Benessere

La musica sconfigge i Vecna che ci sono in noi

Stranger Things insegna: basta una canzone per proteggerci dai demoni che potrebbero albergare in noi – Ma è davvero così? Ecco cosa ci ha detto un esperto
Prisca Dindo
12.07.2022 18:30

La colonna sonora di Stranger Things, la serie creata dai fratelli Duffer per Netflix giunta al suo quarto capitolo, ha sempre giocato un ruolo fondamentale. Ma mai come nelle ultime nove puntate sfornate di recente dal gigante statunitense di streaming. È la musica che strappa alla morte Maxine, uno dei personaggi principali della famosa serie tv. Ascoltando le note della sua canzone preferita, la giovane riesce a sottrarre la mente (e il corpo) dalle grinfie mortifere di Vecna, il mostro che regna nel Sottosopra. Quella Running Up That Hill che sta riscuotendo un successo tale da regalare una seconda vita pure a Kate Bush, la cantante inglese che firmò il brano nel 1985, caduta nel dimenticatoio dopo il gran successo iniziale.

«Questo è il bello della musica… può far rinascere nelle situazioni più impensabili. Grazie a una serie bellissima tanti giovani hanno scoperto la bravura di Kate Bush» ha commentato il cantante italiano Alan Sorrenti, autore di Siamo figli delle stelle, un’altra hit che furoreggiò in Italia negli anni ‘80.

Il potere della musica

Ma al di là della finzione cinematografica e dei suoi successi, la musica fa davvero bene all’anima e i fratelli Duffer ne sono perfettamente coscienti. Tutti conosciamo il piacere di ascoltare i nostri brani preferiti. Il suono ha qualcosa di speciale, di forte. Anzi: per molti di noi, come scrive Oliver Sachs in Musicophilia, le emozioni indotte dalla musica possono essere travolgenti.

«Diversi miei amici che hanno un’intensa sensibilità per la musica, – racconta nel suo libro il famoso neurologo e scrittore britannico – non possono tenerla come sottofondo mentre lavorano: o sono in condizioni di prestarle un’attenzione totale, oppure devono spegnerla. Se ci abbandoniamo totalmente alla musica, possiamo finir preda di stati di estasi e rapimento; una scena comune, negli anni Cinquanta, era quella di grandi masse di pubblico che cadevano in deliquio con la musica di Frank Sinatra o di Elvis Presley, prese da un eccitamento emozionale e forse erotico così intenso da indurre allo svenimento».

Basta un ritornello per farci sentire meglio

La musica è potente, d’accordo. Ma basta una canzone per metterci al riparo dai Vecna che albergano in noi? Può una hit salvarci come s’è salvata Max di Stranger Things? «Se quella canzone ha un particolare impatto emotivo perché rievoca in noi esperienze confortanti e di benessere si, spesso può bastare» ci spiega Pietro Ferrante, che abbiamo raggiunto telefonicamente nel suo studio a Lugano. Secondo lo specialista di musicoterapia a volte è sufficiente sentire anche solo il ritornello principale o alcune rime di una canzone per ricreare quel distacco emotivo in grado di cancellare dalla mente le esperienze negative o i traumi.

«Paradossalmente – aggiunge Ferrante – la stessa esperienza della protagonista della serie tv la potrebbe vivere una persona affetta da vari disturbi come l’ansia, la depressione, l’insonnia».

Non si tratta di magia

Non è magia: le aree del cervello stimolate dalla musica sono le stesse del «sistema della gratificazione» o «della ricompensa» che si attivano in risposta ad alcuni stimoli primari come quelli del cibo. C’è di più. I suoni e la musica possono diventare un efficace antidolorifico. Non solo perché riducono lo stress o distraggono ma perché attivano anche alcuni circuiti neuronali per ridurre il dolore. È quanto evidenzia una serie di esperimenti sui topi descritta di recente sulla rivista Science. I risultati dimostrano che l’intensità dei suoni agisce su alcuni circuiti nervosi, inducendo nelle cavie sollievo dal dolore.

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