Il punto

Diga di Kakhovka: il «fango di bugie» di Nebenzya e quel precedente di Stalin

Durante la sessione di emergenza del Consiglio di emergenza alle Nazioni Unite l'Ucraina ha apertamente accusato la Russia di quanto accaduto – L'Occidente, per ora, non prende posizione pur lasciando intendere che difficilmente Kiev avrebbe inondato la propria terra
© KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE
Red. Online
07.06.2023 09:30

Vasily Nebenzya, il rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite, è stato accusato di annaspare in, citiamo, «un fango di bugie» dopo aver affermato, nel corso di una sessione di emergenza del Consiglio di sicurezza, che è stata l’Ucraina a distruggere la diga di Kakhovka in quello che ha definito «un crimine di guerra».

Fra fatti e narrazione

La controparte ucraina, Sergiy Kyslytsya, ha puntato il dito contro la solita narrazione di Mosca. È tipico della Russia, ha spiegato, perpetrare un crimine e poi incolpare la vittima. Kyslytsya, come altri funzionari ucraini, del resto, ha sottolineato che la Federazione Russa ha il controllo della diga da oltre un anno. Secondo Kiev, è fin troppo chiaro ciò che è successo: la diga era stata minata, a suo tempo, dagli occupanti russi. Ora, è stata fatta saltare in aria. Di qui l’accusa a Nebenzya, celebre per aver parafrasato John Lennon all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, sempre alle Nazioni Unite, di annaspare se non sprofondare nel citato fango di bugie.

Ancora Kyslytsya: «Ricorrendo alla tattica della terra bruciata, o in questo caso alla tattica della terra allagata, gli occupanti russi hanno effettivamente riconosciuto che il territorio conquistato non appartiene a loro e non sono in grado di mantenere queste terre».

I rappresentanti di Francia, Regno Unito e Stati Uniti, dal canto loro, hanno mantenuto un profilo decisamente più basso. Senza affermare, cioè, che la responsabilità di quanto accaduto fosse russa. Tuttavia, in coro hanno riaffermato il sostegno «incrollabile» all’Ucraina e, soprattutto, chiesto l’apertura di un’indagine.

Detto ciò, Robert Wood – il rappresentante americano – davanti ai giornalisti ha fatto capire che difficilmente un simile attentato è stato perpetrato da Kiev: «Perché l’Ucraina dovrebbe fare questo al proprio territorio e alla propria gente? Inondare la propria terra, costringere decine di migliaia di persone a lasciare le proprie case: non ha senso».

«Ma il Washington Post dice che...»

Nebenzya, a sostegno della sua tesi, ha citato un articolo del Washington Post in cui Andriy Kovalchuk, comandante delle forze meridionali dell’Ucraina, affermava che i militari di Kiev avevano testato attacchi alla diga. Di più, secondo il diplomatico russo l’Occidente ha messo in piedi una campagna di disinformazione coordinata che «puzza di schizofrenia». L’attacco, a suo dire, sarebbe solo un modo per distogliere l’attenzione dalla controffensiva ucraina, che si sarebbe già arenata. «Siamo profondamente sconcertati dal fatto che il segretariato delle Nazioni Unite non condanni gli attacchi perpetrati dal regime di Kiev adducendo informazioni insufficienti» le sue parole. «La leadership del segretario non esita a replicare conclusioni politicizzate secondo cui tutti questi crimini sono il risultato delle azioni della Russia in Ucraina».

La posizione dell'ONU

Al di là delle accuse reciproche, delle supposizioni e dei fatti, è evidente che un simile scenario non si sarebbe mai e poi mai prodotto se, a monte, non ci fosse stata un’invasione da parte di Mosca.

Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli affari umanitari alle Nazioni Unite, ha spiegato che l’ONU al momento non ha avuto accesso a «informazioni indipendenti sulle circostanze che hanno portato alla distruzione delle centrali idroelettriche», aggiungendo tuttavia che la distruzione della diga di Kakhovka è stata uno dei danni più significativi alle infrastrutture ucraine dopo la guerra. Con gravi conseguenze per migliaia di persone, oltreché per l’ambiente. Per tacere delle mine sparpagliate nel territorio: alcune sono saltate a causa della pressione dell’acqua, altre sono state trascinate in zone precedentemente ritenute sicure.

Quel precedente di Stalin

Per mesi, russi e ucraini si sono rimbalzati accuse e speculazioni circa l’eventuale distruzione della diga. Ne avevamo parlato qui. Esiste, va detto, un precedente al riguardo. E pure piuttosto famoso: durante la Seconda guerra mondiale, infatti, Stalin fece saltare la diga di Zaporizhzhia per rallentare l’avanzata nazista. Era il 1941. Si stima che, all’epoca, 20 mila ucraini rimasero uccisi dalla furia dell’acqua. A questo giro, invece, Putin potrebbe aver deliberatamente commesso un crimine di guerra, un altro, per disturbare la controffensiva ucraina. Di sicuro, il timing non sembra casuale.

La domanda, fronte ucraino, è una: se Mosca è disposta addirittura a provocare inondazioni, quali saranno le prossime mosse del Cremlino? Il rischio che la Russia bombardi anche le città lontane dal fronte e che, in una sorta di escalation, ricorra a un’arma nucleare tattica è considerato reale.

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