Vacanze

Auto a noleggio, ma quanto mi costi?

Pandemia, problemi legati alla catena di approvvigionamento e guerra in Ucraina hanno provocato una mancanza di vetture e fatto schizzare alle stelle i prezzi
Marcello Pelizzari
15.06.2022 17:00

I prezzi, ha sottolineato Wired, sono alle stelle. Non sono mai stati così alti, ribadiscono in coro gli esperti del settore. Parliamo di auto a noleggio. Un classico, in vacanza. Una «familiare» con cambio automatico per una settimana su e giù per l’Algarve, ad agosto, può costare fino a 810 euro. Una fucilata. Il costo, leggiamo, non è l’unico problema cui deve far fronte il settore. In determinate mete, infatti, a mancare – diciamo così – è la materia prima. Le automobili, proprio così.

Siamo, anche in questo caso, di fronte al concetto di tempesta perfetta. Ovvero, a un insieme di fattori scatenanti o, meglio, concause. Ne avevamo parlato qui, a suo tempo. Da una parte la coda della pandemia, dall’altra invece la guerra in Ucraina. Dall’altra i problemi legati alla catena di approvvigionamento e, ancora, la crisi di componenti essenziali come i microchip. Wired, a tal proposito, ha lanciato previsioni che potremmo definire allarmanti: i prezzi subiranno un ulteriore (e permanente) rialzo, l’elettrico prenderà il sopravvento e, infine, la Cina potrebbe sbarcare in Europa (e non solo) con i suoi marchi. Un’ancora di salvezza potrebbe arrivare dal car sharing, capace di offrire soluzioni alternative e a costo ridotto.

© Shutterstock
© Shutterstock

Dalla pandemia in poi

Il primo, fortissimo schiaffo rifilato al settore dell’autonoleggio risale all’inizio del 2020. Il coronavirus, ricordate? Le chiusure, i lockdown, le restrizioni ai viaggi. In pochi, allora, si occuparono delle perdite accusate da colossi come Avis-Budget o Europcar. Il primo, nel 2020, arrivò a perdere quasi due terzi di attività di noleggio negli aeroporti con un -41% alla voce ricavi rispetto all’anno precedente. Il secondo subì un calo del 42%. Hertz, addirittura, scese del 46% e dichiarò fallimento (poi, comunque, si riprese).

Immediata, quale risposta, la riduzione delle flotte. Sì, la vendita di molte automobili per (tentare di) compensare le perdite. Hertz, a livello globale, nel 2019 disponeva di 700 mila veicoli. Tantissimi. Nel primo trimestre del 2022, dati alla mano, ne aveva solo 481 mila. La decisione, a suo tempo, era logica: i viaggi d’affari e di piacere erano bloccati.

I problemi dell’automotive, per contro, hanno frenato la ripresa una volta cadute le restrizioni. I vari attori dell’autonoleggio, infatti, hanno faticato a rifornirsi di veicoli nuovi per soddisfare la domanda dei clienti, tornata a farsi sentire con forza. Siccome al peggio non c’è mai limite, la guerra in Ucraina ha rappresentato un ulteriore ostacolo dato che parecchi componenti di auto vengono prodotti nell’ex repubblica sovietica.

E così, stando a Which, organizzazione dei consumatori citata da Wired, a Pasqua il costo medio per il noleggio di auto era aumentato del 135% in diversi Paesi, fra cui l’Italia. Logico, anche qui: comprare automobili è diventato un lusso, il carburante ha prezzi folli e la domanda, appunto, è altissima.

E le alternative?

Il consiglio, per molti, è di prenotare con largo anticipo (roba tipo «turista fai da te? No Alpitour? Ahi ahi ahi» volendo parafrasare un vecchio spot). Esistono, però, piattaforme dedicate al car sharing che, fra le altre cose, consentono ai privati di affittare i loro veicoli. Immaginate la logica di Airbnb applicata alle auto, per farla breve. Un vero e proprio assist, in particolare, ai vacanzieri e una fonte di guadagno per i proprietari di veicoli, confrontati al caro benzina.

