La Nuova Carì guarda al futuro: «Sarà una perla internazionale»

«Attività sull’arco di tutti i 12 mesi e meno dipendenza dalla neve: Carì deve diventare una perla regionale, cantonale e persino internazionale». Marco Costi, presidente della Nuova Carì Impianti turistici SA, ha le idee molto chiare sul progetto che traccia il futuro corso della destinazione medioleventinese. Dopo la fusione delle società di gestione precedenti e la costituzione del Consiglio d’Amministrazione con mandato strategico, si guarda ora ai prossimi passi da fare. E la volontà del rinnovato CdA è quella di garantire continuità e un futuro a medio-lungo termine per la stazione turistica. Sfide, obiettivi e investimenti che sono stati presentati ieri durante un incontro con la stampa nello Chalet Blenio-Leventina in piazza del Sole a Bellinzona. All’incontro erano presenti, oltre a Marco Costi, anche il sindaco di Faido Corrado Nastasi e il municipale Amos Fasoletti. Hanno preso la parola pure Robert Reider, esperto nel campo dell’innevamento programmato, Mattia Galli, responsabile della Regione sud per il TCS e Claudio D’Alessandri, presidente della Degagna di Fichengo.
Sostenibilità a lungo termine
L’obiettivo del progetto, che vuole «una Nuova Carì davvero nuova», è garantire la sostenibilità a lungo termine della destinazione. Soprattutto alla luce del problema centrale: la forte dipendenza dalla stagione invernale. Da qui la necessità di una diversificazione delle entrate, della destagionalizzazione su tutto l’anno (non solo estate e inverno) e di una sempre maggiore professionalizzazione di tutte le attività del comprensorio. Il progetto, nel suo insieme, prevede un investimento complessivo di poco superiore al milione di franchi (sussidiato per circa la metà). La necessità di agire è stata ribadita anche da Nastasi: «Dobbiamo cambiare quello che è il paradigma attuale. Gli impianti ci sono, si possono utilizzare in tutte le stagioni per dare un futuro a una regione che è un fiore all’occhiello e che vogliamo salvaguardare». L’inverno pone in particolare il problema della volatilità dei passaggi sulle piste, ha evidenziato Costi: «Dipendiamo ancora molto da meteo e festività».
Al lavoro su due fasi
Ecco quindi il piano di azione, articolato su due fasi. La prima (2025-2027) comprende, oltre alla riorganizzazione del personale (sempre più specializzato) e all’ottimizzazione interna, anche la prima fase dell’innevamento programmato con la modernizzazione degli impianti e «nuovi battipista intelligenti, in pratica delle sentinelle», ha spiegato il presidente, capaci di fornire una visione completa sullo stato delle piste e sullo spessore della neve. E la SA è in prima linea su quest’ultimo punto grazie alla collaborazione con un ufficio di geomatica ticinese per sviluppare un prodotto simile. In questo senso Reider ha poi illustrato i generatori di neve di ultima generazione che vantano un aumento del grado di efficienza energetica e un dimezzamento del consumo elettrico. La seconda fase dell’innevamento, nella successiva tranche di interventi (2028-2029), vorrebbe creare una nuova pista illuminata attraverso il bosco. «Ma il nostro sogno sarebbe quello di realizzare un laghetto. Non solo per creare la neve e per la protezione antincendio ma anche per dare una mano ai pascoli». All’orizzonte pure lo sviluppo di nuovi prodotti estivi che puntino su un turismo dolce, una collaborazione con le guide alpine per le vie ferrate e chiodate e una consulenza con il TCS per realizzare un’area «glamping» (il campeggio dotato di comfort) sulla scia di quello di Olivone. «Vicino alla stazione intermedia si trova già un alpe con una lunga tettoia che serviva da riparo per le mucche», ha spiegato in tal senso Galli. «Al momento il tutto è dismesso, ma in futuro potrebbe essere la base per realizzare delle singole residenze di un campeggio in armonia con il paesaggio». Un’idea che è stata sostenuta anche da D’Alessandri: «Come Degagna crediamo fermamente nello sviluppo di Carì e siamo pronti a fare la nostra parte».
Aumentare i passaggi
Quanto alle prospettive economiche si punta a un miglioramento dei ricavi e a una riduzione dei costi operativi. L’obiettivo, visti i dati statistici illustrati da Fasoletti che hanno evidenziato numeri in crescita (anche per merito del TicinoPass), è quello di portare i primi passaggi annuali da 35 mila a 40 mila e aumentare i giorni di apertura nella stagione invernale passando dai quasi 80 attuali a un centinaio. «Questo sarà possibile anticipando l’apertura e garantendola con continuità», ha ribadito Costi. «Per quest’anno, date le giornate miti anche in alta quota, invece, non è ancora possibile definire una data di inizio della stagione sciistica, ma ci auguriamo di aprire la parte alta delle piste per le vacanze natalizie».


