Il caso

Il passo indietro di Gobbi: «a malincuore» lascia la Polizia

Il direttore delle Istituzioni ha deciso di autosospendersi dalla responsabilità politica della Polcantonale, che passerà fino al termine dell’inchiesta sotto la guida del collega Zali - Il Consiglio di Stato ha accolto la decisione dopo una lunga riunione a tratti accesa
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
27.03.2024 20:20

Il «caso Gobbi», attorno al quale la Magistratura è ora chiamata a fare chiarezza, ha un suo primo risvolto politico e istituzionale. Il diretto interessato, al termine di una lunga seduta straordinaria di Governo, ha infatti deciso di autosospendersi temporaneamente dalla responsabilità politica della Polizia cantonale, che perlomeno fino al termine delle inchieste in corso (quella giudiziaria e quella amministrativa) passerà sotto la guida del collega supplente Claudio Zali. Un «passo indietro» da parte di Gobbi, ricordiamo, auspicato nella giornata di martedì da diverse forze politiche dopo l’annuncio da parte del Ministero pubblico dell’apertura di un procedimento penale sull’incidente avvenuto nel novembre 2023 che l’ha visto coinvolto.

Una giornata particolare

Quella di oggi, a Palazzo delle Orsoline, è stata una giornata quantomeno particolare. Alla consueta seduta ordinaria del Consiglio di Stato che si tiene ogni mercoledì mattina, infatti, questa volta ne è seguita una «straordinaria», durata diverse ore: dal primo pomeriggio fino a poco prima delle 18. Segno che, come appreso dal Corriere del Ticino, le discussioni nell’Esecutivo non sarebbero state completamente serene. A metà pomeriggio sono arrivati i primi concreti segnali che una comunicazione ufficiale da parte del Governo sarebbe arrivata in serata. Poi, alle 17.30 in punto, la sorpresa. A comunicare per primo il passo indietro del «ministro» non è stato il Consiglio di Stato, bensì l’avvocato Renzo Galfetti che assiste Gobbi nella vicenda, tramite un breve comunicato stampa firmato dallo stesso consigliere di Stato. «Con lo spirito di servizio e senso dello Stato che mi contraddistinguono, col rispetto che porto nei confronti delle istituzioni e del collegio governativo (ingiustamente tirato in ballo) e soprattutto a tutela dei miei affetti famigliari che in questo momento subiscono attacchi inauditi, ho deciso a malincuore di autosospendermi temporaneamente dalla responsabilità politica della Polizia cantonale sin tanto che le inchieste in corso (...) non siano terminate», si legge nella nota. Nota in cui Gobbi è pure tornato a ribadire «con forza» la sua «totale estraneità a qualsiasi ipotesi di comportamento pur solo scorretto».

Parola all’Esecutivo

Alla comunicazione inviata dall’avvocato, esattamente dieci minuti più tardi, è seguita quella ufficiale del Consiglio di Stato, il quale ha fatto sapere di aver «accolto la richiesta del direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi di cedere temporaneamente la responsabilità politica della Polizia cantonale». Una decisione che, ha tenuto a precisare l’Esecutivo, «non avrà effetti sull’operatività della Polizia cantonale – che continuerà a essere garantita secondo le consuete modalità organizzative – e rimarrà in vigore fino al termine del procedimento penale aperto dal Ministero pubblico». Per garantire tale operatività, infatti, «la responsabilità politica della Polizia cantonale è stata temporaneamente affidata a Claudio Zali», direttore del Dipartimento del territorio, ossia al «consigliere di Stato supplente per il Dipartimento delle istituzioni».

Sempre l’Esecutivo ha pure fatto sapere che «il consulente giuridico del Consiglio di Stato è stato designato dal Governo quale suo rappresentante nell’esercizio del diritto di accesso agli atti nell’ambito dell’inchiesta penale che vede coinvolto un agente della Polizia cantonale».

Bocche cucite

Giunto il comunicato, qualche minuto più tardi, alle 17.44, abbiamo visto in lontananza uscire dalla sala del Governo almeno tre dei cinque membri dell’Esecutivo. E, va detto per dovere di cronaca, non è stato possibile raccogliere le dichiarazioni dei consiglieri di Stato. Ma, d’altronde, già martedì il Governo aveva precisato di aver «sospeso» la trattazione degli atti parlamentari pendenti (un’interpellanza del Centro e una dell’MPS). Ergo: le risposte sul caso, da parte del Governo, arriveranno solo quando il procedimento penale sarà terminato.

Tuttavia, l’insolita lunghezza della riunione governativa non può che far pensare che le discussioni tra i membri dell’Esecutivo siano state a tratti anche animate e con pareri divergenti. La versione ufficiale, stando ai due comunicati stampa, racconta infatti di un’autosospensione decisa da Gobbi e poi accolta dai colleghi. La versione non ufficiale, invece, racconta di una riunione nella quale i pareri perlomeno inizialmente non erano completamente allineati.

Le pressioni

La riunione governativa, ricordiamo, ha fatto seguito alla comunicazione giunta martedì dal Ministero pubblico nella quale aveva annunciato l’apertura di un procedimento penale riguardo all’incidente della circolazione, che ha visto coinvolto il consigliere di Stato Gobbi, avvenuto poco dopo la mezzanotte del 14 novembre 2023. Un procedimento penale le cui ipotesi di reato (abuso d’autorità e favoreggiamento) sono state poste a carico di un agente della Polizia cantonale e contro ignoti. Sempre martedì, dopo la comunicazione della Procura, le reazioni politiche giunte dai partiti (ad eccezione delle Lega) sono state abbastanza perentorie: da PS e MPS è giunta la richiesta a Gobbi di «un passo indietro», mentre per Centro e PLR l’eventuale sospensione del «ministro» rappresentava un tema, ma di competenza del solo Governo. Pressioni politiche, con ogni probabilità, che hanno giocato un ruolo nelle discussioni tra i membri del Governo. E che, per finire, come detto hanno portato all’autosospensione di Norman Gobbi.

Chiuso (almeno per ora) il fronte politico-istituzionale, continuerà ora quello prettamente giudiziario. L’inchiesta affidata al procuratore generale Andrea Pagani, dopo gli accertamenti svolti da metà marzo in poi e sfociati nell’apertura del procedimento, è ora destinata a entrare nel vivo. Nei prossimi giorni infatti sono previsti i primi interrogatori. La questione, c’è da scommetterci, continuerà a far discutere.

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