L'idea

Il Pardo ascolta il suo pubblico, con un'Accademia dedicata

Dieci partecipanti selezionati hanno potuto vivere tre giorni dietro le quinte del Locarno Film Festival, nell'ambito della seconda Audience Academy
Da sinistra a destra, Stefano Knuchel, ideatore dell'Audience Academy del Locarno Film Festival, con alcuni dei partecipanti alla seconda edizione: Gole, Domenico, Nina e Celia
Jona Mantovan
13.08.2023 06:00

Laboratori. Incontri esclusivi. Dietro le quinte. È questa, a grandi linee, la ricetta della Audience Academy, l'Accademia del pubblico, in collaborazione con UBS e quest'anno alla sua seconda edizione. Tre giorni e dieci partecipanti per un viaggio dietro le quinte e dentro la grande macchina del Locarno Film Festival. Non solo film e proiezioni, ma anche discussioni con gli altri partecipanti. Scambi di idee che saranno, in realtà, molto preziosi per le future edizioni della kermesse dedicata al cinema. Il focus di questa edizione è stato dedicato all'accessibilità. Accessibilità finanziaria, certo. Ma anche più concreta, a livello di rampe, ostacoli, barriere architettoniche. Il pensiero è rivolto a chi si muove con difficoltà. Magari con una sedia a rotelle. Tutti segnali che saranno colti dal Festival e concretizzati sotto forma di interventi per espandere e migliorare l'esperienza del pubblico. Uno degli appuntamenti si svolge alla Davide Campari Lounge, la prima nel suo genere aperta al pubblico e collocata nell'installazione provvisoria sotto la Magnolia, proprio di fronte alla sede di Locarno della banca. I primi partecipanti sono già arrivati con un buon anticipo. «Siamo un gruppo di persone molto diverse tra loro, ma penso che siamo stati scelti molto bene perché andiamo molto d'accordo fra di noi e siamo tutti interessati», dice Gole, che arriva dal Sudafrica.

«Siamo stati esposti a parecchi spunti, abbiamo potuto vedere il dietro le quinte della manifestazione. L'obiettivo sarà poi formulare dei consigli per poter vivere il festival in maniera più accessibile, anche e soprattutto dal punto di vista finanziario», aggiunge la 29.enne. Stefano Knuchel, responsabile delle Accademie e capoprogetto BaseCamp, è l'ideatore di questa nuova proposta. «Ci sono accademie di ogni tipo e a me piace il concetto di 'Beta'. Lanciare nuove idee, un po' sperimentali, fuori dai soliti binari... con questo spirito è nata, l'anno scorso, questa accademia del pubblico. L'ho proposta proprio così, al Festival. Ho detto ‘Vi propongo un'Academy che non esiste in nessun altro festival. Nonostante sia importantissima, sembra che stranamente nessuno l'abbia mai fatta: l'Audience Academy’. E per Locarno vale ancor di più, perché questo è un festival di pubblico e di un tipo molto eterogeneo. Ci deve essere davvero un dialogo, con gli spettatori», evidenzia il 56.enne. «Portiamo il pubblico dietro le quinte, spieghiamo loro come funziona. Rispondiamo a tutte le loro domande. Anche a chi chiede ‘Perché non ci sono le grandi star?’ o ‘Perché costa così tanto, il Festival?’, oppure ancora ‘Come funziona una proiezione?’... Insomma, c'è la curiosità e bisogna aprire questa grande macchina, scegliendo anche persone molto diverse tra di loro.

Quanto costa venire al Festival? Spesso si sottovaluta questo aspetto, ma per godersi il Festival occorre soggiornare un po' di tempo a Locarno, e costa. Come si può migliorare questa situazione?
Stefano Knuchel, 57 anni, responsabile delle Accademie e capoprogetto BaseCamp

Accessibilità. Anche finanziaria

«Quanto costa venire al Festival? Spesso si sottovaluta questo aspetto, ma per godersi il Festival occorre soggiornare un po' di tempo a Locarno, e costa. Come si può migliorare questa situazione? Abbiamo preso diverse iniziative come Festival, ma magari le persone che vengono hanno altre idee, altri spunti. Per il Festival è un modo in più per ricordarsi dell'importanza di questo discorso aperto e diretto», afferma.

C'è ancora qualche minuto prima che arrivi Matilde Henrot, del Comitato di selezione dei lungometraggi. Sarà lei che, oggi, rivelerà qualche 'segreto' della sua professione e risponderà alle domande dei dieci curiosi non addetti ai lavori. Che, nel frattempo, sono tutti seduti su una serie di divanetti. «Ci siamo conosciuti nel tempo che avevamo a disposizione, non molto. Abbiamo tutti formazioni e professioni molto diverse e non necessariamente legate al mondo del cinema. Anzi, quasi nessuno», dice Domenico, giovane partecipante di origine ticinese e tailandese che studia in una scuola d'arte a Parigi.

Qualche metro più in là c'è Nina, che vive e lavora a Zurigo nel settore della promozione e della pubblicità. «È la mia prima volta a questo festival, anche se lo conoscevo già prima. Ho potuto capire come funziona, ho potuto capire anche e soprattutto quanto è diverso rispetto agli altri festival, quanto è unico rispetto, per esempio a Venezia», dice la 45.enne. «In questi due giorni ho potuto discutere con gli organizzatori e vedere come funziona una kermesse così complessa, ma anche la sua storia». «Già, è incredibile vedere come tutta questa macchina si relaziona su più fronti: da quello artistico a quello operativo, fino a quello turistico», replica Domenico.

