«Esperti di storia e agricoltura per la ricucitura della Bavona»

In Val Bavona, dopo le individuate a annunciate aree di pericolo sulla sponda sinistra del fiume e all’indomani dell’avvio della ricostruzione del ponte di Visletto, si continua ad accelerare verso il futuro. E ora il Comune di Cevio è alla ricerca del gruppo che dovrà proporre la ricucitura nella zona di Fontana, Bosco e Mondada, particolarmente colpita dalla devastante alluvione che si è scatenata anche nella vicina Lavizzara nella notte del 29 e del 30 giugno del 2024. Un disastro costato la vita, in tutto, a otto persone (ufficialmente sempre sette, dal momento che una risulta ancora dispersa).
Conoscitori del mondo rurale
«Il bando sarà pubblicato a settembre», precisa al Corriere del Ticino Matthias Neuenschwander, coordinatore del progetto, che ha già un’idea piuttosto chiara delle competenze chiave che dovranno entrare nel ventaglio della squadra multidisciplinare. «Serviranno esperti in architettura del paesaggio, in ingegneria civile, penso in particolare alle opere di premunizione, ma anche chi si occupa di scienze ambientali e naturali, in questo caso applicate a progetti agroforestali in aree di montagna» e poi, ancora: «agronomi, progettisti rurali, conoscitori della storia e della cultura alpina, oltre che persone pratiche nella costruzione di manufatti come piccoli ponti e passaggi fluviali».


La formazione dovrà tener conto delle idee scaturite dal processo partecipativo - ancora in corso e la cui conclusione è prevista per l’appunto verso l’autunno - che coinvolge i proprietari di terre e chiunque tenga a questa zona dalla particolare configurazione, frutto di un equilibrio secolare tra attività umana e natura, cancellata in pochi istanti dalla furia degli elementi.
Raccogliere le preoccupazioni
«Lo scopo è raccogliere suggerimenti e preoccupazioni, garantendo che le voci della comunità siano ascoltate e integrate nel progetto», continua l’intervistato, titolare della ditta di consulenza con sede a Bellinzona. «Sulla base di questi spunti, uniti alle informazioni raccolte sulle “zone rosse” e considerando le leggi che tutelano il territorio, si procederà con la progettazione per ripristinarne l’aspetto».
Concorso a due fasi
Tornando al concorso, i cui termini saranno presto resi pubblici, il 65.enne precisa come ci sarà una prima fase di preselezione aperta a chiunque soddisfi le condizioni base, così da poter identificare i curriculum e le competenze in grado di offrire.
«Nel secondo stadio, tre prescelti saranno invitati a presentare un’offerta dettagliata, che includerà una descrizione di come si intenda procedere, con le proposte economiche e tecniche. Chi sarà poi selezionato, inizierà a lavorare già nel primo trimestre dell’anno prossimo». Neuenschwander, tuttavia, non si sbilancia né sul budget da mettere in campo («la scelta sarà condizionata dalla qualità offerta come dalla cifra richiesta»), né sulla tempistica.
Su quest’ultima, però, prova a dare un’ordine di grandezza, basandosi su eventi analoghi: «A Bondo o al Vallo di Faedo, costruito a seguito della frana del 1992, ci sono voluti otto anni per completare gli interventi. Nel caso di questa parte dell’alta Vallemaggia, penso dovremmo aspettarci un impegno simile».
«Proposta condivisa»
Nonostante l’urgenza, soprattutto per le strutture di protezione «da mettere a punto in tempi ragionevoli», l’incaricato riconosce la priorità al fatto che il progetto sia «di qualità e condiviso anche da chi vive e fa vivere questa parte del Ticino, come pure dalla cittadinanza di Cevio».
Infine, un prezioso consiglio all’indirizzo di chi vorrà cimentarsi nella grande impresa: «Ogni intervento dovrà essere rispettoso di questi luoghi, tenendo conto delle loro caratteristiche e rispettando la memoria di quanto successo», conclude il consulente, facendo riferimento al fatto che proprio in questo punto, l’estate scorsa, avevano perso la vita in cinque. «È fondamentale che nei progetti si rifletta la consapevolezza delle tradizioni locali, delle pratiche agricole storiche e delle strutture architettoniche esistenti».

Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui
Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui
Il bilancio del disastro
Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette morti: una 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia), un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana (Val Bavona), due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia (sempre in Lavizzara). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti (quattro nel Locarnese: Comologno, Losone, Ascona, Verscio; uno a Bellinzona e due in Val di Blenio, oltre a una quindicina in Italia, tra Val Vigezzo e Ossola). Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima rispetto a quello in alta Vallemaggia, tre.