La pazienza di Trump sembra finita: ecco le «ingenti» sanzioni contro la Russia

L'ennesima porta aperta da Donald Trump a Vladimir Putin si è chiusa sonoramente, con un duro colpo. Questa volta il presidente USA è passato all’azione, dopo un'altra farsa in salsa russa per prendere tempo in Ucraina. L’incontro tra i due leader previsto a Budapest è saltato (o è stato rinviato? Mai dire mai quando si parla del presidente americano e di quello russo), dopo che gli analisti, negli scorsi giorni, hanno speso fiumi di inchiostro nel criticare la giravolta del tycoon, «colpevole» di essersi fatto «fregare» ancora una volta dal capo del Cremlino. La pazienza, però, sembra aver raggiunto il limite e così, ieri, Trump ha finalmente annunciato le tanto agognate sanzioni contro il petrolio di Mosca, richieste da mesi al Congresso americano, persino da deputati più vicini al tycoon.
Le nuove misure andranno a colpire le due maggiori compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil, proprio mentre la situazione finanziaria nel Paese guidato da Putin appare più critica che mai. Sull’orlo della bancarotta, secondo gli esperti.
L'irritazione di Trump, dicevamo, ha toccato il suo apice: «Ogni volta che parlo con Vladimir, faccio delle belle conversazioni, ma poi non si arriva da nessuna parte. Semplicemente non portano da nessuna parte», ha constato ieri il capo della Casa Bianca, annunciando la decisione di annullare il vertice di Budapest, programmato per le prossime settimane: «Non mi sembrava giusto. Non penso che saremmo arrivati dove dovevamo arrivare. Così l'ho annullato».
Poi, «The Donald» ha fatto la sua mossa. «Queste sono sanzioni enormi. Sono ingenti, sono contro le loro due grandi compagnie petrolifere e speriamo che non durino a lungo. Speriamo che la guerra si concluda», ha riferito Trump ai giornalisti presenti nello Studio Ovale.
«Ora è il momento di fermare le uccisioni e di un cessate il fuoco immediato», ha invece dichiarato il segretario al Tesoro Scott Bessent, descrivendo le due compagnie petrolifere colpite come i motori della «macchina da guerra del Cremlino».
Le restrizioni contro Rosneft e Lukoil rappresentano le misure più significative che gli Stati Uniti di Trump hanno adottato contro il settore energetico russo dall'inizio della guerra in Ucraina, evidenzia il New York Times. L'amministrazione Biden, infatti, aveva evitato di colpire le due compagnie energetiche per consentire l'acquisto legale di petrolio russo da parte degli alleati di Kiev. Le nuove sanzioni, ora, dovrebbero avere un impatto molto pesante sulle entrate russe. Secondo la Reuters, i ricavi derivanti dal petrolio e dal gas rappresentano circa un quarto del bilancio russo e costituiscono la fonte di finanziamento più importante per la guerra, giunta ormai al quarto anno.
Le restrizioni USA, inoltre, fanno l'eco a quelle imposte dal Regno Unito la scorsa settimana, mentre questa mattina è stata l’Unione europea a muoversi, adottando formalmente un altro pacchetto di restrizioni, il 19esimo, che include il divieto di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia.
Il segretario generale della NATO Mark Rutte ha elogiato il presidente USA per il giro di vite contro Mosca, così come l'ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti, Olga Stefanishyna, la quale ha affermato che la misura di Washington «arriva dopo numerosi tentativi di dare alla Russia la possibilità di avviare veri negoziati per porre fine alla guerra».
E ancora: «La decisione è pienamente in linea con la posizione coerente dell'Ucraina: la pace è possibile solo attraverso la forza e la pressione sull'aggressore, utilizzando tutti gli strumenti internazionali disponibili», ha scritto Stefanishyna in un post su X , aggiungendo di aspettarsi «decisioni forti» dai partner europei.
Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha minimizzato le probabili conseguenze della decisione di Trump, affermando che Mosca ha sviluppato una «forte immunità» a tali restrizioni. Il Cremlino ha comunque definito «improduttive» le sanzioni statunitensi, facendo presente che le sue condizioni per porre fine alla guerra in Ucraina restano invariate. Mentre l'ex presidente russo Dmitry Medvedev si è spinto oltre, paragonando le azioni di Trump a un «atto di guerra»: «Gli Stati Uniti sono i nostri avversari e il loro loquace "pacificatore" si è ormai imbarcato sul sentiero di guerra con la Russia», ha scritto su Telegram il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo.
Negli scorsi giorni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si era recato alla Casa Bianca per cercare di convincere Trump a fornire a Kiev nuovi strumenti di difesa e di attacco, come i missili a lungo raggio Tomahawk. Un incontro, quello dei due leader, che secondo il Financial Times non è andato bene, con Trump e Zelensky arrivati sul punto di una «lite furibonda». Il presidente americano, dopo una lunga telefonata a tema missili a lungo raggio, sembrava poi aver nuovamente aperto la porta a Putin, affermando che l’Ucraina avrebbe dovuto cedere gran parte del Donbass ai russi per non finire «distrutta» dall’esercito di Putin. Un’uscita che ha spinto gli esperti di geopolitica e gli analisti a criticare il tycoon per essersi fatto manipolare ancora una volta dal leader russo, proprio come durante l’incontro di Ferragosto in Alaska. Parole al veleno che evidentemente Trump non ha digerito.
Sulla carta le restrizioni annunciate dal tycoon potrebbero fare veramente male alle finanze russe. Nella realtà, la loro efficacia dipenderà da una corretta applicazione. Citato dalla CNN, il ricercatore senior presso l'Atlantic Council, Eddie Fishman, ha spiegato che l'impatto delle sanzioni statunitensi sarà determinato in larga misura dal modo in cui verranno attuate le misure e dalla decisione dell'Amministrazione USA di procedere con sanzioni secondarie, le quali dovrebbero colpire i Paesi che acquistano le fonti energetiche russe.
L'Unione europea, dal canto suo, ha concordato una nuova serie di restrizioni contro la cosiddetta «flotta ombra» di petroliere russe, vietando inoltre le importazioni di GNL nei Paesi membri dell’UE.
Il ministro degli Esteri danese Lars Løkke Rasmussen ha spiegato che saranno introdotte «misure complete sul petrolio e sul gas, sulla flotta ombra e sul settore finanziario russo». Inoltre verrà adottato un nuovo sistema per limitare la circolazione dei diplomatici russi all'interno dell'Unione europea. Annunciando l'adozione delle misure, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha scritto su X: «Per la prima volta colpiamo il settore del gas russo, il cuore della sua economia di guerra. Non cederemo finché il popolo ucraino non avrà una pace giusta e duratura».
Il blocco dei membri UE, dall'inizio della guerra, ha già imposto 18 pacchetti di sanzioni alla Russia, adottati pure dalla Svizzera.
