Processo

Incendio di Avegno, per il 21.enne un periodo in una struttura terapeutica

Il giudice Mauro Ermani ha deciso per un'espiazione anticipata della misura a Villa Argentina – Il dibattimento è quindi stato sospeso e rimandato a data da definire
24 gennaio 2023, in fiamme l'abitazione di Carà di Risc, ad Avegno. © Rescue Media
Jenny Covelli
Jenny CovellieSara Zehnder
18.07.2023 12:36

Un'esecuzione anticipata della misura a Villa Argentina per un periodo di prova (di almeno tre mesi). È quanto ha deciso questa mattina il giudice Mauro Ermani nei confronti del 21.enne che il 24 gennaio scorso diede fuoco alla casa in cui nove mesi prima il fratello aveva ucciso la madre, ad Avegno. Oggi il giovane, alle Assise correzionali di Lugano, doveva rispondere di incendio intenzionale, rottura dei sigilli (la scena del crimine era infatti ancora sotto sequestro) e altri capi d'accusa riferiti a episodi avvenuti a partire dall'estate 2021. Il presidente, in apertura di dibattimento, ha voluto affrontare una questione preliminare: la presa a carico dell'imputato in una struttura in cui trattare la tossicodipendenza (gli è pure stato diagnosticato un disturbo della personalità). Il processo è quindi stato sospeso e rimandato a data da definire, sulla base del comportamento che il 21.enne adotterà all'interno della struttura.

L'11 aprile 2022 il fratello maggiore dell'imputato, in preda a un forte scompenso psichico, uccise la madre con cui viveva nel rustico di Carà di Risc, ad Avegno di Fuori. Colse la vittima nel sonno, colpendola ripetutamente alla testa e alla schiena. La mattina del 24 gennaio 2023, il 21.enne è tornato in quell’abitazione, ancora sotto sequestro, per recuperare degli effetti personali. Ha rotto i sigilli della polizia, e dopo avere bevuto del vino in cucina è salito al primo piano, dove si era consumato il delitto. La vista delle tracce di sangue è stata, per lui, insopportabile. In uno stato alterato da alcol, farmaci e stupefacenti, ha dato fuoco ai materassi della camera da letto. Il giorno stesso era scattato il suo arresto, al quale è seguito il trasferimento al carcere di Cazis (per evitare i contatti con il fratello che si trova alla Stampa).

Quello del giovane, classe 2002, è un passato travagliato. «La sua è una storia lunga che non nasce dall'orribile fatto di sangue di cui sappiamo, ma ha origine molto prima», ha dichiarato in aula il giudice Ermani. «Mi ubriacavo sempre – ha dal canto suo ammesso l'imputato –, facevo casino, mi portavano coatto in clinica e io scappavo per andare a ubriacarmi». Tra i capi di accusa di cui avrebbe dovuto rispondere oggi ci sono anche la violenza o minaccia contro agenti, il danneggiamento e la contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. Ma qualcosa sembra essersi smosso, stando alle parole pronunciate in aula: «Negli ultimi sette mesi ho avuto il tempo di riflettere sulla mia vita. Senza l'utilizzo di sostanze e di alcol sono un'altra persona. Ero un alcolizzato, ora mi sento meglio ed è la prima volta che sono convinto di andare in comunità, sono cambiato».

Un atteggiamento che ha convinto il procuratore pubblico Zaccaria Akbas, secondo il quale « gli intenti sono buoni», a concordare sulla misura riabilitativa per un periodo di prova. La Corte, dopo avere a lungo testato le intenzioni del giovane, ha scelto di dargli un'opportunità considerati «l’età e il vissuto traumatico di quest’anno». «Il diritto penale accerta i fatti e poi eventualmente condanna, con lo scopo di impedire che questi fatti succedano ancora – ha detto il giudice Mauro Ermani –. Le persone che soffrono del disturbo di cui soffre lei e che fanno uso di sostanze come l’alcol, possono beneficiare di misure alternative al carcere, laddove la persona va a curare le sue problematiche per poter poi vivere in società senza più questi comportamenti».

Villa Argentina è chiamata a tenere informata la Corte sull'andamento della terapia e l'atteggiamento del 21.enne. A cui il giudice ha più volte spiegato che si tratta di un'occasione in cui deve dimostrare concretamente di volere cambiare. Altrimenti, le conseguenze potrebbero rivelarsi ben più gravi, con deferimento a una corte delle Assise criminali.  «Gli state dando la possibilità di costruire un futuro più sereno di quello che ha vissuto in questi anni», ha dichiarato l'avvocato difensore, Stefano Genetelli. «Farò del mio meglio», sono state le parole conclusive del ragazzo.

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