«I social creano dipendenza»: New York fa causa a Meta, YouTube, Snap e TikTok

Social e minori: ora la politica vuole risposte. Così titolavamo un articolo meno di una settimana fa. Il 31 gennaio scorso, sono stati chiamati in audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato cinque tra i più importanti dirigenti delle Big Tech. Oltre a Mark Zuckerberg, hanno testimoniato davanti al Congresso Shou Chew, amministratore delegato di Tik Tok; Evan Spiegel, amministratore delegato di Snap; Linda Yaccarino, amministratrice delegata di X; e Jason Citron, amministratore delegato di Discord. Insomma, la discussione pubblica sul pericolo social per i minori ha fatto, negli Stati Uniti, un significativo passo avanti. È notizia di oggi che la città di New York ha fatto causa ad alcune delle più grandi società di social media per avere contribuito alla crisi di salute mentale tra bambini e adolescenti.
Il sindaco di New York City, Eric Adams, ha annunciato che la sua amministrazione ha intentato una causa contro Meta (proprietaria di Facebook e Instagram), Alphabet (proprietaria di YouTube), Snap Inc. (proprietaria di Snapchat) e ByteDance (proprietaria di TikTok). La denuncia sostiene che le aziende abbiano «progettato e commercializzato intenzionalmente le loro piattaforme per attrarre, catturare e creare dipendenza nei bambini e negli adolescenti». Per manipolarli. New York, ha dichiarato il sindaco, spende 100 milioni di dollari all'anno per i programmi di trattamento della salute mentale dei giovani: GMolti siti di social media finiscono per mettere in pericolo la salute mentale dei bambini, promuovono la dipendenza e incoraggiano comportamenti malsani», ha affermato.

Adams, aveva anticipato la causa a fine gennaio. «Negli ultimi dieci anni abbiamo visto quanto il mondo online possa creare dipendenza e travolgere, esponendo i nostri figli a un flusso continuo di contenuti dannosi e alimentando la crisi nazionale di salute mentale dei nostri giovani». Le aziende chiamate in causa avrebbero utilizzato la ricerca psicologica per rendere le loro piattaforme il più coinvolgenti possibile, spingendo i giovani utenti a passare sempre più tempo online. Questo causerebbe depressione, ansia, autolesionismo e persino un aumento dei suicidi tra gli adolescenti.
Lo scontro in Senato
Il procuratore generale del New Mexico, Raúl Torrez, ha aperto un fascicolo d’indagine su Meta (la società di Zuckerberg), accusandola di mancata protezione dei bambini dagli abusi sessuali, dagli approcci predatori e dal traffico di esseri umani. L’amministrazione Biden si è esposta in modo diretto, per la prima volta, con una dichiarazione della portavoce Karine Jean-Pierre, la quale ha parlato di recente dell’esistenza di «prove innegabili che i social media contribuiscano alla crisi della salute mentale dei giovani». «La costante ricerca, da parte delle aziende, del profitto rispetto alla sicurezza di base mette a rischio i nostri figli e nipoti», ha detto il presidente della commissione Giustizia Dick Durbin, senatore democratico eletto nell’Illinois. Mentre il collega repubblicano della South Carolina Lindsey Graham ha addirittura imputato a Mark Zuckerberg di «avere le mani sporche di sangue», aggiungendo subito dopo che «le piattaforme di social media stanno uccidendo le persone».
La protezione dei minori
New York City, il distretto scolastico e le istituzioni sanitarie, vogliono che le aziende mettano in atto salvaguardie più forti per proteggere i minori. E non è la prima azione legale di questo tipo contro le società che si occupano di social media.
Ma le tendenze in Svizzera sono identiche a quelle della maggior parte degli altri Paesi: in una giornata settimanale media, i giovani elvetici trascorrono, in base alla loro stessa valutazione, più o meno 3 ore e un quarto in Internet. Nel fine settimana, la durata media di utilizzo può arrivare anche a quasi 5 ore.
Le aziende respingono le accuse. Un portavoce di Meta ha dichiarato che la società desidera che gli adolescenti abbiano «esperienze online sicure e adatte all'età». TikTok ha affermato che continuerà a lavorare per mantenere la community al sicuro. YouTube sostiene di aver creato «servizi e politiche per offrire ai giovani esperienze adeguate all'età».
Il dibattito è (di nuovo) aperto.