Il problema, attualmente, è che questi servizi sono poco (o per nulla) presenti negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e in altri snodi. Tradotto: potrebbe essere complicato per i turisti atterrare e, in poco tempo, mettersi al volante. Complicato e scomodo. Turo, una delle piattaforme di car sharing, si è subito mosso per trovare una soluzione. Il proprietario si presenta direttamente in aeroporto per consegnare chiavi e veicolo al cliente o, in alternativa, lascia l’auto nel posteggio lasciando che sia il cliente, tramite app, a «sbloccarla».

Tanto è stato rapido svuotare il parco macchine, tanto si è rivelato e si sta rivelando difficile rifornire nuovamente le flotte. Lo vediamo anche noi singoli cittadini, quando compriamo un’auto nuova
Davide Nettuno, portavoce di Hotelplan

E i clienti svizzeri?

La situazione, va da sé, riguarda anche la Svizzera. Davide Nettuno, portavoce di Hotelplan, conferma: «Il problema è reale». Lo era mesi fa, lo è – a maggior ragione – adesso con le ferie estive alle porte. «Il problema, come detto, è che durante la prima ondata di coronavirus i vari colossi dell’autonoleggio decisero di ritornare diversi veicoli alle società di leasing o, ancora, di vendere le automobili in flotta. Questo, beh, permise di creare un risparmio nell’immediato ma, una volta ritornata la normalità, le cose si sono complicate».

Nettuno chiarisce il concetto: «Tanto è stato rapido svuotare il parco macchine, tanto si è rivelato e si sta rivelando difficile rifornire nuovamente le flotte. Lo vediamo anche noi singoli cittadini, quando compriamo un’auto nuova: se va bene, ci dicono che dobbiamo aspettare sei mesi». Di riflesso, i prezzi per i veicoli a noleggio sono aumentati. E pure parecchio. «Anche del doppio» ricorda Nettuno. «Poi, evidentemente, non si può generalizzare perché molto dipende dalla meta scelta e dal periodo. Il consiglio, oggi più che mai, è di prenotare con largo anticipo». Anche muovendosi con relativo agio, tuttavia, non è sinonimo di sicurezza: «Una cliente aveva bisogno una macchina per il Canada, si era mossa già mesi fa ma siamo riusciti a soddisfare la sua richiesta adesso, dopo un mese di ricerche spasmodiche».

«Il car sharing? Non per noi»

Agenzie come Hotelplan, di fatto, non possono rivolgersi alle citate soluzioni di car sharing. Il motivo? Ancora Nettuno: «In questi casi, soprattutto se parliamo di veicoli forniti da privati, ci sono problemi assicurativi non indifferenti. Per dire: il veicolo è assicurato? In che modo? Con quale grado di copertura? E in caso di panne, è prevista l’assistenza? Noi, semmai, ci rivolgiamo a veri e propri broker che scandagliano il mercato e trovano veicoli, magari in aziende di autonoleggio piccole ma ben organizzate. Di certo, quello che non possiamo fare è bloccare preventivamente un determinato numero di automobili in un determinato luogo prevedendo che, forse, i nostri clienti ne avranno bisogno. Da un lato perché, comunque, quelle auto dovremmo pagarle e anche tanto. Dall’altro perché le società di autonoleggio se affittano una macchina vogliono immediatamente i dati del cliente».

La situazione si sbloccherà

Concludendo, a Nettuno facciamo la solita domanda: si vede o no una luce in fondo a questo tunnel? «Si vede, sì» afferma. «Però ci vorrà tempo. Il turismo, in fondo, è ripartito per davvero lo scorso febbraio. Solo allora, venendo al tema, le società di autonoleggio hanno cominciato a riacquistare veicoli. Ma si sono trovate confrontate a problemi di approvvigionamento evidenti e a catene di fornitura lunghissime. Di sicuro la situazione non si sbloccherà quest’estate e, forse, nemmeno il prossimo inverno. Un ritorno, vero, alla normalità è verosimile nel 2024».

Correlati
Vacanze sempre più care
Il rincaro del carburante e un’offerta ancora lontana dai livelli pre-pandemia faranno gonfiare il costo del biglietto aereo - Rialzo dei prezzi anche per alberghi e noleggio di auto