Stop al petrolio russo e sanzioni alla Cina, ma poi Trump davvero colpirà Putin?

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump da mesi minaccia di imporre nuove e più severe sanzioni contro la Russia. L'ultimatum lanciato ad agosto ha spinto il leader del Cremlino Vladimir Putin a recarsi negli Stati Uniti, in Alaska, per incontrare personalmente il tycoon. Accolto con tanto di tappeto rosso, Putin è riuscito a rimandare le misure restrittive, ancora una volta, pur non cambiando di una virgola la sua politica di guerra ai danni dell'Ucraina. Kiev continua a subire pesanti attacchi, senza sosta, pure contro le infrastrutture civili.
Una farsa, il meeting tra Washington e Mosca di Ferragosto? L'impressione è proprio questa, dato che il presidente americano ha nuovamente visto sfumare il suo tentativo di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco in Ucraina, nonostante i sorrisi e le strette di mano con il suo omologo russo. Il tycoon nelle scorse ore ha aggiunto una nuova condizione affinché gli Stati Uniti colpiscano l'economia russa: i Paesi della NATO devono sospendere l'acquisto del petrolio di Mosca e imporre dazi fino al 100% alla Cina. Più che un consiglio, un ordine. «Sono pronto a imporre sanzioni significative contro la Russia, a patto che tutti i Paesi della NATO accettino di farlo e che tutti i Paesi della NATO smettano di acquistare petrolio dalla Russia», ha scritto il capo della Casa Bianca sul suo social Truth.
Trump ha ripetutamente minacciato misure più severe contro Mosca, ma finora non ha preso alcuna iniziativa concreta. Il tycoon ha definito «scioccanti» gli acquisti di petrolio russo e ha suggerito che la NATO imponga dazi dal 50 al 100% sulla Cina, sostenendo che ciò indebolirebbe il suo «forte controllo» sulla Russia. Che la Cina stia dando una grossa mano a Mosca ormai è palese: acquista grandi quantità di fonti energetiche, arricchendo le casse della macchina bellica russa, e fornisce componenti tecnologiche a doppio uso, civile e militare. Nel dictat di Trump all'Europa, c'è un evidente questione economica che suona come una resa dei conti tra Washington e Pechino.
In quella che ha definito una lettera aperta alle nazioni della NATO, Trump ha affermato: «Sono pronto a 'partire' quando lo sarete voi. Ditemi solo quando? L'acquisto di petrolio russo da parte di alcuni Paesi è scioccante! Indebolisce notevolmente la vostra posizione negoziale e il vostro potere contrattuale nei confronti della Russia».
Trump ha quindi affermato che la sospensione degli acquisti energetici, insieme alle pesanti tariffe contro la Cina «che saranno completamente ritirate» dopo la guerra, sarebbero di «grande aiuto» per porre fine al conflitto.
La dipendenza dell'Europa dall'energia russa è diminuita drasticamente dall'inizio dell'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte di Mosca. Dal 2023, la Turchia, membro della NATO, è il terzo maggiore acquirente di petrolio russo, dopo Cina e India, stando al Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA). Tra gli altri membri dell'Alleanza atlantica, che conta 32 Stati, quelli ancora legati all'«oro nero» sono Ungheria e Slovacchia. Tuttavia, non è chiaro se Trump voglia affrontare direttamente il presidente turco Recep Tayyip Erdogan o il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il CREA stima che dal 2022 le Nazioni europee abbiano speso circa 210 miliardi di euro in petrolio e gas russi, gran parte dei quali sarebbero stati usati da Putin per finanziare l'invasione dell'Ucraina.
Stando alla BBC, nel 2022, l'UE ha inoltre acquistato circa il 45% del suo gas dalla Russia. Si prevede che questa percentuale sia destinata a scendere a circa il 13% quest'anno, nonostante il presidente USA sembri non ritenere sufficiente questa diminuzione.
Il messaggio del presidente degli Stati Uniti inoltre arriva in un momento di forti tensioni tra gli alleati della NATO e la Russia, dopo che mercoledì scorso 19 droni di Mosca sono entrati nello spazio aereo polacco, spingendo Varsavia ad abbatterne alcuni e ad appellarsi all'Articolo 4 dell'Alleanza.
Le reazioni non sono mancate: mentre il Cremlino ha minimizzato l'accaduto, Danimarca, Francia e Germania hanno aderito a una nuova missione per rafforzare il fianco orientale della NATO. Si prevede che i tre Paesi spostino risorse militari verso est.
Intanto il Ministero della Difesa rumeno ha dichiarato che il suo spazio aereo è stato violato da un drone durante un attacco russo alle infrastrutture nella vicina Ucraina. La Romania ha inviato in volo due caccia F-16 nella tarda serata di sabato per monitorare la situazione dopo gli attacchi, ha puntualizzato il Ministero in una nota.
I jet hanno «rilevato un drone nello spazio aereo nazionale» e lo hanno seguito finché «non è scomparso dal radar» nei pressi del villaggio rumeno di Chilia Veche.
Tornando alle risorse energetiche russe, anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky settimana scorsa ha avanzato una richiesta all'Europa in merito all'acquisto di petrolio e gas.
In un'intervista con ABC News, il leader di Kiev ha dichiarato: «Dobbiamo smettere di acquistare qualsiasi tipo di fonte energetica dalla Russia ed evitare qualsiasi accordo con loro. Non possiamo fare accordi se vogliamo fermarli».
L'UE si è impegnata ad eliminare gradualmente gli acquisti di gas russo entro il 2028. Gli Stati Uniti vogliono che ciò avvenga più rapidamente, in parte attingendo proprio alle forniture americane. La domanda che sorge spontanea però è una soltanto: Trump colpirà davvero Putin una volta che UE e NATO seguiranno i suoi ordini? Finora abbiamo ascoltato tante belle parole, ma i risultati scarseggiano.
Il capo della Casa Bianca negli scorsi giorni aveva dichiarato ad alcuni giornalisti di essere pronto a passare alla «seconda fase» delle misure restrittive contro Mosca. Secondo il segretario al Tesoro Scott Bessent gli Stati Uniti e l'Unione europea dovrebbero imporre «dazi secondari sui Paesi che acquistano petrolio russo». Una mossa che, secondo il funzionario americano, spingerebbe l'economia di Mosca sull'orlo del collasso e porterebbe Vladimir Putin al tavolo delle trattative. Per il segretario del Tesoro, se USA e UE unissero le forze contro i partner commerciali di Putin - Cina e India su tutti - sarebbe finalmente possibile «far crollare» le finanze di Mosca.