nell’area Euro affidata alla Banca centrale europea (BCE)». «L’applicazione delle regole di Basilea III ha reso il controllo dei rischi insito negli attivi bancari più capillare e, per quanto possibile, preventivo. Inoltre, il capitale di rischio delle banche europee e le riserve sono aumentati», precisa l’economista. Insomma, «la lezione delle crisi passate dovrebbe aver insegnato alle banche centrali e alle autorità responsabili della stabilità finanziaria, che è cruciale agire tempestivamente per impedire che crisi idiosincratiche provochino un contagio con conseguenze sistemiche». «Il pericolo maggiore per l’economia e i mercati è la sottovalutazione di questo rischio», commenta Mandruzzato.

E la stabilità finanziaria è un tema negli USA e in Europa. «È fondamentale accelerare sull’Unione bancaria, ha afferma il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe parlando al quotidiano Financial Times: «Nessuno di noi potrà mai essere assolutamente sicuro da dove possa provenire il prossimo rischio» e «il più grande antidoto» è accelerare i lavori per rafforzare le norme dell’Ue per trattare le insolventi».

Intanto la Fed monitora gli sviluppi e lavora a requisiti di capitale e liquidità più stringenti per le banche di medie dimensioni così da evitare il ripetersi di una nuova Silicon Valley Bank.

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