Trovo che sia molto interessante poter vedere film da tutto il mondo e soprattutto film che normalmente non avresti l'occasione di vedere
Celia, 26 anni, partecipante all'Audience Academy dal canton Vallese

Come si scelgono i film?

«Trovo che sia molto interessante poter vedere film da tutto il mondo e soprattutto film che normalmente non avresti l'occasione di vedere», osserva Celia, che vive a Sierre, nel canton Vallese. «All'inizio non pensavo fosse possibile partecipare per me, dato che sono su una sedia a rotelle, ma poi mi sono detta ‘proviamo’ e anche gli organizzatori mi hanno detto che è possibile senza alcun problema. È stato tutto organizzato alla perfezione. E devo ammettere che mi sento molto privilegiata ad aver avuto questa occasione», racconta la 26.enne.

«È stato molto intenso, ma anche molto interessante. Non sapevo che sarei riuscita a livello tecnico e nemmeno se mi sarebbero bastate le energie... Alla fine, però, tutto si è rivelato molto semplice».

Matilde Henrot entra in scena. Saluta gli 'accademici' e siede in un divanetto lasciato libero dalla classe apposta per lei. La conversazione è punteggiata dalle domande che lei stessa rivolge al gruppetto, ma anche quelle che vari partecipanti le fanno. «Come si scelgono i film? Ma si guardano tutti? Se un titolo è noioso, che si fa?». Con grande entusiasmo, rivela i 'segreti' del suo mestiere. Uno fra tutti, quello di non premere mai il tasto di avanzamento rapido sul lettore del film che sta visionando. 

Anch'io penso sia giusto iniziare a vedere l'opera con la mente libera. Senza sapere nulla, senza leggere sinossi o riassunti
Nina, 45 anni, partecipante all'Audience Academy da Zurigo

Amore per il cinema

«Sono d'accordo con lei», confida al termine della sessione sempre Nina. «E anch'io penso sia giusto iniziare a vedere l'opera con la mente libera. Senza sapere nulla, senza leggere sinossi o riassunti. Così lo si affronta con apertura e solo così possiamo darci la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo».

«Come amante del cinema è un piacere scoprire tanti film e poter scoprire anche come funziona il Festival. Sì, questa è un'esperienza unica», esclama Gole. «Mi porto a casa soprattutto tanta ispirazione. Gli ultimi anni sono stati molto difficili per i filmmaker e per l'arte in generale. Questo festival mi ha sommersa di stimoli interessanti e mi fa tornare a casa con ancora più amore per il cinema».

Ma è il momento di partire verso una nuova meta, verso una nuova attività. L'agenda di appuntamenti della classe è fitta e si passa da una tavola rotonda a una proiezione, da un pranzo a un incontro con una delle mille realtà della meticolosa organizzazione del Festival.

Mi hanno rivolto parecchie domande, è stato un incontro molto dinamico. Ho spiegato loro i differenti pubblici del Festival di Locarno: dalla stampa al pubblico pubblico vero proprio, ma anche quelli della sezione dedicata all'industria cinematografica, che sono importanti
Matilde Henrot, 48 anni, Comitato di selezione dei lungometraggi, Locarno Film Festival

«Un bago di umiltà»

Henrot, smettendo simbolicamente i panni da 'docente', resta sempre entusiasta: «Mi hanno rivolto parecchie domande, è stato un incontro molto dinamico. Ho spiegato loro i differenti pubblici del Festival di Locarno: dalla stampa al pubblico pubblico vero proprio, ma anche quelli della sezione dedicata all'industria cinematografica, che sono importanti. Ho parlato in modo molto diretto di questo mestiere. Un lavoro un po' particolare, che consiste nel vedere tanti, tantissimi film», esclama la 48.enne, che ricopre l'incarico di selezionatrice da cinque anni. In precedenza, però, ha frequentato per parecchie edizioni la manifestazione di Locarno, anche per aver lavorato in una società di distribuzione.

«Non è solo vederli, però», riprende. «È soprattutto cercarli, cosa molto difficile. Occorre convincere i detentori dei diritti a presentare le loro pellicole a Locarno, ma anche convincere le altre persone del Comitato di selezione. Se un film ti piace tanto, devi anche convincere gli altri membri...». Sul pubblico della 76.ma edizione, poi, l'esperta rimarca un particolare che l'ha sorpresa in positivo: «Ho visto parecchi giovani tra il pubblico. Proiezioni su cui non ci speravo troppo, poi, si sono rivelate molto ben frequentate. E questa tendenza si riflette anche in questa classe dell'Audience Academy».

Soddisfatto anche l'«inventore» di questo particolare (e unico nel suo genere) percorso di «formazione», Stefano Knuchel. «Sono sicuro che arriveremo a implementare delle osservazioni. È un importante e utile bagno di umiltà, perché qui si lavora molto, si hanno tante idee,... ma poi, proprio come accade nel mondo del cinema... uno lavora su un film per anni. Ha girato le riprese, ha parlato con tutti, sta lavorando mesi al montaggio... ma poi arriva qualcuno che in modo piuttosto ingenuo nota una cosa e dice: ‘Ma perché questa parte è fatta così?’... Ed è vero, centra il punto. Qui succederà lo stesso: emergeranno idee chiare per migliorare l'accessibilità del Locarno Film Festival. Perché la discussione non finisce qui: in questa sede raccogliamo spunti e poi, al termine, proponiamo ai partecipanti una riflessione, a partire dalla quale approfondiremo. Vogliamo che sia un vero momento di scambio, un momento di apertura da parte del Festival», conclude.

NOTA DI REDAZIONE: Alcune immagini nel filmato per gentile concessione e a cura di studenti CISA DI LOCARNO — Conservatorio Internazionale Scienze Audiovisive di Locarno

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