Gaza

Gli USA celebrano la risposta di Israele alle «pressioni» di Biden a Netanyahu

La porta di Erez nel nord di Gaza sarà temporaneamente riaperta per la prima volta dal 7 ottobre e anche il porto di Ashdod sarà aperto per le consegne umanitarie – Blinken: «Il vero test sono i risultati e ciò che vedremo nei prossimi giorni e settimane»
© KEYSTONE (AP Photo/Evan Vucci)
Red. Online
05.04.2024 12:00

«Ultimatum di Biden». «I toni più aspri finora utilizzati». «Pressioni dal presidente». I media americani non usano mezzi termini sulla telefonata tra Joe Biden e il premier dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu. «Oggi ho parlato con il primo ministro Netanyahu per sottolineare che gli attacchi agli operatori umanitari e la situazione umanitaria a Gaza sono inaccettabili. Israele deve attuare misure per affrontare i danni ai civili e la sicurezza degli operatori, e lavorare per un cessate il fuoco per riportare a casa gli ostaggi», ha twittato il presidente USA, ieri sera.

Le successive mosse di Israele vengono quindi celebrate come un successo di Joe Biden. Il gabinetto di guerra israeliano ha diffuso nella notte una nota in cui comunica che «intraprenderà azioni immediate» per aumentare l'afflusso di aiuti alla popolazione di Gaza attraverso il porto di Ashdod e i valichi di Erez e di Kerem Shalom. «Questo aumento di assistenza eviterà una crisi umanitaria ed è essenziale per garantire la continuazione dei combattimenti e raggiungere gli obiettivi della guerra».

La Casa Bianca ha reagito «accogliendo favorevolmente le misure per aumentare le consegne di aiuti umanitari annunciate dal governo israeliano» – precisa – «su richiesta di Joe Biden a seguito della telefonata con Netanyahu. Questi passi, tra cui l'impegno ad aprire il porto di Ashdod per la consegna diretta di aiuti a Gaza, ad aprire il valico di Erez per un nuovo percorso che permetta agli aiuti di raggiungere il nord di Gaza e ad aumentare in modo significativo le consegne dalla Giordania direttamente a Gaza, devono ora essere pienamente e rapidamente attuati». «Siamo pronti a lavorare in pieno coordinamento con il governo di Israele, i governi di Giordania ed Egitto, le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie – viene precisato, infine – per garantire che questi importanti passi siano attuati e si traducano in un aumento significativo dell'assistenza umanitaria in modo che possa raggiungere i civili in disperato bisogno in tutta Gaza nei prossimi giorni e nelle prossime settimane».

I sette operatori umanitari uccisi in un «tragico incidente»

Nel corso della telefonata, riportano i media americani citando fonti dell'amministrazione americana, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stato descritto come «molto arrabbiato» riguardo all'attacco israeliano in cui sono morti sette volontari che lavoravano per World Central KitchenNo-profit che, proprio ieri, ha chiesto ai governi di Australia, Canada, Stati Uniti d'America, Polonia e Regno Unito di unirsi a lei nel chiedere «un'indagine indipendente e di terze parti su questi attacchi» e ha domandato al governo israeliano «di conservare immediatamente tutti i documenti, le comunicazioni, le registrazioni video e/o audio e qualsiasi altro materiale potenzialmente rilevante" per gli attacchi al fine di "garantire l'integrità delle indagini».

La questione degli ostaggi

Nonostante la «telefonata dai toni più aspri finora utilizzati» dagli USA con Israele, Biden ha esortato il Primo Ministro israeliano «a conferire ai suoi negoziatori il potere di concludere un accordo senza indugio per portare a casa gli ostaggi», aggiungendo che «un cessate il fuoco immediato è essenziale per stabilizzare e migliorare la situazione umanitaria e proteggere civili innocenti».

Su questo punto si è concentrato in particolare il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che si è congratulato con gli USA «per aver chiarito che qualsiasi cessate il fuoco a Gaza sarà subordinato al rilascio degli ostaggi»: «Continueremo a lavorare insieme ai nostri alleati in tutto il mondo – ha scritto su X, avvalorando la tesi del governo – per preservare il diritto di Israele a continuare la guerra finché gli ostaggi non saranno rilasciati e Hamas sarà definitivamente sconfitto».

Sull'Iran: «Faremo del male a chi intende farci male»

Nella telefonata – si parla di 45 minuti, ma in altri casi anche di «meno di mezz'ora» – Biden e Netanyahu «hanno discusso anche delle minacce pubbliche iraniane contro Israele e il popolo israeliano» e il presidente degli USA ha affermato che «gli Stati Uniti sostengono fortemente Israele di fronte a tali minacce». 

Il primo ministro israeliano, subito dopo il colloquio telefonico, si è espresso a una riunione del gabinetto di sicurezza: «L'Iran agisce contro di noi da anni, direttamente e tramite delega. E, quindi, Israele agisce contro l'Iran e i suoi delegati, in modo difensivo e offensivo. Sapremo difenderci e agiremo secondo il semplice principio: a coloro che ci fanno del male o intendono farci del male, noi faremo del male».

Anche la Svizzera ha condannato l'attacco aereo contro il consolato iraniano nella capitale siriana Damasco. «Questo attacco aereo aumenta notevolmente il rischio di una grave escalation nella regione», ha scritto il DFAE. «La spirale di escalation deve essere fermata immediatamente. La Svizzera invita tutte le parti a impegnarsi nel dialogo e a esercitare la massima moderazione per evitare che la situazione degeneri ulteriormente e per trovare una soluzione».

Le reazioni

La portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson, ha accolto con favore i passi del governo israeliano, affermando che «devono ora essere pienamente e rapidamente attuati»: «Come ha affermato oggi il presidente durante l'appello, la politica degli Stati Uniti rispetto a Gaza sarà determinata dalla nostra valutazione dell'azione immediata di Israele su queste e altre misure, comprese quelle per proteggere i civili innocenti e la sicurezza degli operatori umanitari».

Il segretario di Stato USA Antony Blinken ha dal canto suo dichiarato che «le azioni di Israele, con l'apertura del valico di Erez, sono sviluppi positivi, ma il vero test sono i risultati e ciò che vedremo nei prossimi giorni e settimane. Un dato importante sarà il numero di camion che entra a Gaza e se possono muoversi, specie a Gaza nord. Vogliamo vedere risolti i colli di bottiglia ed essere sicuri che i cooperanti, chi porta gli aiuti, possano lavorare in sicurezza».

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