Il caso

Polizia, ancora scintille sul sondaggio tra gli agenti

Dopo le parole del consigliere di Stato Claudio Zali, critico sul metodo dei sindacati, un’interpellanza interpartitica torna a chiedere spiegazioni - Claudio Isabella: «Se questo è l’atteggiamento, si capisce perché tre agenti su quattro vogliono andarsene»
© CdT/Chiara Zocchetti
Martina Salvini
30.10.2025 06:00

Il botta e risposta legato al sondaggio sullo stato di salute della Polizia cantonale si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo le risposte fornite lunedì in Parlamento dal consigliere di Stato Claudio Zali, i partiti tornano a chiedere spiegazioni. Zali, rispondendo all’interpellanza del deputato del Centro Giovanni Capoferri, in aula aveva mosso critiche al sondaggio promosso dai sindacati OCST, VPOD e dalla Federazione dei funzionari. «Sono lecite valutazioni sul metodo adottato, che permettono di avanzare riserve sulla scientificità del sondaggio e, di riflesso, sui suoi risultati», aveva spiegato il consigliere di Stato davanti al Gran Consiglio, mettendo in sostanza in dubbio il metodo scelto dai sindacati e l’attendibilità stessa dei risultati. Il questionario dei sindacati, ricordiamo, aveva messo in luce un clima di lavoro non troppo positivo all’interno del Corpo tra mancanza di ascolto, carico di lavoro troppo elevato e risorse insufficienti. Ma, soprattutto, a far scalpore era il fatto che sette agenti su dieci avevano dichiarato di aver pensato di dimettersi. Per Zali, tuttavia, il documento dei sindacati presenta criticità sia per quanto riguarda la scelta del campione (con la Gendarmeria «sovrarappresentata»), sia per formulazione delle domande, ritenute «suggestive» dal consigliere di Stato. «Non c’è bisogno - ha spiegato Zali - di scomodare le teorie scientifiche su come va posta una domanda per capire che sarebbero da evitare domande basate su visioni negative o su preconcetti». Sotto la lente erano finiti quesiti come «quanto spesso reputi di non avere il tempo necessario per svolgere i tuoi compiti?» o «quanto spesso ti senti sotto pressione?».

Dichiarazioni, quelle del consigliere di Stato, per nulla piaciute alla politica, che ieri è tornata alla carica con un’interpellanza di Claudio Isabella (Centro) - sostenuta anche da esponenti di UDC, PS, Verdi e MpS - dal titolo eloquente: «Vogliamo continuare a nascondere la testa sotto la sabbia?». Secondo i granconsiglieri, infatti, «alla luce delle numerose criticità emerse e dell’importanza delle tematiche trattate, è indispensabile una risposta puntuale e trasparente da parte del Consiglio di Stato». E questo per fare sì che venga «garantita una gestione chiara ed efficace delle risorse nella Polizia cantonale, a tutela della sicurezza dei cittadini e del benessere degli operatori».

«Poco rispettoso»

L’atteggiamento di Zali, scrivono i deputati, «appare poco rispettoso verso professionisti (i sindacati, ndr) che, con serietà e dedizione, hanno cercato di comprendere la situazione interna e il clima lavorativo all’interno del Corpo». È plausibile, aggiungono, che il consigliere di Stato, avendo assunto da poco la responsabilità del dossier, «non abbia ancora avuto modo di confrontarsi con la base del Corpo e, di conseguenza, non conosca appieno la realtà operativa e le dinamiche interne». Il questionario, tengono però a far notare i granconsiglieri, «trae origine dalla mancata condivisione dei risultati di una precedente indagine interna denominata “Fisica-mente”, condotta dal Comando della Polizia». Già allora, viene spiegato, erano emerse criticità «significative» nell’ambiente lavorativo, «ma gli esiti non sono mai stati comunicati in modo chiaro e accessibile» al personale. «È inaccettabile che il lavoro serio dei professionisti, così come la parola degli agenti, vengano sminuiti dal consigliere di Stato», dice al CdT il deputato Claudio Isabella. «Quanto emerso dai sondaggi dovrebbe essere accolto in modo costruttivo per migliorare la situazione, non screditato: se questo è l’atteggiamento, si comprende perché tre agenti su quattro vogliono andarsene». Alla luce di tutto ciò, «a nostro avviso, si impone un confronto trasparente e urgente».

Dieci domande

Nelle dieci domande al Governo, i deputati chiedono in primis se Zali «intende avviare un dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali per affrontare le criticità emerse», oppure se intende «mantenere l’attuale atteggiamento di chiusura». Entrando nel merito del sondaggio, invece, considerando che lo stress può rappresentare un rischio per la sicurezza e la salute, viene chiesto «perché non si è intervenuti, nonostante i ripetuti segnali d’allarme» e - in tema di conciliabilità lavoro-famiglia – si domanda quante sono attualmente le donne attive in Polizia. Tra i quesiti, anche l’evoluzione dell’organigramma negli anni, con il numero degli effettivi suddivisi per area. Facendo invece riferimento ai risultati della precedente indagine (“Fisica-mente”), i granconsiglieri chiedono innanzitutto di poter «ottenere la copia integrale dei risultati», se erano già emerse «situazioni di disagio o criticità», e quali «correttivi o misure concrete per migliorare la situazione» sono stati messi in campo. Infine, i deputati vorrebbero sapere a chi è stata commissionata l’indagine precedente e quanto è costata, ma anche se i risultati sono stati presentati «in modo completo al personale».

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