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L'aperitivo digitale del 21 settembre 2023

Elon Musk e i migranti, le tensioni sul grano fra Polonia e Ucraina, il compromesso per gli ospedali di valle: ecco le notizie che potresti esserti perso su CdT.ch
© CdT/Gabriele Putzu
Marcello Pelizzari
21.09.2023 18:00

Care lettrici e cari lettori, bentornati con l'appuntamento dell'Aperitivo Digitale.

«Elon Musk non assume i rifugiati», ma SpaceX non ci sta

Il Dipartimento di Giustizia americano ha citato in giudizio SpaceX, la compagnia aerospaziale di Elon Musk, accusandola di avere discriminato rifugiati e persone che hanno ottenuto asilo al momento, negando loro la possibilità di essere assunti. Ha affermato che, da settembre 2018 a maggio 2022, «i richiedenti asilo e i rifugiati non avevano praticamente alcuna possibilità di essere presi in considerazione o assunti per un lavoro presso SpaceX» a causa del loro status di cittadinanza. Era la fine di agosto. Come prova d’accusa, l’amministrazione Biden ha allegato una serie di tweet scritti dal miliardario. Messaggi e dichiarazioni online del CEO, così come di altri dirigenti e reclutatori di SpaceX, che presumibilmente hanno scoraggiato i rifugiati e coloro a cui è stato concesso asilo dal fare domanda per un lavoro presso l'azienda, sostenendo che la società può assumere solo cittadini statunitensi e persone con permesso di soggiorno permanente. L'articolo completo.

L'aria malsana dell'Europa

L’aria cattiva avvolge l’Europa: quasi tutti, oggi, vivono in aree con alti livelli di inquinamento atmosferico. È quanto emerge da una recente indagine pubblicata dal Guardian, che parla di una «grave crisi di sanità pubblica». L’analisi, in cui sono state utilizzate immagini satellitari dettagliate e misurazioni effettuate da oltre 1.400 stazioni di monitoraggio, restituisce un quadro inquietante, con il 98% delle persone che vivono in aree con livelli di polveri fini al di sopra di quelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ossia 5 μg/m3. E non solo: quasi due terzi degli europei vivono in zone in cui la qualità dell’aria ha valori di inquinamento doppi rispetto alle linee guida dell’OMS. Mentre circa 30 milioni di persone vivono in aree in cui la concentrazioni di PM 2,5 (le particelle il cui diametro è inferiore o uguale ai 2,5 micron) è almeno quattro volte superiore. L'approfondimento.

Tensioni sul grano, e la Polonia blocca le armi per l'Ucraina

L’Ucraina non potrà più contare sugli aiuti militari di uno dei suoi più fedeli alleati: la Polonia. Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha infatti fatto sapere che non verranno più fornite armi a Kiev, mentre la crisi diplomatica sul grano tra i due Paesi si fa sempre più aspra. La Polonia ha già inviato all’Ucraina 320 carri armati dell’era sovietica e 14 aerei da combattimento MiG-29. Nonostante Varsavia non abbia più molto da offrire, sottolinea la BBC, Morawiecki ha spiegato che l’esercito polacco si sta armando con strumenti più moderni, perché deve essere in grado di difendersi. L’uscita del premier non arriva in un momento casuale, ma coincide con le tensioni venutesi a creare sulle esportazioni di cereali. Il punto della situazione.

La Romandia farà il pieno di benzina in Francia?

La Romandia è in fibrillazione. A giusta ragione, verrebbe da dire. Il motivo? Se il piano del governo francese – che intende imporre prezzi bassi alle pompe di benzina a partire da dicembre – dovesse funzionare, la benzina oltreconfine potrebbe scendere di 40 o 50 centesimi al litro. Il condizionale è d'obbligo, e vedremo perché. Attualmente, in Francia il costo medio di un litro di benzina è compreso fra 1,9 e 2 euro al litro. Più o meno come in Svizzera. Se dovesse entrare in vigore l'abbassamento di prezzo, per contro, potremmo assistere a un frontalierato del pieno. Dalla Romandia alle località francesi di frontiera, già. Grazie, appunto, alla differenza di prezzo. I risparmi potrebbero essere importanti, fino a 20 franchi per ogni pieno. Ma vediamo di che cosa si tratta.

Eredità contesa, imputati assolti

Sono stati assolti da tutte le accuse i due cittadini italiani (un 89.enne e la figlia 60.enne) rinviati a giudizio lo scorso 6 settembre alle Assise correzionali in quanto sospettati di essersi impossessati indebitamente dell’eredità del figlio (rispettivamente del fratello) morto nel 2019 in un incidente stradale in Lombardia. Parliamo del pacchetto azionario, depositato in uno studio notarile a Lugano, di due società a cui facevano capo delle imprese agricole in Italia, ritirati dal cugino (proprietario del 50%), dalla sorella e dai genitori nove giorni dopo l’incidente. In aula si è arrivati dopo la denuncia presentata nel 2020 dalla vedova, la quale riteneva che i parenti avessero agito a sua insaputa per escluderla, «intascandosi» anche il restante 50% del pacchetto azionario grazie a un documento falso, datato nove giorni dopo l’incidente e con la firma del defunto, che autorizzava il cugino a ritirare tutte le quote. L'articolo di Nico Nonella.

Ospedali di valle, compromesso con polemica

Per comprendere la genesi dell’iniziativa popolare «per cure mediche e ospedaliere di prossimità» occorre tornare indietro almeno fino al 2016. Più precisamente al 5 giugno 2016. Quel giorno, i ticinesi bocciarono due importanti testi in materia sanitaria: da una parte, con il 51,3% di no mostrarono pollice verso all’iniziativa dell’MPS «Giù le mani dagli ospedali» che si opponeva al processo di centralizzazione dell’offerta, chiedendo di garantire nei nosocomi di valle determinati servizi stazionari, ambulatoriali, nonché il pronto soccorso; dall’altra, con il 54,6% di voti si opposero anche alla modifica della Legge sull’EOC, caldeggiata da Governo e Parlamento, che puntava a maggiori collaborazioni tra pubblico e privato. Un doppio segnale che portò, qualche mese più tardi, al lancio della già citata iniziativa «per cure mediche e ospedaliere di prossimità», che ottenne grande riscontro da parte dei cittadini: nel maggio del 2017 vennero consegnate oltre 14 mila firme. L'approfondimento di Paolo Gianinazzi e Giona Carcano.