Il conto

Sommergibile Titan: i costi di una ricerca disperata

Scoppia, Oltreoceano, la polemica sull'operazione search-and-rescue: quanto peserà sulle tasche dei contribuenti? La Guardia costiera statunitense al CdT: «Non vogliamo associare un prezzo al salvataggio di una vita»
Giacomo Butti
26.06.2023 13:45

«I detriti ritrovati sul fondo dell'oceano appartengono al sommergibile disperso». È passato qualche giorno da quando il contrammiraglio John Mauger, ufficiale della Guardia costiera statunitense, ha pronunciato queste parole. Giovedì sera, il mondo ha appreso che per il Titan non c'era più nulla da fare. Anzi, che non c'è mai stato alcunché da fare: il mezzo, probabilmente, è imploso prima addirittura che i primi team di ricerca arrivassero sul luogo. 

La tragica vicenda è stata seguita ovunque con sentimenti diversi: sincera preoccupazione; macabra curiosità; tanta irritazione. È quest'ultima che si respira sui social, soprattutto, dove il copione ha sempre le stesse battute: «Ci fossi stato io, "diversamente miliardario", a bordo del Titan, sarebbe stata messa in piedi la stessa operazione di salvataggio?». Discorsi leggeri che, sommati alla cronaca attuale, portano però a riflettere. Lo hanno fatto alcuni politici (ultimo, Barack Obama) e tante organizzazioni umanitarie, che nelle scorse ore hanno fatto notare come solo due settimane fa, in Grecia, si stesse consumando un dramma peggiore, il naufragio di un peschereccio con a bordo 700 migranti. «Dov'erano, allora, navi e aerei di salvataggio? E perché la copertura mediatica non è (almeno) equiparabile?».

L'argomento è spinoso, ed è facile cadere nel buonismo. Nei Paesi dedicatisi alla ricerca del Titan (Stati Uniti e Canada, soprattutto, ma anche Regno Unito e Francia), tuttavia, ha raggiunto dimensioni non indifferenti il fronte dei critici, preoccupati soprattutto dell'impatto economico dell'operazione di "search-and-rescue" sulle tasche dei contribuenti. Navi, aerei, sonoboe, robot comandati a distanza. Lo sforzo messo in campo non è stato indifferente, e lo ha confermato al Corriere del Ticino anche la sottotenente Anne McGoldrick, della Guardia costiera statunitense (USCG). Contattata per mail, la forza militare responsabile della sicurezza in mare non ha fornito una lista completa dei mezzi utilizzati, sebbene una traccia sia disponibile nei comunicati stampa e nelle informazioni raccolte dai media anglosassoni (ne avevamo parlato qui in dettaglio). Vaghe anche le informazioni sugli effettivi prestatisi alle ricerche: «Non abbiamo il numero totale del personale USCG impiegato, ma si è trattato di un'enorme impresa internazionale», ci ha spiegato McGoldrick. Ed ecco la domanda più scomoda: «Quanto è costata l'operazione?». «Non possiamo attribuire un valore monetario ai casi di ricerca e salvataggio, poiché la Guardia Costiera non associa un costo al salvataggio di una vita», ci risponde.

Una presa di posizione onorevole, certo, ma che Oltreoceano non ha dissolto i dubbi. Tanti ci hanno provato, nessuno ha ancora ottenuto risposte più illuminanti: oggi, il costo esatto delle operazioni rimane non divulgato. Qualcuno, tuttavia, ha provato comunque a fare i conti, primo fra tutti il Washington Post. Il quotidiano si è rivolto a un esperto di budget della Difesa per una stima preliminare. Il risultato, riferito solo alle spese affrontate dal governo statunitense, sorprenderà molti: «solo» 1,2 milioni di dollari. «Si tratta di una stima prudente. La cifra completa e definitiva potrebbe certamente superare questo conteggio iniziale», ha specificato il consulente al WP. La somma, poi, è da moltiplicare per i Paesi implicati (e il Canada, pare, avrebbe speso più degli altri, fornendo più mezzi). Totale: una decina di milioni, probabilmente .

A quel milione e 200 mila dollari statunitense, specifica il giornale, si è arrivati includendo il carburante, la manutenzione e il personale che si ritiene coinvolto. Il numero probabilmente lieviterà, soprattutto se il governo dovesse assumersi i costi dell'intervento dei (molti) mezzi privati utilizzati nel tentativo di salvataggio, ma il tutto sarebbe tranquillamente finanziato dai fondi già dedicati alle forze armate. Un granello di sabbia nelle centinaia di miliardi che compongono il faraonico budget della Difesa.

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