Bellinzonese

«Fu tentato assassinio»: condannato a 12 anni per le mazzate al creditore

La Corte di appello e revisione penale ha ridotto la pena al 53.enne condannato in primo grado a 13 anni e mezzo per aver aggredito, in una stazione di servizio lungo via Emilio Motta a Bellinzona, un conoscente a cui doveva 25 mila franchi
© CdT/Gabriele Putzu
Irene Solari
20.06.2025 17:09

Condannato a 12 anni di carcere per tentato assassinio. È questa la sentenza pronunciata dalla Corte d’appello e revisione penale (e comunicata oggi) nei confronti del 53.enne svizzero di origini polacche che aveva aggredito a mazzate un suo conoscente, un 61.enne italiano, per un debito di 25 mila franchi. In prima istanza alle Criminali – lo ricordiamo – l’uomo era stato condannato ad una pena detentiva di 13 anni e 6 mesi per tentato assassinio. La stessa che l’accusa, rappresentata dal pp Luca Losa, aveva chiesto di confermare anche in seconda istanza.

La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Maria Galliani, aveva chiesto in appello una riduzione della pena ad un massimo di 6 anni e 6 mesi (leggermente di più rispetto alla prima istanza, dove erano stati richiesti non oltre 5 anni), ritenendo a carico del suo assistito il tentato omicidio per dolo eventuale in stato di eccesso di legittima difesa putativa. Una tesi, quella della legittima difesa, che non è stata sposata dalla Corte presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will (a latere Federica Dell’Oro e Attilio Rampini). L’appello è stato dunque parzialmente accolto solo per quel che concerne la riduzione della pena, ma non per quella che è la qualifica giuridica del reato, che rimane di tentato assassinio e non è stato derubricato. Le motivazioni scritte della Corte verranno trasmesse più avanti.

Le due tesi contrapposte

I fatti, lo ricordiamo, erano avvenuti il 4 febbraio 2022 in un magazzino nei pressi di una stazione di servizio lungo via Emilio Motta a Bellinzona, dove l’imputato lavorava. Quest’ultimo ha sempre detto di essersi «soltanto voluto difendere durante uno scontro reciproco e concitato con il suo creditore», nato proprio da un diverbio per i soldi dovuti da diverso tempo. Tesi ribadita anche dalla sua legale: «Sono stati attimi di grande agitazione e confusione. Non è quindi possibile ricostruire con certezza la dinamica della lite e la sequenza dei colpi tra i due». Di parere opposto, naturalmente, l’accusa: «L’imputato aveva premeditato tutto, pianificando ogni dettaglio». A mente del pp l’uomo voleva uccidere il suo creditore per eliminare il debito. «Per questo lo ha quindi attirato in una trappola con la scusa di ridargli i soldi, colpendolo alla testa con una mazza di legno mentre questo era girato di spalle e continuando a sferrare una raffica di colpi anche quando si trovava a terra inerme».

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