Ruspe già all’opera a Visletto per ricostruire il ponte crollato

A Visletto, nel Comune di Cevio, le ruspe sono già in attività per ricostruire il ponte distrutto dalle colate detritiche causate dall’eccezionale nubifragio che si era abbattuto sull’Alta Vallemaggia nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024, causando - oltre a ingenti danni materiali tra Bavona e Lavizzara -, anche la morte di otto persone (ufficialmente sette, dal momento che una risulta sempre dispersa). Tempi celeri per un intervento considerato «urgente» e dal costo finale di 8,45 milioni, coperti integralmente dal Cantone: la messa in esercizio è in programma a partire dal novembre del 2026. Il manufatto militare posato nel luglio scorso, infatti, comporta costi e limitazioni non più sostenibili. Senza contare che quella stessa soluzione era stata definita sin da subito come provvisoria. I progressi possono essere seguiti in diretta anche tramite un'apposita pagina sul sito https://www4.ti.ch/dt/dc/temi/cantieri/progetti/visletto/webcam.
«Luogo simbolo del disastro»
Ieri, all’apertura del cantiere, erano presenti pure le autorità cantonali, oltre alla sindaca Wanda Dadò: «Abbiamo tanto bisogno di un nuovo collegamento fisso e stabile con il resto della Svizzera», ha spiegato con soddisfazione al Corriere del Ticino al termine dei vari interventi, aggiungendo che «fino a prima del disastro lo davamo per scontato, ma una volta spazzato via ci siamo resi conto della sua importanza. Senza la possibilità di percorrere questo tratto, siamo del tutto isolati», ha ribadito la 63.enne.
Le ha fatto eco il consigliere di Stato Claudio Zali: «Questo è un luogo simbolo del disastro dell’estate passata. E far partire i lavori con questa rapidità è una risposta concreta all’esigenza di persone altrettanto concrete, che non abbiamo mai voluto abbandonare. Penso che questa sia la miglior risposta che potevamo dare loro», ha evidenziato il 63.enne, precisando che «fin dall’inizio eravamo consapevoli della necessità di agire con modalità e scadenze diverse dal solito, a causa della situazione. L’applicazione del diritto d’urgenza ci ha permesso di aggirare, per una volta, le procedure che solitamente rallentano i tempi delle opere pubbliche. Abbiamo impiegato solo lo stretto necessario per progettare, valutare le proposte, deliberare e avviare».


Niente interruzioni al traffico
È stato Diego Rodoni, direttore della Divisione costruzioni del Dipartimento del territorio, a illustrare l’aspetto del futuro raccordo, partendo da una rassicurazione.
«Non sono previste particolari interruzioni o deviazioni del traffico e le maestranze avranno orari di lavoro normali, dal lunedì al venerdì e dalle 7.30 alle 17.30. Al limite sarà necessaria qualche nottata, ma per il resto sarà un’area di sviluppo come ce ne sono tante». L’esperto ha indicato i disegni sui cartelli in esposizione al punto informativo allestito per l’occasione, completati da una serie di immagini fotorealistiche che mostrano il «protagonista» della giornata, presentato dal Consorzio VISLÈ e risultato vincitore «per la solidità della proposta e il rispetto dei requisiti di gara», come recita un comunicato.


Struttura multifunzionale
La sua struttura, tra l’altro, sarà sfruttata - al pari della precedente - per la posa delle varie condotte dell’acqua oltre che dei cavi per l’elettricità e le telecomunicazioni, al momento tutti ospitati nell’adiacente passerella.
«Avrà una lunghezza di 150 metri e, nelle prossime settimane, saremo ancora nella fase preparatoria delle piste di accesso e dei vari materiali. Successivamente, inizieremo con i pali di fondazione, quattro in tutto, due particolarmente profondi. Emergeremo dall’acqua con delle pile circolari, che permettono di affrontare meglio le correnti del fiume, dal diametro di 1,3 metri. Completata questa parte, procederemo con il montaggio della carpenteria metallica, impiegando travi da 24 metri», ha affermato il nostro interlocutore. La piattabanda che sosterrà la strada sarà allestita dal mese di aprile e si troverà a dieci metri sopra il letto del fiume.
Una forma nuova
Gettando l’occhio alle simulazioni sui pannelli, colpisce anche la forma, non più lineare ma sinuosa, spostata più a nord rispetto al viadotto crollato.
Una primizia nella regione, particolarmente apprezzata nelle valutazioni di Bellinzona, da dove giungono elogi anche per «la qualità dell’integrazione paesaggistica e l’impatto ambientale contenuto, grazie a un tracciato più fluido e a una struttura snella, in armonia con la “ciclopedonale” esistente».

Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui
Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui
Il bilancio del disastro
Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette morti: una 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia), un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana (Val Bavona), due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia (sempre in Lavizzara). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti (quattro nel Locarnese: Comologno, Losone, Ascona, Verscio; uno a Bellinzona e due in Val di Blenio, oltre a una quindicina in Italia, tra Val Vigezzo e Ossola). Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima rispetto a quello in alta Vallemaggia, tre.