Il «traditore di Kiev» scambiato con oltre 200 prigionieri

«Volete il ‘traditore di Kiev’, l'ucraino filorusso Viktor Medvedchuk, alleato di Putin? Allora dateci 215 dei nostri, inclusi gli eroi del battaglione Azov, che avevano presidiato le acciaierie Azovstal di Mariupol». Potrebbero essere state queste, a grandi linee, le parole dell'accordo che ha poi portato, giovedì, al trionfale annuncio in tv: uno scambio di prigionieri senza precedenti dall'inizio della guerra, che risale ormai al 24 febbraio. Oltre 200 soldati imprigionati dalla Russia—tra cui quelli divenuti icona della resistenza ucraina, grazie al lungo presidio delle acciaierie Azovstal sotto le bombe di Mosca e nonostante la carenza di munizioni e di rifornimenti—sono stati scambiati con 55 prigionieri che erano in mano a Kiev. Tra questi, appunto, Viktor Medvedchuk, deputato ucraino e a capo dell'opposizione filorussa, bollato come alleato del presidente russo Putin, oltre che accusato di alto tradimento. L'uomo era stato arrestato il 12 aprile ed esposto su internet come un trofeo. Mossa giustificata anche dal fatto che fosse in prima linea tra i candidati alla guida di un governo fantoccio, nel caso in cui Mosca fosse riuscita a conquistare Kiev.
L'umore era alto, giovedì mattina presto, nella riunione con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. «Sono contento di vedervi sani e salvi dopo che finora ci eravamo solo sentiti al telefono», ha detto in collegamento televisivo con i leader combattenti delle acciaierie. «Ora siete in Turchia e il prossimo passo sarà portarvi qui, a casa».
Subito dopo ha preso la parola il suo braccio destro, Andriy Yermak, al tavolo con il presidente. «Siamo riusciti a liberare 215 persone». L'operazione di scambio era stata concordata con il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Mosca, intanto, non ha rilasciato alcun commento. Parte dell'accordo di scambio ha visto la liberazione di dieci prigionieri, tra cui cinque britannici e due statunitensi, già mercoledì scorso. Il gruppo è stato trasferito dalla Russia all'Arabia Saudita.
Ma la vittoria più importante è stata il fatto di aver riportato a casa i «ragazzi» che hanno saputo resistere a settimane di incessanti bombardamenti russi, protetti dalla fitta rete di cunicoli sotterranei dell'acciaieria Azovstal. Il loro rifiuto di arrendersi ha portato all'elogio in tutto il Paese per l'eroismo con cui hanno sfidato la superiorità numerica e di fuoco della Russia.
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